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A distanza, ma uniti sotto il segno della libertà e della responsabilità


Incontro in remoto della Pastorale Famiglia e Vita della Diocesi di Ischia

Domenica 7 febbraio in occasione della ricorrenza della 43esima giornata nazionale della vita, si è tenuto su piattaforma Zoom un incontro organizzato dall’Ufficio Pastorale Famiglia e Vita presieduto dal responsabile don Pasquale Trani e dai corresponsabili, coniugi Antonio di Leva e Raffaella Mattera. Sebbene a distanza, la partecipazione all’incontro è stata molto numerosa e sentita, poiché il tema trattato toccava i cuori dei partecipanti con intensità e delicatezza, necessarie in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, dove c’è bisogno della testimonianza e del sostegno di chi ha già attraversato il percorso.
Quest’anno la giornata della vita ha per titolo: “Libertà e vita” e si propone come opportunità per poter aiutare a riflettere tutta la comunità sul dono prezioso della vita dal suo concepimento alla sua fine naturale, soprattutto in questo tempo di pandemia che non ci consente vicinanza né a chi nasce, né a chi muore.
Gli invitati speciali all’incontro sono stati i fautori della “FONDAZIONE FERRARO”, Giuseppe ed Elisa Ferraro, che – collegati da Maddaloni (CE) – hanno aiutato nell’approfondimento delle tematiche, specialmente riguardo agli affidi e alle adozioni.
L’incontro è iniziato con la lettura del messaggio del Consiglio Episcopale che, come ogni anno, offre spunti di riflessione, condivisione e meditazione.
L’intervento di don Pasquale ha introdotto subito il tema, entrando nel vivo della questione, ricordando che l’esigenza di indire una giornata per la vita nasce all’indomani del referendum sull’aborto. Dati alla mano, negli ultimi anni 100.000 bambini non sono nati in Italia, cifra che si è abbassata recentemente solo per l’utilizzo delle pillole abortive, per cui la statistica risente di quei dati che sfuggono al conteggio ufficiale. Di contro le nascite in Italia sono calate vertiginosamente, dando inizio a quel che il Papa chiama “inverno demografico” e questa considerazione deve portarci ad una riflessione e cioè che evidentemente non abbiamo lavorato abbastanza sulla cultura della vita.
Gino ed Elisa Ferraro da Marcianise hanno poi condiviso la perdita di un figlio e la rinascita a nuova vita, secondo la parola del vangelo, offrendosi al bisognoso. Cinque figli, tre biologici di cui uno in cielo, gli altri arrivati per grazia di Dio.
Hanno creato una fondazione dedicata ai bambini con difficoltà anche serie. Dalla comunione di intenti e dagli incontri con persone che facevano lo stesso tipo di percorso a sostegno delle criticità infantili è stata creata una casa-famiglia a Caserta, “Il sorriso” con lo scopo di far ritrovare il sorriso ai bambini. Da qui l’avventura si è estesa con formule di affido o pre-affido volte sempre a seguire il bambino anche dentro la propria casa, salvo poi i casi più importanti e delicati che vengono ospitati in case-famiglia per mamme e bambini. Al disagio hanno risposto con sostegno, alimenti, consulenza psicologica e legale e tutto quanto concorra al bene dei bambini con criticità lievi ma anche disabilità gravi.
La parola è poi passata ad Angela ed Enzo Caruso, una coppia isolana che condivide l’esperienza dell’affido di vari bambini, per l’estate; esperienza che hanno vissuto unitamente ai figli con grande intensità ed empatia in vari anni, con diversi ospiti e di diversa fascia di età, quindi con specifiche esigenze e criticità.
Dalle esperienze raccontate è emersa l’urgenza della formazione per tutti i partecipanti, anche per le famiglie di origine, poiché la non conoscenza genera conflitti ed errori di percorso che con una buona preparazione si possono bypassare.
L’attenzione, la cura, vanno anche al di là della specifica fascia di età minorile. Una coppia racconta di alcuni vicini di casa, di origini turche, i cui bambini spesso erano ospitati per il doposcuola. La famiglia si è trasferita al nord per lavoro ma la nonna anziana è rimasta sull’isola e dunque la famiglia isolana ha praticamente “adottato” la nonnina di quei bambini che teneva a doposcuola.
Gli interventi si sono poi susseguiti, ciascuno ha portato la propria esperienza e il proprio percorso; è emerso in maniera forte il concetto di libertà che deve camminare necessariamente con il termine responsabilità.
Viene riportata infine, in forma anonima, la scelta coraggiosa di una ragazza incinta che, dopo la diagnosi di un melanoma e il suggerimento di abortire per curarsi, ha deciso per il sì alla vita e quindi di portare avanti la gravidanza rimandando le cure salva vita che però avrebbero compromesso la sopravvivenza del feto. Una responsabilità in piena libertà. Ora che ha partorito, allatta ed è in procinto di affrontare le cure che l’attendono, responsabilmente, liberamente.

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