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 La ricchezza sulla nostra tavola nasce dall’astinenza

Quaresima

 La ricchezza sulla nostra tavola nasce dall’astinenza

Una delle regole alimentari condivise dagli studiosi è avere una dieta che sia il più varia possibile: fu proprio l’astinenza quaresimale dalle carni a stimolare nei monasteri la ricerca di alternative e a creare nuove produzioni

 

Susanna Manzin*

Ecco arrivata anche quest’anno la Quaresima, tempo forte della Chiesa, con i suoi riti suggestivi, l’invito alla penitenza, le astinenze e i digiuni. Fin dagli albori del monachesimo e dell’eremitismo cristiano i sacrifici nella dieta alimentare sono una costante della vita ascetica. Considerando i vantaggi spirituali di queste pratiche, la Chiesa ha voluto proporre anche ai laici di praticare ogni tanto giorni di astinenza dalle carni e giorni di digiuno. Oggi vorrei soffermarmi di più su un altro aspetto: il cristianesimo ha plasmato le abitudini alimentari dell’Occidente e anche chi non è credente e non segue i precetti della Chiesa in realtà ancora oggi ha alcune abitudini alimentari che vengono proprio dalla cultura cristiana.

Partiamo dall’alternativa carne/pesce. Oggi sono alimenti costosi ma, contrariamente a quello che si pensa, raramente mancavano sulle tavole medioevali: era facile allevare qualche gallina, oche, pecore e maiali, andare a cacciare i cinghiali, le lepri e altra selvaggina; c’era bassa densità di popolazione e ampie aree boschive dove chiunque poteva cacciare liberamente. Si andava a pescare nel mare, nei fiumi e nei ruscelli, limpidi e ricchissimi di pesci.

Il monachesimo, alla ricerca di uno stile di vita ascetico, collega la carne come alimento alla carne intesa come carnalità, peccato, ricerca del piacere fine a sé stesso: escludere dalla propria dieta la carne diventa fortemente simbolico nel cammino di santità. Si cercano però valide alternative da un punto di vista nutritivo, perché il monaco lavora molto e deve seguire una dieta energetica. Cresce dunque il consumo di pesce, che diventa anche per i laici il sostituto della carne nei giorni di astinenza. Ecco perché … venerdì pesce!

L’astinenza dalla carne fa crescere il consumo delle uova: poco apprezzate in epoca romana, sono sempre presenti nelle abbazie e si rivelano utilissime da un punto di vista nutritivo. I monaci si impegnano sempre molto nella creatività culinaria e sappiamo che le uova si prestano a tante ricette diverse: a tal punto che Bernardo di Chiaravalle, alla ricerca di una maggiore austerità monastica, critica l’eccessiva ricercatezza delle ricette con le uova che vengono realizzate in certi monasteri!

Si chiede lo scrittore Léo Moulin:

Sarebbe possibile citare qualche formaggio di pregio che non sia monastico nelle sue lontane origini?

Ma se il formaggio è salito in classifica nelle scelte alimentari europee è proprio perché l’astinenza dalle carni ha invogliato i cristiani a specializzarsi nella loro produzione, essendo anch’essi una valida alternativa sulla tavola, nei giorni di penitenza. Racconta ancora Léo Moulin:

Solo un ambiente artigianale altamente qualificato, preciso, minuzioso, osservatore, come l’ambiente monastico, era in grado di mettere a punto e di trasmettere di generazione in generazione le tecniche delicate e raffinate che consentivano la fabbricazione e la cura del formaggio.

Veniamo ai legumi: fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave. Sono alimenti che si trovano spesso nella dieta monastica, molto apprezzati per l’alto valore nutritivo e il contenuto proteico. Non mi soffermo sulle verdure, visto che è nota l’importanza dell’orto nella vita dell’abbazia, e sul pane, che non può mancare nei refettori, anche per il suo alto valore simbolico.

Questo veloce excursus sulla tavola dell’Europa cristiana medioevale ci fa capire che la scelta di praticare giorni di astinenza, l’alternanza tra tavola della festa e tavola “di magro”, ha comportato di fatto come conseguenza quella di diffondere il consumo di certi prodotti e il rispetto di una dieta molto varia, che oggi sappiamo essere tanto salutare: questi precetti religiosi hanno dunque contribuito alla diffusione di abitudini alimentari che seguiamo ancora oggi in Europa, e che sono tra l’altro raccomandate dai nutrizionisti. Un vantaggio per la salute non solo dello spirito ma anche del corpo.

*Pane e Focolare

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