Durante la catechesi di mercoledì 3 marzo Papa Francesco così ha parlato: «Nel nostro cammino di catechesi sulla preghiera, oggi e la prossima settimana vogliamo vedere come, grazie a Gesù Cristo, la preghiera ci spalanca alla Trinità – al Padre, al Figlio e allo Spirito –, al mare immenso di Dio che è Amore. È Gesù ad averci aperto il Cielo e proiettati nella relazione con Dio. È stato Lui a fare questo: ci ha aperto questo rapporto con il Dio Trino: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È ciò che afferma l’apostolo Giovanni, a conclusione del prologo del suo Vangelo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (1,18). Gesù ci ha rivelato l’identità, questa identità di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Noi davvero non sapevamo come si potesse pregare: quali parole, quali sentimenti e quali linguaggi fossero appropriati per Dio. In quella richiesta rivolta dai discepoli al Maestro, che spesso abbiamo ricordato nel corso di queste catechesi, c’è tutto il brancolamento dell’uomo, i suoi ripetuti tentativi, spesso falliti, di rivolgersi al Creatore: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).
Non tutte le preghiere sono uguali, e non tutte sono convenienti: la Bibbia stessa ci attesta il cattivo esito di tante preghiere, che vengono respinte. Forse Dio a volte non è contento delle nostre orazioni e noi nemmeno ce ne accorgiamo. Dio guarda le mani di chi prega: per renderle pure non bisogna lavarle, semmai bisogna astenersi da azioni malvage. San Francesco pregava: «Nullu homo ène dignu te mentovare», cioè “nessun uomo è degno di nominarti” (Cantico di frate sole)».
Il primo maestro di San Francesco nella interpretazione della preghiera è lo Spirito Santo, Solo attraverso esso si perviene con chiarezza alla sostanza e non si diventa istruttori degli altri per la vanagloria di mostrar di sapere, ma annunciatori per l’amore che ci arde dentro. Così, mentre si accumula nel cuore il tesoro della preghiera, si sente il bisogno di annunciarla: atto di amore che restituisce così nel migliore dei modi il dono ricevuto. Ed è anche un atteggiamento che custodisce dai travisamenti e rende capaci di « amministrare ( con autenticità ) le fragranti parole del Signore».
«È lo Spirito del Signore e la sua santa operazione» che San Francesco desidera sopra ogni altra cosa per sé e per i suoi frati. Questo dono va richiesto proprio in funzione dell’ascolto vivo della Scrittura. Non può essere la curiosità la ragione della ricerca della Parola nella Scrittura, ma l’amore per il Signore che ci parla attraverso di essa. Questa può essere compresa solo nella preghiera e nello Spirito del Signore. Nasce così un incontro personale tra San Francesco e la Trinità che sono causa di gioia e letizia. Questi sono i doni che vengono all’uomo quando questi si incontra con il suo Signore Trinitario.
Se lo Spirito Santo è il maestro, il Signore che parla nel Vangelo è il fratello più affidabile che un amico, perciò è il consigliere e la guida sicura. (È il caso di ricordare come in San Francesco la Trinità sia così armoniosamente presente in ogni persona divina, pur nella dovuta distinzione, da rendere l’idea di unità senza ambiguità o confusione delle persone, per cui, per es., quando si riferisce direttamente al Signore Gesù allude facilmente anche allo Spirito Santo da lui mandatoci ). « Di buon mattino andremo in chiesa e consulteremo il libro dei Vangeli, per sapere quello che il Signore insegnò ai suoi discepoli… Finita la preghiera San Francesco prese il libro dei Vangeli ancora chiuso e inginocchiatosi davanti all’altare lo aprì. E subito gli cadde sotto gli occhi il consiglio del Signore…. San Francesco, dopo aver letto il passo, ne fu molto felice e rese grazie a Dio ».( FF 1431 ).
Papa Francesco ha terminato la sua catechesi dicendo: «Soprattutto era lungi da noi credere che questo amore divino si sarebbe dilatato, approdando sulla nostra sponda umana: siamo il termine di un amore che non trova eguali sulla terra. Il Catechismo spiega: «La santa umanità di Gesù è la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre» (n. 2664). E questa è la grazia della nostra fede. Davvero non potevamo sperare vocazione più alta: l’umanità di Gesù – Dio si è fatto vicino in Gesù – ha reso disponibile per noi la vita stessa della Trinità, ha aperto, ha spalancato questa porta del mistero dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».