Mi basta credere
Rubrica a cura di Oriana Danieli. A questo numero ha collaborato Katia Gambaro.
Cari bambini, la Parola di Dio della quarta Domenica di Quaresima 14 Marzo è importantissima e richiede la nostra massima attenzione. Tutti pronti? Bene. L’Evangelista e Apostolo Giovanni scrive: “In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.»”
Bambini: avete notato quante volte viene ripetuta la parola credere nel Vangelo? Bene, teniamola in mente mentre cerchiamo di capire chi è Nicodemo. Nicodemo era un fariseo con una certa fama e cultura, ed era incuriosito da Gesù. Un giorno va da Lui di notte per non farsi vedere da nessuno. Gesù parla molto con lui e, ad un certo punto, fa riferimento ad un avvenimento dell’Antico Testamento in cui si racconta di come il popolo di Israele, liberato da Dio dalla schiavitù dell’Egitto, comincia a lamentarsi della vita del deserto nel quale viveva cercando la terra che gli era stata promessa. Queste persone rimpiangono pure il tempo in cui erano schiavi! Non credono più che Dio è con loro, che li protegge, e vogliono fare di testa propria.
Allora il Signore, per far capire loro quanto importante è la Sua presenza, decide di mettersi da parte e di non intervenire e lascia che il popolo se la cavi da solo. Proprio come fa un papà con un figlio capriccioso che non lo ascolta quando gli parla: ad un certo punto lascia che il figlio faccia di testa sua perché, sbagliando, impari. Così succede che gli Israeliti vengono assaliti da serpenti velenosi. Tutte le persone che venivano morse morivano.
Dio, che è un Padre buono, a questo punto interviene. Dice a Mosè di costruire un serpente di rame e di metterlo su un’asta, in alto, per dare la possibilità a tutti di vederlo: se coloro che venivano morsi dai serpenti lo avessero guardato, non sarebbero morti. Gesù a questo punto dice che anche Lui, come il serpente, dovrà essere messo in alto affinché, guardandolo e credendo, chiunque possa avere la vita eterna.
Che cosa curiosa, bambini: noi sappiamo che Gesù viene messo in alto, ma su una croce! L’innalzamento di Gesù è l’abbassamento più basso che poteva raggiungere. Perché? Perché, un tempo, la morte in croce era solo per gli schiavi; nessun altro veniva ucciso in questo modo! È questo suo umiliarsi che permette, a chi gli crede, di guadagnarsi la vita eterna. Ma cosa vuol dire guardare a Lui innalzato sulla croce? Vuol dire che ci dobbiamo mettere davanti al Crocifisso, guardarlo, stare lì e basta? Certo che no! Guardare a Lui sulla croce significa pensare, immaginare l’amore che Gesù ha avuto per noi, per la nostra salvezza e desiderare di poter amare come ci ama Lui.
Significa credere che Lui, il figlio di Dio, dona se stesso senza condizioni, e lo fa per tutti. E come posso credere? Questa, cari bambini, non è una cosa che si insegna, né si impara, ma si riceve in dono. Credere vuol dire avere nel cuore la certezza che è così anche se non ci sono prove per confermarlo. Questa certezza si chiama Fede e la fede si chiede a Dio Padre. Quindi, cari bambini, in questi giorni che seguono, cerchiamo di guardare Gesù in croce. Guardiamolo, ringraziamolo e chiediamogli il dono della vera fede. Sarà il regalo più belo di tutta la vostra vita.