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Domenica 21 Marzo 2021 – Vedere in volto Colui che si desidera Gv 12,20-33

Vedere in volto Colui che si desidera

Gv 12,20-33

Don Cristian Solmonese

Vogliamo vedere Gesù; così inizia il vangelo di questa domenica, ultima tappa del cammino quaresimale. Giovanni pone questo racconto dopo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme: tutti sembrano averlo accolto con entusiasmo, persino i greci, i pagani.

Questa espressione che ci racconta l’entusiasmo delle persone è segno di un desiderio, di una voglia, quella di dare un volto a ciò che si sta desiderando. Vogliamo vedere il volto dei nostri sogni, dei nostri desideri, dei nostri progetti.

È un desiderio di tutti. Guardare con i propri occhi il motivo per cui vale la pena vivere. Vuol dire guardare con i propri occhi il motivo per cui mi alzo al mattino, esco, il motivo per cui vale la pena amare, avere delle amicizie e anche di viversi un momento brutto, una malattia o un disagio. Così Filippo e Andrea fanno il passa parola e arrivano a Gesù. Gesù dà una risposta sconcertante a questa richiesta. Sembra non rispondere al desiderio dei greci.

La risposta di Gesù è una risposta che conosciamo; in realtà è una parabola non solo sulla sua vita, ma è una risposta alla vita dell’uomo che è una chiamata altissima: dare la vita. “Se il chicco di grano muore, porta frutto”. Parla di morire.

Che cosa è prima di tutto un chicco di grano? Il chicco di grano, lo sappiamo, possiede un involucro, una scorza coriacea che gli permette di sopravvivere, che lo fa resistere. Il chicco per diventare quello che è chiamato ad essere, per raggiungere il vero motivo della sua esistenza, deve rompere quella parte e deve fondersi con la terra, deve confondersi con la terra per generare la vita. Spesso la nostra vita tende a rimanere chiusa, a mettere tante distanze di sicurezza, tende ad innalzare muri che vogliono essere una difesa.

Tante precauzioni per sentirci al sicuro, ma invece sono il segno che siamo tanto soli, siamo soli. È segno di paura di scegliere qualcosa. Gesù mi dice che tutti siamo chiamati a donare, a fidarci, a rischiare, ad aprirci. Questo rischio nasce solo quando una persona si sente di qualcuno. In questo momento storico che viviamo, facciamo fatica ad essere portatori di quell’amore che dona la vita. Perché non rischiamo? Perché non ci sentiamo di qualcuno.

Spesso non abbiamo quel “per amore” che ci porta a rischiare la vita, a rompere quella scorza e dare la vita. Anche per Gesù sarà così: lui rischierà la vita per quella voce che ha sentito il giorno del suo Battesimo al Giordano. In quel giorno Gesù ha sentito queste parole: “Tu sei il Figlio mio l’amato”.

Ecco, da quel momento Gesù si sentirà di qualcuno, del Padre, e rischierà tanto, tutto per quel sentirsi appartenente al Padre. Anche quell’abbandonarsi sulla croce è accaduto perché egli aveva la certezza di avere quel Padre che lo amava. Gesù non è venuto al mondo per dirci che Dio esiste. Un ebreo ne era certissimo, evidentissimo. Gesù è venuto a dirci che la vera grandezza è il fatto che Dio ha un volto e il suo volto è un padre pieno di amore, davanti al quale la tua vita ha un volto, ha un senso, ha dei giorni.

Questo Padre ti ama di un amore particolare, preferenziale. Tu per Dio sei un figlio unico. Dio è tuo padre. Tutto cambia quando una persona si sente amata. Quando non ti senti amato ti manca la terra sotto i piedi. Quando senti di appartenere a qualcuno, allora senti che è possibile fare di tutto. Allora se senti che Dio ti ama puoi fare tutto. “Io sono con voi tutti i giorni” dirà Gesù e questa è la forza, è la certezza che io non sono solo, che Dio è accanto a me. Guardare negli occhi di Gesù è vedere quanto Gesù è amato dal Padre e quanto anche tu sei amato dal Padre. La tua vita è amata. Anche se pensi che la tua vita sia uno scarabocchio, tutto un disastro, c’è qualcuno che riesce a vedere del bello in te e quello è Dio.

Dio vede in te una bellezza che tu non immagini, come il seme non immagina quanto diverrà bello quando si schiuderà. Dio è come un artista che sotto il blocco di marmo ci sa vedere già l’opera d’arte. Allora è il tempo di toglierti quel guscio protettivo. All’inizio della quaresima ti ho chiesto di liberarti da qualcosa per fare Pasqua: è quel guscio protettivo che ti tiene chiuso nelle tue sicurezze, nel tuo modo di vedere, nelle tue false certezze. Marcire a noi stessi per diventare spighe. Se toglieremo Dio di mezzo saremo sempre più soli.

Le persone tanto sicure di sé stesse sono anche tanto sole e ascolteranno l’unico Dio, sé stesso; e quel Dio sarà ascoltato ed amato ma quel Dio non sa farti felice. Ti accontenti di essere libero ma infelice? Ti accontenti di non avere problemi ma inutile? Allora questa risposta che da Gesù a Filippo è stupenda.

Gesù dice a Filippo: Volete far vedere Gesù? Volete far vedere il volto di Dio a questi greci? Volete far vedere Dio a tutti? Date la vostra vita, donate la vostra vita, mettete in atto quello per cui siete venuti al mondo e cioè amare, uscire fuori da voi stessi. Fate in modo che loro vedendo voi possano dire: lì c’è Dio. Quante volte abbiamo fatto questa esperienza: quando ami vedi Dio. Nessun’altra strada. Siamo questo seme che perde la vita ma diventa spiga. Gesù non ha più parole. Arriva il momento di farci vedere come si fa, ancora una volta come ogni anno.

Buona domenica!

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