1 EURO A FAMIGLIA
“Fare rete e aiutarsi a vicenda è la risposta alla pandemia. Ora investiamo sulla famiglia”
La Fondazione Forum delle associazioni familiari promuove a partire dal 22 febbraio una iniziativa, #1euroafamiglia, che punta a far rete tra le famiglie. Serena Zancla, una sostenitrice dell’iniziativa esprime il suo parere. Trentasette anni appena compiuti, è medico oncologo, sposata con tre figli e vive a Roma, è da sempre sostenitrice delle politiche familiari, ha conosciuto Gigi De Palo, attuale presidente del Forum famiglie, in occasione dell’iniziativa “Io sto con i passeggini”, in piazza del Campidoglio, contro l’aumento delle rette degli asili nido. “Non dimentichiamo il grande lavoro che fanno le famiglie nella società, nonostante le tante difficoltà e i pochi aiuti che ricevono”, dice Zancla.
“La campagna #1euroafamiglia è molto intelligente perché ha l’obiettivo di far rete tra le famiglie – osserva Serena -. Una famiglia sa quali sono le spese, le esigenze reali delle famiglie e sa anche il fatto che molto spesso in questo momento storico, in cui la pandemia ha messo in crisi tutti, ci si ritrova a dover dire dei no ai figli che pesano e che magari portano dietro un senso di inadeguatezza nei genitori. Quando una persona non riesce a pagare una bolletta o la rata del mutuo perché magari è in cassa integrazione o ha perso il lavoro, non dorme la notte, perché ha deciso di scommettere sul futuro di questo Paese generando i figli e ora non riesce a mantenerli come sarebbe necessario.
Secondo me è geniale l’idea della campagna di chiedere a chi oggi può di aiutare le famiglie in difficoltà temporanea per la pandemia”. Non solo: “Un’idea anche molto pura, perché a differenza delle altre campagne dove c’è sempre una percentuale per chi le organizza qui le spese sono sostenute dal Forum e tutto quello che si raccoglie va interamente alle famiglie in difficoltà. Quindi, la scelta di sostenere la campagna è un modo di mettersi a servizio concreto del Forum delle famiglie che fa soltanto da tramite tra quello che si raccoglie e quello che viene donato senza trattenere niente: oggi tutti vogliamo sapere dove realmente vanno i soldi che doniamo e ti fa stare tranquillo questo modo di agire”.
Zancla sa bene, sulla sua pelle, come sia complicato gestire una famiglia durante l’emergenza sanitaria. “Mi definisco un medico di serie B perché lavoro con la partita Iva, senza contratto, quindi senza diritto a congedi, smart working, senza la stabilità e le sicurezze di cui godono medici contrattualizzati. Durante il lockdown della scorsa primavera mi sono trovata a dover far fronte a tre figli a casa con le scuole chiuse: il primo, a 6 anni, frequentava la prima elementare, il secondo, a 5 anni, l’ultimo anno di materna e il più piccolo, a 2 anni, l’asilo nido.
Come oncologa, però, dovevo continuare a lavorare, come mio marito che si occupa di gestire il p
ersonale per una cooperativa in una Rsa. Non avevamo diritto a prenderci un congedo, né abbiamo trovato una babysitter: l’unico modo per far fronte a ciò è stato adottare l’alternanza di turni. Io facevo il turno di mattina, lui di pomeriggio. Lavorare, con lo stress aggiuntivo del Covid e la paura di portare in famiglia il virus, poi tornare a casa e trovare le energie per far fronte a tutte le necessità di tre figli piccoli che si sono trovati dal giorno alla notte privati della loro quotidianità, della scuola, degli affetti, dei nonni, dei compagni, è stato faticosissimo.
Solitamente, infatti, i nonni ci danno una grande mano ma li abbiamo voluti tutelare, ma è stato complicato perché non c’è mai stato un attimo di riposo neppure di domenica o nelle festività. C’è voluta una energia di cui non sapevamo di essere possessori”. Se il periodo del lockdown è stato duro da gestire,
“tuttora è faticosa la quotidianità che non è certo tornata alla normalità”.
Particolarmente pesante è stata gestire le lezioni con la Dad in prima elementare: “È stata una
tragedia – ammette Serena -, ormai è chiaro che il mio figlio maggiore, come tutti i suoi coetanei, si porterà dei deficit. Oltretutto per fare la Dad a 6 anni davanti a un pc significa che ci devi stare tu dietro. Allo stesso tempo, in quello stesso salotto c’è un bambino di due che butta giù tutto quanto e uno di cinque che vuole la sua attenzione.
Abbiamo cercato di fare il meglio che abbiamo potuto; abbiamo la fortuna di avere un giardino, quindi i nostri bambini sono stati anche all’aria aperta, ma comunque si è trattato di riorganizzarsi e di organizzare le giornate per dare il giusto spazio a ciascuno di loro. Non è una cosa da poco. Ogni genitore nell’emergenza si è trovato a giocare in mille ruoli: il professore, il maestro, lo psicologo, il fisioterapista, il cuoco, ci siamo improvvisati e più o meno ce la siamo cavata”.
Proprio “tutte le difficoltà che ci siamo trovati a vivere dimostrano chiaramente l’importanza della campagna #1euroafamiglia. Il mutuo soccorso è assolutamente fattibile e anzi da incentivare. Certo, nessuno poteva preventivare una pandemia nel 2020: ora dobbiamo in qualche modo aiutarci tra di noi anche perché non c’è uno Stato che realmente ci aiuta – denuncia l’oncologa -. Noi siamo un Paese fanalino di coda in Europa per le politiche familiari. Sembra quasi che si dica: hai voluto un figlio, ora occupatene tu, malgrado quel figlio sarà il futuro del Paese perché pagherà le nostre pensioni, sosterrà il Servizio sanitario nazionale. Insomma, la scelta di mettere al mondo un figlio viene tra
ttata come una scelta personale mentre è un bene comune”.
Serena esprime con un auspicio: “Innanzitutto, dobbiamo resistere, cercare di far rete, aiutarci perché le esigenze sono comuni a tutte le famiglie, quindi condividere i bisogni per condividere anche il senso della vita. Capisco che in questo momento è molto difficile, ma nello stesso tempo spero che si capisca finalmente che la famiglia è una microsocietà: se sta bene la famiglia, sta bene la società, sta bene il Paese.
Tra tutti i fondi europei che arriveranno sarebbe bene destinare risorse alle famiglie, le stesse che adesso fanno una campagna per aiutarsi tra di loro.
Dopo la responsabilità dimostrata durante le fasi critiche della pandemia, ora con l’iniziativa di aiutarsi vicendevolmente, cos’altro serve per capire che la famiglia è il punto da cui ripartire il Paese per riprendersi? Investiamoci”. Tra poco, conclude Zancla, “inizia anche l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia voluto dal Papa: accenderà un faro, magari tanti altri piccoli lampioncini si potranno accendere, un miracolo può sempre succedere, almeno spero che qualcosa cambi”.
Fonte: Gigliola Alfaro – Sir