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papa francesco

La gioia della Pasqua

Ordine francescano secolare di Forio

Il Poverello d’Assisi, uomo che più di tutti ha assunto le sembianze di Cristo Crocifisso, ha amato la sofferenza come unica strada che porta a vita nuova, alla gioia perfetta, ad essere nuova creatura.

Una strada che ha come culmine la Pasqua di ogni uomo, resa possibile grazie alla Pasqua del Signore, che per primo ha ottenuto la Vittoria della vita sulla morte, la quale non è vista più come flagello ma come sorella che accompagna alla realtà trascendente del Paradiso, dove si gode la visione beatifica di Cristo Risorto per l’eternità. San Francesco ha dedicato un intero Salmo alla vittoria del Signore nell’Ufficio di Pasqua, invitando colui che prega a cantare il canto nuovo, il canto dell’Agnello immolato per la salvezza dell’umanità.

  1. Cantate al Signore un cantico non prima udito, perché ha fatto cose meravigliose (Sal 97, 1).
  2. Ha santificato il figlio suo la sua mano, lo ha santificato il suo santo braccio (cfr. Gv. 10, 36, Sal 97, 1).
  3. Il Signore ha fatto conoscere la salvezza che viene da Lui: ha rivelato la sua giustizia al cospetto di tutte le genti (Sal 97, 2).
  4. In quel giorno ha fatto scendere la sua misericordia: durante la notte si è udito il suo cantico (Sal 41, 9).
  5. Questo è un giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso (Sal 117, 24).
  6. Benedetto colui che viene nel nome del Signore: Signore Iddio, nostra luce (Sal 117, 26-27).
  7. Si allietino i cieli, esulti la terra, si commuovano le distese dei mari: godano i campi e quanto in essi vive (Sal 95, 11-12).
  8. Date gloria al nome del Signore, o patrie di tutte le genti: date gloria al nome del Signore (Sal 95, 7-8)» (FF 292).

Questo splendido Salmo è un insieme di brevi lodi di altri salmi della bibbia che esprimono il desiderio di magnificare Dio per tutte le Sue opere.

In primis ci ha donato il Suo Figlio diletto, rivelandoci la Sua santità, la Sua potenza, la Sua giustizia, la Sua immensa misericordia da cui scaturisce la gioia nel canto di lode, “questo è un giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso”.

Il Serafico Padre ha tanto amato la Sacra Scrittura da esprimere con le parole dei profeti i suoi sentimenti, non ha aggiunto parole nuove, non ce n’era bisogno ma è stato originale come sempre di rendere lode a Dio con un trasporto d’amore profondo e di gioia da riempire il cuore di chi lo ascoltava.

Invitava i suoi frati a fare lo stesso, con lo stesso trasporto, tanto da essere già in questo mondo nuove creature attraverso la grazia santificante del battesimo.

A questa lode sono invitati tutti gli elementi della terra, “si allietino i cieli, esulti la terra, si commuovano le distese dei mari: godano i campi e quanti in essi vive”.

Lo stesso Francesco ha scritto il “Cantico delle creature” quando sentiva che sorella morte gli stava venendo incontro, la stava aspettando come si aspetta una persona amata, amica, senza timore del nuovo perché per lui il passaggio dalla morte alla vita era una realtà che viveva e sperimentava ogni giorno, anzi era trepidante e si preparava a quell’incontro abbellendo la sua anima di preghiere di lodi e gemiti d’amore in attesa dell’incontro col suo Signore.

Francesco si può dire che ha vissuto la sua Pasqua con la gioia sulle labbra, in un continuo canto di lode.

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