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Ischia onora le sue origini

Liceo Giorgio Buchner

Lo studio, la passione, i reperti, un continuum che non si arresta mai

I Buchner, padre e figlio, hanno abitato la nostra isola, creando uno speciale rapporto con ogni singolo luogo di Ischia, dalle sue fonti ai suoi promontori e insenature fino a raggiungere la vetta dell’Epomeo: ogni piccolo recesso è stato indagato con il rigore dello scienziato e l’amore di un figlio acquisito, stupito di fronte alla materna carezza del mare e del suo sinuoso litorale fino alla improvvisa scoperta della rudezza paterna degli sbuffi delle fumarole, trascorrendo intere giornate ad osservare e perdersi in questa straordinaria natura nel convincimento “ teutonico” di poter raccontare come l’uomo abbia abitato questo straordinario territorio.

Solo in questa prospettiva si può capire perché il giovanissimo Buchner nella sua Tesi di Laurea in Archeologia, discussa a Roma, ha già ben chiaro quali siano le fasi storiche documentabili a Ischia: quel giovane accompagnato dal miglior geologo europeo dell’epoca, Alfred Rittmann, col suo zainetto ha battuto palmo a palmo tutta l’isola, ha raccolto pietre, frammenti di ceramica e scoperto il primo insediamento dell’età del Bronzo e della prima età del Ferro al Castiglione.

Ben presto ha la consapevolezza di dover allargare i suoi studi a tutto il comprensorio flegreo e pontino: saranno gli anni da giovane stipendiato a tempo determinato presso la Soprintendenza che diventeranno le fondamenta solide sulle quali poter scrivere in seguito la storia della nostra isola. La possibilità di scavare a Capri, Lipari e poi a Zannone, Ponza, Vivara apre uno squarcio sulla conoscenza delle isole e il loro ruolo precocissimo dall’epoca neolitica fino all’età del Bronzo.

A ciò si aggiunge lo sforzo di sistemare i materiali conservati nel Museo Archeologico di Napoli provenienti da Cuma preellenica e ellenica: è lì che l’occhio del Nostro si abitua alle forme greche importate e prodotte in loco, riuscendo a comprendere la seriazione cronologica e ad avviare quel processo di conoscenza dell’impatto storico e culturale della prima colonizzazione greca in Italia. La scoperta della Necropoli di S. Montano dell’antico abitato di Pithekoussai inizia nel 1952: da quella straordinaria insenatura Giorgio Buchner ha riscritto la storia dell’Europa Occidentale durante l’VIII sec. a.C. grazie alla scoperta delle tombe greche più antiche trovate in Italia. Ma a lui interessava raccontare l’uomo antico e per questo iniziò una proficua collaborazione con i massimi studiosi dell’epoca, “protetto” da Donna Paola Zancani Montuoro, che amava iniziare la loro corrispondenza con “Mio caro Buchnerillo”.

Conscio di muoversi su un terreno del tutto inedito, che trovava labili confronti solo nella madrepatria, chiama il miglior disegnatore Fritz Gerkhe e lo studioso inglese di ceramica greca David Ridgway, che da poco aveva studiato i materiali di Cerveteri, mentre mantiene per sé la titolarità dello scavo aiutato dai suoi fidati “operai” Giosuè Ballirano e Giuseppe Simonelli.

Parlare della Necropoli di S. Montano e dei corredi che compongono le tombe scoperte da Giorgio Buchner significa fare un percorso nella storia di una comunità che ha peculiarità proprie non rintracciabili in altre: si tratta di una società di etnia greca che ammette nella sua compagine sociale elementi allogeni come indigeni, fenici, aramei grazie alla sua vocazione emporica, ma che non rinuncia mai alle sue tradizioni.

A Pithekoussai si contraggono matrimoni misti, si ammette la presenza di altre etnie, ma rigorosamente chi sceglie di vivere in questa città, “testa di ponte” per i commerci tra Oriente e Occidente, vive alla greca!

Qui più forte ogni reperto racconta di legami, di idee, di uomini che con tenacia scrivono il loro futuro, sorretti da un comune sentire, una koinè culturale che trova nei testi omerici il manifesto culturale e ispiratore più importante.

La scoperta della Coppa di Nestore nel 1954 e del Cratere del Naufragio hanno reso famosa Ischia e Giorgio Buchner in tutto il mondo: i tre versi, che contrappongono in tono scherzoso la saggezza di Nestore a chi, bevendo dalla coppa, indulge nei piaceri di Afrodite sono il primo testo poetico dell’Occidente e la scena del Naufragio, dipinta sul cratere, è la prima espressione artistica di artigiani greci in Italia, che raccontano della paura ancestrale della morte in chi vive solcando il mare.

Tuttavia sarebbe riduttivo limitarsi a raccontare solo di questi reperti: Giorgio Buchner non ha scoperto soltanto il mondo dei morti a Pithekoussai, egli è riuscito a raccontare la quotidianità di questi uomini con scavi altrettanto importanti a Mazzola tra il 1969 e il 1972 e Monte di Vico nel 1964.

È in questi scavi che più forte è l’impronta euboica dell’abitato, nella tipologia delle case, nelle ceramiche rinvenute e nella vocazione artigianale che ha caratterizzato fin dall’inizio l’impianto coloniale pithecusano.

Ischia fu il luogo propizio dal quale far nascere una nuova fase storica e culturale che investì tutta la penisola italiana: i Pithecusani oltre a commerciare manufatti greci e orientali, esportarono i loro prodotti e la loro sapienza artigianale, influenzando le popolazioni che con loro interagivano. Tutto questo è noto e dimostrato grazie agli scavi e allo studio di Giorgio Buchner: gli oggetti scoperti interessavano al nostro archeologo, perché capaci di raccontare l’uomo che li aveva prodotti, che li utilizzava secondo un rituale in cui la sua società si rispecchiava, che diventavano modello da imitare o rielaborare presso altre genti.

La modernità dell’indagine archeologica di Giorgio Buchner è tutta qua: il rigore scientifico si fondava sul concetto di interdisciplinarietà. Lo scavo archeologico era lo strumento per conoscere il territorio, un libro da sfogliare per poter conoscere la geologia, la storia e la vita umana di un determinato luogo, un luogo affascinante come Ischia.

Gli scavi di Giorgio Buchner hanno dimostrato che, sebbene si debba partire da una solida base di notizie storiche, lo scavo è sempre un momento unico e irripetibile, capace di confermare o confutare la tradizione storica scritta.

Hanno provato alle generazioni future che passioni nate in giovane età possono essere coltivate con coraggio per tutta la vita: egli ha dimostrato che in una Italia arroccata su posizioni storiche e culturali frutto di giudizi a volte autoreferenziali, sia stato possibile con tenacia e spirito di sacrificio dimostrare il contrario, scrivendo nuove sublimi pagine della vita dell’uomo sull’isola d’Ischia.

La liberalità nel diffondere le nuove scoperte da parte di Giorgio Buchner ha chiarito che le conoscenze archeologiche acquisiscono ancor più valore, quando si alimentano di scambi umani e intellettuali: grazie a lui l’isola d’Ischia negli anni ‘70 del secolo passato era diventata umbilicus mundi, termine di confronto per quanti volessero confrontarsi con la disciplina archeologica delle fasi della prima colonizzazione greca in Occidente.

In quel giovane liceale che lesse “Campanien” oggi ogni studente può ritrovarsi, la curiosità di quel giovane tedesco per la nostra terra che ha amato come sua, può mostrare lo spirito con cui approcciarsi a qualunque disciplina.

Del resto il miglior modo di onorarlo da parte di tutti i giovani studenti isolani è alimentare lo spirito critico verso il sapere, come lui ha portato avanti l’obiettivo di dimostrare che Pithekoussai– Ischia sia stato il primo stanziamento greco in Occidente, così ai giovani è affidato il compito di scrivere nuove pagine della nostra storia isolana anche mettendo in discussione principi accettati dai più.

Intitolare il Liceo Statale di Ischia alla sua cara memoria è solo il primo di tanti passi che si dovranno fare per poter ricordare un uomo schivo e riservato, che concepiva le sue indagini archeologiche al servizio della comunità in cui viveva, compiute nello sforzo di creare, in chi abita Ischia, una maggiore consapevolezza della propria identità culturale, un sentimento di tutela della storia e del nostro patrimonio culturale.

Un piccolo passo, necessario, per ricordare un uomo straordinario!

Si ringrazia per la collaborazione la dott.ssa Mariangela Catuogno


INTITOLAZIONE DEL LICEO STATALE DI ISCHIA ALL’ARCHEOLOGO GIORGIO BUCHNER

Ischia onora le sue origini: lo studio, la passione, i reperti, un continuum che non si arresta mai

“Se io ho voluto fortemente studiare i reperti di S. Restituta, don Pietro ha scelto l’argomento della mia tesi. Se io ho combattuto, lui ha vinto e mi ha regalato gli strumenti per poter leggere uno dei siti più straordinari delle prime fasi della colonizzazione greca in Italia, che ha un continuum storico praticamente ininterrotto attraverso fasi greche, romane, paleocristiane, tardoantiche e medievali.”

Così scriveva per “Il Tavolo di Amalia” chi oggi ha reso possibile la stesura della motivazione dell’intitolazione del Liceo ischitano a Giorgio Buchner.  Iter senza la preziosa mano di chi ha amato ogni reperto rinvenuto da don Pietro Monti e studiato da Giorgio Buchner, che mai avrebbe visto il felice epilogo.

Don Pietro è il nostro don Pietro Monti, la studiosa dell’epoca è oggi l’Archeologa Mariangela Catuogno, che collabora con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per l’area Metropolitana di Napoli e con la Diocesi di Ischia.

Ne abbiamo parlato in esclusiva nel nr 7 del 13 febbraio ed oggi quell’auspicio diventa realtà.

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