“E io dal mare venni e amare mi stremò
perché infiammare il mare non si può”
Claudio Baglioni in IO DAL MARE, brano dedicato a Ischia dove i suoi lo concepirono
Ci riceve nel suo regno, che non è quello di Nettuno, né il suo ufficio rimasto piccolo malgrado l’ampliamento progettuale delle idee, umile ma intriso di salsedine, e orme di turisti e residenti, generazioni e storie di passione e di sudore. Giulio Lauro ci riceve sulla ringhiera vista mare, il maniero Aragonese a destra ed il porto d’Ischia sulla sinistra. Volge lo sguardo al Castello e ha gli occhi persi nella immensità di una baia che non ha confini, si estende tanto all’orizzonte quanto negli abissi. Ecco i suoi occhi somigliano agli abissi, quelli già scrutati e quelli ancora da disseppellire; occhi presenti e vividi eppure acquosi di una vaga nostalgia, come quella di un amore che resta. Come quella di un uomo che si strugge per il suo mare, per la sua isola, per la sua storia.
Per chi ancora non lo conosce, Giulio è assurto agli onori della cronaca per la nomina di “Cavaliere del Mare” da parte di Mare Vivo, associazione nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente che si adopera per molte cause relative al mare: la conservazione della biodiversità, lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione e la promozione delle aree marine protette, l’educazione ambientale e la lotta all’inquinamento da plastica e alla pesca illegale.
Se le attività di Marevivo – che mirano a sollecitare l’impegno delle istituzioni e ad accrescere l’attenzione e il coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei media verso la salvaguardia del mare, ad avere un giusto equilibrio tra la tutela ambientale e le esigenze di sviluppo economico e sociale con posizioni propositive in linea con la sua mission – spengono 30 candeline, il nostro Cavaliere ischitano vive in simbiosi con il mare da almeno il doppio. Lui è schivo, quasi arrossisce ed abbassa lo sguardo cercando conforto nel mare, se gli si chiede qualcosa dell’onorificenza, eppure chi conosce la sua storia sa bene che ha iniziato a nuotare prima ancora di imparare a camminare. Ha 62 anni, non occorre una laurea in matematica per capire da quanto tempo, essendo nato e cresciuto a dieci metri dal mare, lui vive con e per il mare.
Ci racconta di una visione, di un sogno, di un desiderio che è in continuo divenire. Ci racconta di quando un gruppo di visionari si organizzarono in cooperativa, e del mare ne fecero un modello di vita, di conoscenza, di nutrimento e di cultura. Ci racconta dei figli di questi visionari, cresciuti a pane e mare e pur nel rispetto della loro età e dei loro spazi, ci racconta di come i padri abbiano tramandato l’interesse in un progetto di più ampio respiro affinché quanto fondato dagli anziani venisse non perduto dai giovani ma anzi ampliato. Ed ecco fanno nascere “Ischia Barche” i vecchi pescatori, che si reinventano e quando non vanno a pescare, portano i turisti nelle nascoste insenature dell’Isola, poi per i figli creano “Marina di sant’Anna”, che tende a diffondere la bellezza dei luoghi inesplorati con qualifiche e impegni non comuni, a seguire “Medusa”, fiore all’occhiello ed incipit per la riemersione di mondi antichi sommersi nei fondali ischitani (progetto Aenaria) infine il “Borgo di mare” che le raggruppa e sovraintende a tutte come un’azienda quercia che difende e fa prosperare i suoi rami (d’azienda). Lui ama il mare, sembra un eufemismo, ma non lo è. Lo ama a tal punto da studiarlo, perché dice che la cultura “ti dà da vivere”, lo ama a tal punto da creare formazione di professionalità qualificate per poter lavorare con e per il mare, lo ama a tal punto da volere nel suo team persone con competenze e specificità di altissimo livello. E ovviamente, per osmosi, le persone di un certo spessore lo affiancano per studiarne i progetti che ad uno ad uno dalla intuizione immaginifica di uno che dalla sua ha solo la passione, escono fuori. Se dovessi pensare ad una fucina di idee belle e di progettualità in continua evoluzione e che hanno come baricentro il mare e tutto ciò che ne deriva e ne consegue, penserei al bugigattolo dal quale Giulio Lauro è uscito per concederci l’intervista.
“Vorrei rendere questo incontro bello” ci dice lui con l’umiltà che solo un grande uomo può trasudare da ogni poro, “ma la cosa è già bella di per sé, abbiamo la fortuna di vivere in un posto come questo” e senza sporgersi più di tanto verso “o mur rutt”, sposta leggermente il volto e con solamente lo sguardo abbraccia la baia: sembra che indichi aprendo le braccia a 180 gradi, ma lo guardo bene, con gli arti non si muove di un millimetro. Sarà stata la suggestione ma negli occhi ha davvero lo sguardo che accoglie, abbraccia, si estende anche al di là dell’orizzonte, rimanendo rassicurante come può esserlo un porto, al riparo dalle correnti e dalle mareggiate, dai fallimenti e dai momenti di sconforto che il mare, per sua natura, può consegnare.
“Nasciamo ufficialmente negli anni 80 come cooperativa, era un momento di crisi e iniziammo come diversificazione dell’attività di pesca. La pesca è sacrificio, il mare è sacrificio, devi rispettarlo, se tu lo rispetti lui rispetta te e ti fa vivere. Tramandare il sacrificio ai giovani, ai figli dei nostri soci, non è facile ma con il nostro sistema li abbiamo avvicinati al mondo del mare e ci impegniamo ogni giorno a creare una base solida per loro, senza imposizioni o forzature, specie nei confronti di quanti decidevano di interrompere il loro percorso e sostenendo in ogni caso le loro scelte di vita. Il tempo dello studio, il tempo dello svago, il tempo del sacrificio. In estate per i ragazzi fare un lavoro bello, gratificante, che oltre ad appassionarli consenta loro di portare a casa anche qualche spicciolo, non era poca cosa all’epoca. Occorre però che abbia la passione e se un ragazzo ha la passione te ne accorgi, quando lo metti in ufficio, lontano dal mare, lui soffre, gli manca, questa è la passione e non quella che ti porta a fare il pescatore per guadagnare qualcosa, no questa è disperazione, non è passione.
Spesso chi non trova lavoro a terra, lo cerca a mare. Investono anche in licenza e strumenti, partono anche con entusiasmo poi però il mare ti mette alla prova ed è facile mollare per un ragazzo che non ha avuto un’adeguata preparazione ed educazione al mare. Il mare non può mai diventare un ripiego, il mare è una scelta e va vissuto nel rispetto dei suoi di tempi, non dei tuoi. Con i nostri progetti, con l’esperienza di noi anziani, con la preparazione costante, noi proviamo a fare capire loro che il mare non è solo pesca ma è ambiente, rispetto, cultura. Il mare ti dà le idee, quella voglia che nasce, cresce, si sviluppa, e facendo toccare loro con mano quello che può diventare una intuizione. Non solo noleggio, non solo trasporto, non solo giro dell’isola ma guardare oltre, oltre la punta del tuo naso.”
“Iniziare l’avventura Aenaria, quando ancora non si sapeva che esisteva una Aenaria, è stata dura ma con la caparbietà e il continuare a credere nel sogno ci ha portati sin qui. Il vincolo ambientale che c’era nella baia di Cartaromana è stato uno scoglio difficile da bypassare per potere accedere ai fondali marini. La soprintendenza ha creato un vincolo che ha inchiodato tutti e con il suo veto ha finito per incuriosire ancora di più le nostre menti. Così ci siamo chiesti se la riqualificazione e la valorizzazione della nostra baia non dovessero passare per la formazione di professionalità specifiche; con i vari brevetti da sub e i molteplici pellegrinaggi da e per la Soprintendenza, malgrado abbiano tentato di distogliermi dal progetto, siamo arrivati ad ottenere le prime autorizzazioni, senza un euro di contributo e con la clausola di reinvestire i guadagni nelle operazioni di scavo. Avevamo tutte le carte in regola per iniziare con gli scavi e se la fortuna aiuta gli audaci noi siamo stati fortunatissimi. Al primo tentativo centriamo il sito. Trasmettere il video ai ragazzi delle scuole, ricostruire Aenaria (progetto inedito) è stata un’esperienza incredibile che ha coniugato la mia folle fantasia, il mio essere solo una piccola mente che ama immensamente il mare, con lo spessore curriculare di una professionista che ci ha affiancato e che ha creduto nel progetto. In comune la passione, lei un’arma vincente, i titoli di studio, parlo dell’archeologa Alessandra Benini, concessionaria di scavo, che sposando il progetto ci ha messo la faccia. Lei piace ai ragazzi ed i ragazzi piacciono a lei. In mezzo a loro c’è il mare che unisce e non divide, che crea e non limita. È lei che porta Ischia nelle conferenze in giro per il mondo e ne esalta le bellezze e le potenzialità. In un momento di crisi mondiale, puntare su una cosa del genere è stato da folli e noi un po’ lo siamo, tutto sommato”.
Cosa ha Ischia di così interessante nei suoi fondali che altrove non possa essere visto e ammirato non immergendosi necessariamente con muta e bombole?
“Non è tanto il sito, l’Italia è ricca e piena di siti di interesse archeologico ma è il progetto in sé che è piaciuto a Mare Vivo, con questo abbiamo valorizzato il territorio, creato occupazione: là dove si lavorava 4 o 5 mesi all’anno ora si lavora almeno 10 mesi l’anno, ma soprattutto con questo progetto abbiamo riscritto la storia perché di Aenaria, dei siti romani a Ischia, non si sapeva nulla fino a qualche tempo fa; oggi possiamo dire che i romani qui ci sono stati, abbiamo trovato ville, giardini, siti che attestano la presenza dei romani. E la cultura, non dimentichiamolo, ci dà da mangiare.”
Facciamo un salto indietro, quando la tua idea ha iniziato a prendere forma, a partire da cosa ti sei mosso e che periodo era?
“Abbiamo iniziato a guardarci intorno e ad apprezzare quello che i nostri occhi vedevano e tutto quello che, valorizzandolo, avrebbero potuto vedere. Non a caso, 30 anni dopo la Regione ha iniziato a fare bandi, investire con contributi nei progetti relativi all’ambiente marino. Ci siamo solo fatti trovare pronti, avendo giocato d’anticipo di una trentina d’anni, cioè quando intuimmo che il mercato, specie quello turistico, stava cambiando ed il turista iniziava a chiedere il percorso particolare, quello che non ti offre il pacchetto “tutto compreso”, le escursioni, il giro dell’isola, ma quello di chi racconta la storia da un altro punto di vista, meglio se del posto, meglio se pescatore che nel percorso non offre una meta turistica ma una condivisione preziosa.”
“Non ti nascondo che la fortuna di avere il mare a due passi ti offre una possibilità da privilegiati perché, se lo ascolti, è lui che ti dà tante idee, ti offre tanti spunti, poi sta a te raccoglierli e metterli in pratica, anche quando tutti ti scherniscono, ti remano contro, ti trattano o pensano di te che sei un folle. Anche all’interno di un gruppo c’è la possibilità che non tutti i soci siano d’accordo, ma il mare è anche questo, un giorno è calmo, il giorno dopo è agitato e tu devi stare fermo, rispettarlo nelle sue manifestazioni, anche se non sei d’accordo, fai un passo indietro e rispetti il suo tempo. Quando abbiamo presentato il video amatoriale di quello che poteva essere un progetto da ampliare, l’entusiasmo è stato grande. Così abbiamo iniziato a interessare le scuole di ogni ordine e grado, mostrando loro cosa c’era intorno e sotto il posto in cui stavano e cos’altro si poteva ancora scoprire. Abbiamo trasmesso il rispetto per il mare e i suoi abitanti, ma soprattutto la passione di un luogo che ha una storia antica, sommersa ma presente e lo dimostrano i recentissimi scavi che hanno restituito strati su strati di civiltà esistenti all’epoca in cui le colonie romane si insediarono nel nostro territorio. Per appassionare i più piccini abbiamo creati dei libri a fumetti ed ancora oggi il progetto della didattica è in continua espansione.
Abbiamo scommesso sulla cultura e questo si è rivelato vincente. I dati statistici parlano meglio di me, se guardi i numeri a partire dagli anni precedenti il terremoto, siamo arrivati a 4500 presenze, poi l’anno dopo il calo fisiologico legato al sisma, i numeri si sono ripresi in maniera esponenziale e ad oggi senza il covid avremmo superato certamente le 5000 unità. Pensa che la Regione Campania ha approvato uno dei nostri tanti progetti presentati, considerandolo tra i più meritevoli e incaricandoci, con dei contributi a fondo perduto, di fare delle ricostruzioni in 3D della realtà sommersa della nostra baia. Questo è la dimostrazione che il progetto piace, che lo reputano vincente e che tutti a vario titolo concorrono alla stessa finalità. Oggi con questo progetto i ragazzi, se ben formati e sollecitati, avranno un ampio ventaglio di possibilità anche quando noi non ci saremo più. Penso a come si lavorava la ceramica a come si costruiva una nave a quello che potranno inventarsi con la sala multimediale qualunque sia la tematica da portare avanti, se avranno la forza, la caparbietà e la passione.
Abbiamo poche cose rispetto ad un sito stupendo come per esempio quello della non lontana Baia, ma abbiamo nei nostri fondali un muro perimetrale imponente, un ninfeo, un giardino, dei resti di villa, ed ancora una banchina con legno di 2000 anni fa, alta 3 metri e lunga circa 30 metri, una pila e altri dettagli che risalgono al I secolo d.C. Questa è la nostra storia, la ricchezza infinita che può essere tramandata e studiata”.
Faccio fatica a interrompere Giulio, uno di quelli che non ti stancheresti mai di ascoltare, non tanto per il fiume in piena di idee, pensieri bradi in ordine sparso eppure tutti con un filo logico, lucido, folle, quanto per l’entusiasmo vibrante che pare riecheggiare nella baia del Castello e con cui te li fa vedere ancor prima che ascoltare; ha una passione ed una forza tale che anche se ti leggesse il bugiardino dell’aspirina lo troveresti emozionante.
Ma prendo coraggio e quasi in apnea gli chiedo tutto d’un fiato se per caso sono tutte queste le motivazioni raccolte e per le quali Marevivo lo ha insignito dell’onorificenza di “Cavaliere del mare”. Sorride e consegnando un po’ di verve al mare, scende di mezzo tono.
“Ma no, la nomina è nata perché a loro piace il progetto e perché hanno nominato uno che ha valorizzato il mare. A loro interessa che parli del mare, di cosa ti nasconde, quali sono le ricchezze, biodiversità, flora e fauna, e il fatto che sai conservare e trasmettere il mare a loro piace specie se offri ai ragazzi l’idea di fare da grandi qualcosa per il mare. A loro il sito archeologico non interessa, l’Italia ne è ricca, quello interessa alla scienza e noi abbiamo offerto alla scienza un aspetto per cui riscrivere la storia di Ischia, a me interessa l’occupazione, che possiamo puntare a un turismo diverso, a loro tutelare il mare, ognuno di noi e ciascuno per la sua propria parte di competenza ha interessi diversi che tuttavia possono camminare insieme, coesistere nel rispetto dei rispettivi settori e nel rispetto del mare. Aspetti che messi insieme possono creare l’idea, quella che ti dà energia e forza di andare avanti, e quella idea devi farla camminare perché se vivi il mare così, lui ti offre, se lo offendi non solo non dà ma toglie.”
Insisto perché non mi convince e forse mi sfugge qualcosa “Ma questa proposta, tu come l’hai accolta? Te lo aspettavi?”
“Senti, la nomina a Cavaliere del mare mi ha reso felice, considero un vero privilegio stare con nomi altisonanti, che a differenza di me hanno un percorso, una notorietà che io non ho ed essere un loro ambasciatore ancora di più, ma se devo essere sincero la cosa fondamentale di questo evento per me è che l’Isola prende il pregio, Aenaria è portata avanti e il progetto in sé, non il nome di una persona come il mio, per esempio, ma l’idea e le potenzialità. Vedi la fortuna rispetto a Baia è che il Castello, la Torre, lo specchio d’acqua, il contesto nel quale c’è da lavorare offrono una suggestione panoramica che altrove non hai. E noi dobbiamo sviluppare quello che abbiamo, nel posto in cui stiamo e valorizzarlo.”
Ti senti come uno giunto alla meta, arrivati a questo punto? Mi sorride, guarda il Castello, provo a rubare con uno scatto il languore nei suoi occhi.
“Io non mi fermo qua, ogni progetto conquistato è una ripartenza per il prossimo step, la mia follia al momento – e resti tra noi – è creare un Centro di studi permanente di Geologia e Archeologia.”
“o un bianco volar via di cuori pescatori
acqua secca di un bel cielo astratto” CB