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Al nostro fianco

Rubrica a cura di Oriana Danieli. A questo numero ha collaborato Katia Gambaro


Ben tornati, cari bambini! Siamo così felici di potervi ritrovare ogni settimana! E i colori della primavera, assieme alla luce del giorno che sfuma sempre più tardi, ci aiutano a rallegrarci ancora di più! Avete mai notato a come la natura ci parla del Signore? Bambini, quanto siamo fortunati? Il mondo che il Signore ci ha regalato è un meraviglioso giardino da preservare, ma soprattutto, è il segno del Suo amore per noi e della Sua vicinanza. Se stiamo bene attenti, scopriremo che tutto, attorno a noi, ci parla di Dio e ci dice che Lui è davvero, ma davvero, vicino a noi. E allora come mai, quando pensiamo a Dio, quasi sempre crediamo che sia lontano, confinato lassù nel cielo, a sbirciare quello che facciamo? Il Vangelo di domenica 18 Aprile parla anche di questo. L’Apostolo Luca racconta un po’ quello che stava accadendo dopo la Resurrezione di Gesù. Lui si era mostrato a Maria Maddalena quando era andata a piangerlo al sepolcro, si era fatto riconoscere da due discepoli che stavano andando via da Gerusalemme, verso Emmaus, perché convinti che ormai non ci fosse più nulla in cui credere. Anche Pietro e Giovanni avevano trovato il sepolcro aperto ed il lenzuolo piegato a parte. Ma, nonostante ciò, i discepoli facevano fatica a credere che Gesù fosse risorto. E nel mentre delle loro discussioni, ecco che appare Gesù in mezzo a loro dicendo: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» Per convincerli che era davvero Lui, e che era vivo, chiese che gli venisse dato qualcosa da mangiare, e lo fece davanti a loro, ma i discepoli, nonostante la grande gioia, faticavano a crederci.

Ad essere sinceri, cari bambini, chi non si sarebbe spaventato? Ma il punto è un altro. I discepoli avevano passato tre anni con Gesù. Avevano visto miracoli, lo avevano ascoltato e conosciuto. Avevano imparato ad amarlo. Gli era anche stato rivelato che quello che stava accadendo sarebbe successo eppure…eppure i discepoli fanno ancora fatica. Serve un intervento diretto di Gesù che “aprì loro la mente per comprendere le Scritture” e capire che loro erano i testimoni del grande piano di salvezza di Dio. Vedete, cari bambini? Noi cristiani spesso non siamo molto diversi dagli Apostoli. A differenza loro, sappiamo già come sono andate le cose grazie ai Vangeli e, ancora di più, sappiamo che il Gesù che sentiamo nel nostro cuore è davvero vivo e ci ama, ma spesso lo teniamo lontano perché abbiamo paura. Abbiamo forse paura di non sapere reagire ad una gioia così grande, proprio come i discepoli. Forse pensiamo che il Signore ci voglia chiedere di fare cose troppo difficili per noi. Per questi e tanti motivi, spesso, preferiamo tenerlo lontano, pensando che noi siamo quaggiù e Lui è lassù. Una preghierina, ogni tanto, per chiedere qualcosa e siamo a posto. Ma non è così. Parliamo con il Signore! Facciamolo! Diciamogli “Io credo che Tu vivi, che Tu sei risorto, che Tu sei vicino a me, che Tu non mi abbandoni”. Raccontiamoci a Lui, chiediamogli che Lui si racconti a noi! Teniamolo vicino e non allontaniamolo perché, se anche ci provassimo, Gesù non se ne andrebbe. Quindi bambini, non dobbiamo più stare con il naso all’insù a guardare il cielo, se vogliamo trovare Dio basta girarsi di lato: Lui è proprio al nostro fianco.


La Giornata Mondiale della Terra

Il 22 aprile si festeggia in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Terra. La Terra è la nostra casa, il luogo dove abitiamo e da cui riceviamo il cibo e l’acqua per nutrirci e tutto il necessario per vivere. Come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato Sì” (di cui avevamo già parlato sul “Kaire dei Piccoli”), la natura è fatta di paesaggi stupendi: dal mare alla montagna, dalla collina alla pianura, tra albe, tramonti e notti stellate, ogni giorno il mondo ci fa dei regali preziosi e bellissimi, a cui non possiamo dare un prezzo perché sono unici e inimitabili. Il nostro pianeta, infatti, ci è stato regalato da Dio perché noi potessimo vivere felici. In cambio non dobbiamo dare nulla, ma “solo” custodirlo (cioè curarlo per bene) con impegno e amore, coltivando la terra, allevando gli animali e rispettando l’ambiente, riciclando i rifiuti e gli oggetti che si possono riutilizzare; non inquinando, né comprando più di ciò che ci serve.

E se la Terra è la nostra casa, allora è come se vivessimo tutti insieme in un grande giardino. Questo vuol dire che dobbiamo far sì che sulla Terra ci sia sempre da mangiare e da bere per tutti, e aria, prati e mari puliti per tutti. E perché ciò avvenga, è necessario che tutti ci diamo da fare, ognuno nella propria famiglia. Ecco perché spesso vi proponiamo la piccola rubrica dal titolo: “L’Impegno del Piccolo Custode”, con azioni e consigli che ci permettono di proteggere il mondo. Stavolta vi invitiamo a ringraziare Dio per il dono del Pianeta Terra e, come impegno del piccolo custode, a dire un Gloria al Padre per questo, per ricordarsi che non è un dono scontato, ma che anzi serve l’impegno di tutti per conservarlo come Dio ce lo ha dato.



In principio la Terra

In principio la Terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti,
non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere? Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi da sonno? Non esisteva il letto.
Per non pungersi i piedi, né scarpe, né stivali.
Se ci vedevi poco, non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita, non c’erano palloni;
mancavan la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,
anzi, a guardar bene, mancava anche la pasta.
Non c’era niente di niente: zero più zero e basta.
C’erano solo gli uomini con due braccia per lavorare,
e agli errori più grossi si potè rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!

Gianni Rodari

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