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Un secolo di storia davanti a noi

I cento anni dell’Università Cattolica e il sogno di padre Gemelli

Il messaggio della Cei per la 97esima Giornata nazionale dedicata all’Ateneo che si celebra il 18 aprile

Un appuntamento che si rinnova da 97 anni, solo tre in meno di quelli che l’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli compirà il prossimo 7 dicembre raggiungendo il secolo di vita. E proprio a quel 7 dicembre 1921 fa riferimento il Messaggio della Cei, ricordando «il misto di stupore, esultanza e trepidazione che si respirava nella grande Aula Magna» del nuovo ateneo, soprattutto perché «prendeva forma un luogo di alta formazione accademica promosso dalla Chiesa in un tempo in cui i cattolici restavano ancora ai margini della vita sociale e culturale del Paese».

Insomma una «straordinaria sfida» che «fu affrontata confidando nel primo e fondamentale protagonista, il Sacro Cuore di Gesù a cui l’ateneo è consacrato». Una intitolazione fortemente voluta da Armida Barelli, considerata co-fondatrice dell’ateneo e per anni «cassiera» dell’ateneo e che presto sarà elevata agli onori degli altari dopo il recente riconoscimento del miracolo avvenuto per sua intercessione. Si deve proprio a lei la creazione della Giornata per la Cattolica, (che quest’anno la Chiesa italiana celebra il 18 aprile 2021) dopo il via libera di Pio XI, quell’Achille Ratti che da arcivescovo di Milano aveva tenuto un discorso nell’inaugurazione dell’ateneo nel 1921.

Ma nel titolo del Messaggio – «un secolo di storia davanti a noi» – non vi è solo la constatazione di 100 anni vissuti dall’ateneo crescendo come realtà accademica, come offerta formativa e come presenza nel Paese, ma vi si legge anche la proiezione nel futuro, nei 100 anni prossimi. «Fare tesoro dell’esperienza passata – si legge nel Messaggio della presidenza Cei – costituisce la miglior premessa per affrontare il futuro che si presenta incerto e gravido di trasformazioni epocali». Tra le altre quella sul fronte dell’educazione, lanciato da papa Francesco con il Patto educativo globale, al quale l’Università Cattolica «è chiamata ad essere volano del rinnovamento, soprattutto aiutando i giovani ad essere protagonisti di questo nuovo cammino».


Messaggio della Presidenza della CEI
per la 97ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Quando un secolo fa, il 7 dicembre 1921, veniva inaugurata l’Università Cattolica del Sacro Cuore, un misto di stupore, esultanza e trepidazione si respirava nella grande Aula Magna della nuova sede appena realizzata restaurando e adattando l’antico convento di S. Agnese a Milano. Lo stupore era dovuto al fatto di essere riusciti nell’impresa di avviare e dare una sede dignitosa all’Ateneo dei cattolici italiani. Per molti un vero e proprio miracolo, a partire dalle risorse economiche arrivate nonostante lo scetticismo che circondava l’iniziativa di P. Gemelli e dei suoi collaboratori. Ma soprattutto perché finalmente prendeva forma un luogo di alta formazione accademica promosso dalla Chiesa in un tempo in cui i cattolici restavano ancora ai margini della vita sociale e culturale del Paese. L’esultanza perché contro ogni resistenza e contrarietà si realizzava un sogno lungamente coltivato nei decenni che avevano fatto seguito all’unità d’Italia e alla scomparsa dallo scenario pubblico di istituzioni universitarie cattoliche. Prendeva finalmente forma quanto più volte auspicato nei congressi e nei convegni dei movimenti cattolici e fortemente desiderato da esponenti di spicco come il Beato Giuseppe Toniolo che sul letto di morte consegnava a P. Gemelli e ai suoi collaboratori la fiaccola per la realizzazione di una Università Cattolica. Non meno forte era la trepidazione per un’avventura che era partita con grande entusiasmo da parte di un gruppo di ferventi cattolici e illuminati fautori dell’impegno culturale della Chiesa. Ma c’erano anche enormi problemi da affrontare: dalla sostenibilità economica al riconoscimento governativo fino alla peculiare offerta accademica da organizzare. Si trattava di declinare, in modo credibile e senza ambiguità, libertà di ricerca scientifica, piena adesione alla dottrina cattolica, formazione integrale degli studenti dal punto di vista professionale, umano e spirituale. Questa straordinaria sfida fu affrontata confidando nel primo e fondamentale protagonista, il Sacro Cuore di Gesù a cui l’Ateneo è consacrato. Il delegato Pontificio, l’allora arcivescovo di Milano, card. Achille Ratti, futuro Pio XI, fece un discorso solenne di grande apprezzamento per l’iniziativa e di forte incoraggiamento per il suo sviluppo che si concluse con la formula augurale: vivat, crescat, floreat. In breve tempo questo augurio si è tradotto in realtà, superando ogni aspettativa. L’Ateneo, pur tra mille difficoltà in tempi complessi come quelli tra la prima e la seconda guerra mondiale, ha conosciuto uno sviluppo costante, guidato nei primi quattro decenni dalla geniale e autorevole personalità di P. Gemelli e poi da una comunità accademica che in tutte le sue componenti non ha mai smesso di coltivare lo spirito e le istanze originarie.

Anche noi sentiamo lo stupore per tutto quello che è stato realizzato grazie al generoso impegno dei fondatori e di generazioni di professori e di studenti che nel tempo hanno sviluppato la fisionomia e le finalità dell’Ateneo. E non possiamo non esultare e ringraziare il Signore per le opere meravigliose che in questi cento anni si sono realizzate con il moltiplicarsi delle sedi e dell’offerta accademica, anche grazie al sostegno, materiale e spirituale, dei cattolici italiani. Viviamo, inoltre, questo anniversario anche con la trepidazione e la consapevolezza che «a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Mt 12,48). L’Ateneo ha ricevuto molto ed è chiamato oggi ad affrontare sfide non meno impegnative di quelle iniziali, sia sul versante strettamente accademico con le necessarie innovazioni per la didattica e la ricerca sia per dare pieno sviluppo a quella terza missione che fin dall’inizio ne costituisce l’anima e ne delinea gli obiettivi.

La Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebrerà domenica 18 aprile 2021 approfondirà il tema “Un secolo di storia davanti a noi”. Sarà un’occasione preziosa, proprio nel contesto del centenario, per ripensare il valore e il ruolo dell’Ateneo nella vita della società e della comunità ecclesiale. Fare tesoro dell’esperienza passata costituisce la migliore premessa per affrontare il futuro che si presenta incerto e gravido di trasformazioni epocali. In questo tempo, segnato da una persistente epidemia, si fa più esigente l’impegno a formare professionisti che con profonde convinzioni morali e con qualificate competenze scientifiche possano contribuire a realizzare quello sviluppo sostenibile di cui il nostro Paese e l’intera umanità hanno particolare e urgente bisogno. Come ci ricorda Papa Francesco, la pandemia ha rivelato «un mondo malato non solo a causa del virus, ma anche nell’ambiente, nei processi economici e politici, e più ancora nei rapporti umani. Ha messo in luce i rischi e le conseguenze di un modo di vivere dominato da egoismo e cultura dello scarto e ci ha posto davanti un’alternativa: continuare sulla strada finora percorsa o intraprendere un nuovo cammino» (Discorso al Corpo Diplomatico, 8 febbraio 2021). L’Università Cattolica del Sacro Cuore facendosi interprete delle istanze lanciate dal Pontefice, anche sul versante del Patto educativo globale e del Patto per ripensare l’economia, è chiamata ad essere volano del rinnovamento, soprattutto aiutando i giovani ad essere protagonisti di questo nuovo cammino. La prossima beatificazione di Armida Barelli, artefice instancabile della nascita e della crescita dell’Ateneo, offre a tutti l’opportunità di misurarsi con un modello di santità femminile che ha precorso i tempi dando vita ad opere straordinarie che hanno segnato la vita della Chiesa e del Paese. La sua fede incrollabile nel Sacro Cuore ci sia d’esempio e ci aiuti a sostenere la vita dell’Ateneo e il cammino della Chiesa italiana.

Fonte: Enrico Lenzi – Avvenire

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