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Rerum Novarum, una finestra aperta sul terzo millennio – seconda parte

Continua l’analisi della Enciclica Rerum Novarum, prima enciclica sociale, del 1891, e delle seguenti da essa ispirate

Il tempo del lavoro e del riposo

Migliorare le condizioni di vita e rendere il lavoro più dignitoso sono alcune delle priorità indicate dalla Rerum Novarum. Tra le pietre miliari del tracciato dell’enciclica ci sono anche il bene comune e il bene degli operai. Viene esplorata, in tutte le sue articolazioni sociali, la questione operaia. Papa Pecci si sofferma, in particolare, sulle difficili condizioni di lavoro degli operai delle industrie. “Non è giusto né umano – scrive Leone XIII – esigere dall’uomo tanto lavoro da farne inebetire la mente per troppa fatica e da fiaccarne il corpo.

Come la sua natura, così l’attività dell’uomo è limitata e circoscritta entro confini ben stabiliti, oltre i quali non può andare. L’esercizio e l’uso l’affina, a condizione però che di quando in quando venga sospeso, per dar luogo al riposo. Non deve dunque il lavoro prolungarsi più di quanto lo comportino le forze”.

Nell’enciclica viene anche affrontata la questione del salario che “non deve essere inferiore al sostentamento dell’operaio”. Un altro tema presente nell’enciclica è quello dell’educazione al risparmio. “Quando l’operaio riceve un salario sufficiente a mantenere sé stesso e la sua famiglia in una certa quale agiatezza, se egli è saggio, penserà naturalmente a risparmiare”.

La via della carità

Il tema centrale dell’enciclica è quello dell’instaurazione di un ordine sociale giusto. E nella parte conclusiva indica la strada da imboccare: quella della carità. “Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi, perché il ritardo potrebbe rendere più difficile la cura di un male già tanto grave. I governi vi si adoperino con buone leggi e saggi provvedimenti; i capitalisti e padroni abbiano sempre presenti i loro doveri; i proletari, che vi sono direttamente interessati, facciano, nei limiti del giusto, quanto possono”. “Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l’opera sua”. “La salvezza desiderata – scrive ancora Papa Leone XIII – dev’essere principalmente frutto di una effusione di carità; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che, pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo, è il più sicuro antidoto contro l’orgoglio e l’egoismo del secolo”. Contro l’orgoglio e l’egoismo di ogni secolo, anche del nostro.

A servizio di una economia etica

I grandi cambiamenti messi in atto dal processo d’industrializzazione, cominciato nella seconda metà del Settecento, rendono indispensabile una profonda riflessione sulla nuova condizione lavorativa e sull’intero modello dell’economia, troppo slegato dall’etica. In questo contesto si contraddistinguono nuove figure, tra cui santi e beati, impegnate nella cura, nella protezione e nella formazione di quanti sono gravemente penalizzati da modelli economici disumanizzanti. Nella sua scheda, Silvia Giovanrosa ricorda alcune di queste figure e in particolare quelle di Giuseppe Toniolo, San Lodovico Pavoni ed Elizabeth Prout.

Lungo il solco della Rerum Novarum

La Chiesa non cessa di far sentire la propria voce sulle res novae, tipiche dell’epoca moderna. Ed esorta tutti a prodigarsi affinché si possa affermare una civiltà autentica protesa verso la ricerca di uno sviluppo umano integrale e solidale. Trasformare la realtà sociale con la forza del Vangelo  è sempre stata una sfida. E lo è ancora, all’inizio del terzo millennio dell’era cristiana. La Chiesa, esperta in umanità, in un’attesa fiduciosa e al tempo stesso operosa –  scriveva il cardinale Renato Raffaele Martino nel 2004 – continua a guardare verso i “nuovi cieli” e la “terra nuova” (2 Pt 3,13), e a indicarli a ciascun uomo, per aiutarlo a vivere la sua vita nella dimensione del senso autentico”. Sono molteplici, in particolare, i documenti di Pontefici che si inseriscono nel solco tracciato dalla Rerum Novarum. Ne ricordiamo alcuni, pubblicati in occasione di anniversari legati all’ enciclica leoniana.

Quadragesimo Anno

Un pilastro della dottrina sociale della Chiesa strettamente legato alla Rerum Novarum di Papa Leone XIII è la lettera enciclica “Quadragesimo Anno” di Papa Pio XI. Promulgata il 15 maggio del 1931, nel 40.mo anniversario della Rerum Novarum, si inserisce in un contesto storico profondamente segnato dalla grande crisi di Wall Street del 1929 che scuote il mondo industriale non solo americano.

In questo documento il testo di Leone XIII viene definita una “magna charta” dell’ordine sociale. Pio XI inquadra innanzitutto il periodo della Rerum Novarum: “verso la fine del secolo XIX il nuovo sistema economico da poco introdotto e i nuovi incrementi dell’industria – scrive il Pontefice riflettendo su fenomeni che in parte caratterizzano anche il nostro tempo – erano giunti a far sì che la società in quasi tutte le nazioni apparisse sempre più recisamente divisa in due classi”: l’una, esigua di numero, “che godeva di quasi tutte le comodità” e l’altra, composta da una immensa moltitudine di operai “oppressi da rovinosa penuria”.

Nel testo di Papa Ratti mette in guardia da quello che viene definito “imperialismo internazionale del denaro” e si descrivono i danni di un sistema in cui la finanza domina l’economia e l’economia reale. Pio XI sarà profeta nel descrivere una situazione molto simile a quella in cui viviamo oggi.

Fonte: Amedeo Lomonaco – Vatican News

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