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Vigilanza nella preghiera

«Pregare non è facile: ci sono tante difficoltà che vengono nella preghiera. Bisogna conoscerle, individuarle e superarle. Il primo problema che si presenta a chi prega è la distrazione. Tu incominci a pregare e poi la mente gira, gira per tutto il mondo; il tuo cuore è lì, la mente è lì … la distrazione dalla preghiera. La preghiera convive spesso con la distrazione. Infatti, la mente umana fatica a soffermarsi a lungo su un solo pensiero.

Tutti sperimentiamo questo continuo turbinio di immagini e di illusioni in perenne movimento, che ci accompagna persino durante il sonno. E tutti sappiamo che non è bene dare seguito a questa inclinazione scomposta. La lotta per conquistare e mantenere la concentrazione non riguarda solo la preghiera. Se non si raggiunge un sufficiente grado di concentrazione non si può studiare con profitto e nemmeno si può lavorare bene.

Gli atleti sanno che le gare non si vincono solo con l’allenamento fisico ma anche con la disciplina mentale: soprattutto con la capacità di stare concentrati e di mantenere desta l’attenzione. Le distrazioni non sono colpevoli, però vanno combattute.  Nel patrimonio della nostra fede c’è una virtù che spesso viene dimenticata, ma che è tanto presente nel Vangelo. Si chiama “vigilanza”. E Gesù lo dice tanto: “Vigilate. Pregate”».

Con queste parole Papa Francesco inizia la sua catechesi ancora sul tema della preghiera. È molto interessante paragonare la persona orante ad un atleta, entrambi hanno bisogno di allenarsi per raggiungere la meta, per l’orante la meta è il cuore di Dio, per l’atleta la vittoria al traguardo. Per ottenere i risultati sperati bisogna allenarsi, concentrarsi, darsi una disciplina con perseveranza. Per non distrarsi il Papa invita alla vigilanza.

La preghiera senza distrazioni è fondamentale per santificarsi, è la preghiera del cuore e questo i santi l’hanno compreso molto bene. San Francesco d’Assisi aveva iniziato il suo percorso di perfezione proprio invocando la preghiera del Padre Nostro quando restituì le vesti che indossava al padre Pietro di Bernardone davanti al Vescovo. L’eroismo delle sue virtù erano frutto di una preghiera incessante, sincera e vigile per superare tutte le tentazioni.

“Insegnava che bisogna non solo mortificare le passioni della carne e frenarne gli stimoli, ma anche custodire con somma vigilanza gli altri sensi, attraverso i quali la morte entra nell’anima” (FF 1092). La sua Pianticella, Chiara d’Assisi, era colei che, insieme alle consorelle, lo sorreggeva soprattutto con le sue umili e accorate preghiere, gli Ordini erano solidi perché fondati sui pilastri forti della preghiera vigile che smascherava ogni attacco del nemico. Riguardo a Chiara il libro sul “Processo di canonizzazione” tratto dalle Fonti Francescane ricorda: “Era vigilante in orazione in contemplazione sublime, in tanto che alcuna volta, tornando essa da la orazione, la sua faccia pareva più chiara che lo usato, e da la bocca sua ne usciva una certa dolcezza.  

Nella orazione aveva abbondanza di lacrime, e con le Sore mostrava letizia spirituale. Mai era turbata, ma con molta mansuetudine e benevolenzia ammaestrava le Sore et alcuna volta, quando era bisogno, reprendeva le Sore diligentemente” (FF 3026)”.

Papa Francesco continua suggerendo: «Il vero progresso della vita spirituale non consiste nel moltiplicare le estasi, ma nell’essere capaci di perseverare in tempi difficili: cammina, cammina, cammina … E se sei stanco, fermati un po’ e torna a camminare. Ma con perseveranza. Ricordiamo la parabola di San Francesco sulla perfetta letizia: non è nelle fortune infinite piovute dal Cielo che si misura la bravura di un frate, ma nel camminare con costanza, anche quando non si è riconosciuti, anche quando si è maltrattati, anche quando tutto ha perso il gusto degli inizi.

Tutti i santi sono passati per questa “valle oscura”, e non scandalizziamoci se, leggendo i loro diari, ascoltiamo il resoconto di serate di preghiera svogliata, vissuta senza gusto».

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