Il gesto dei giocatori inglesi durante la premiazione alla finale degli europei tradisce il vero senso dello sport
Un tennista sorridente dichiara di sentirsi soddisfatto di aver giocato la finale che poi ha perso. La sua vita è un percorso, quella sconfitta è una tappa. Ci saranno altri traguardi. Il futuro è lì che lo attende. Una nazionale vince un campionato europeo in uno stadio che trasforma il tifo in dileggio.
Tutti i giocatori testimoniano di aver vissuto un’impresa che sembrava impossibile, testimoniando il vero spirito di squadra: tutti per uno, uno per tutti.
E poi c’è quella foto che ferma l’immagine dell’abbraccio tra Vialli e Mancini: quelle braccia raccontano cos’è lo sport più di un milione di parole. E un’intera nazione si sente stretta dentro quell’abbraccio e rispecchiata da quell’immagine.
Infine ci sono loro: gli sconfitti. Giocatori blasonati che si levano dal collo la medaglia del secondo classificato in segno di disprezzo della sconfitta appena subita.
Nulla come lo sport racconta la vita: non sempre si può vincere. Ma c’è chi della propria sconfitta fa un’occasione per diventare migliore. E chi invece trasforma la propria sconfitta in un gesto che tradisce il senso vero dello sport.
Lo sport è una palestra di vita. Aiuta a diventare migliori e permette di confrontarsi con i propri limiti. Che ci raccontano che non si può vincere sempre. E che a volte si perde semplicemente perché il nostro avversario è più bravo di noi. I veri campioni sono quelli che sanno perdere. Non quelli che pensano di dover vincere sempre.
I veri campioni, quando vincono benedicono la vittoria e rispettano l’avversario sconfitto. E soprattutto non smettono mai di benedire il privilegio che la vita ha dato loro, permettendogli di poter competere ad altissimi livelli.
A quelle altezze bisognerebbe comportarsi in modo regale. Altrimenti si è come un trampoliere: altissimo.
Ma solo per finta.
Fonte: Alberto Pellai – Famiglia Cristiana