Le parole del Papa, pronunciate dall’arcivescovo, durante l’omelia di domenica 25 luglio prendono spunto dal brano del Vangelo di Giovanni che narra uno dei miracoli di Gesù spinto dalla compassione per la folla che lo seguiva. “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” chiede Gesù a Filippo. “Gesù – sottolinea il Papa – si lascia interrogare dalla fame che abita la vita della gente”, trasforma i cinque pani d’orzo e i due pesci ricevuti e dopo che tutti avranno mangiato, i discepoli raccoglieranno ancora ciò che è avanzato “perché nulla vada perduto”. Gesù, dunque, vede la fame, condivide il pane, fa custodire i pezzi avanzati
L’evangelista Giovanni sottolinea un particolare: Gesù alza gli occhi e vede la folla affamata dopo aver camminato tanto per incontrarlo. Lo sguardo di Gesù, commenta Francesco, non è indifferente o indaffarato: Egli si preoccupa di noi, ha premura per noi, vuole sfamare la nostra fame di vita, di amore e di felicità. Negli occhi di Gesù vediamo lo sguardo di Dio: è uno sguardo attento, che si accorge di noi, che scruta le attese che portiamo nel cuore, che scorge la fatica, la stanchezza e la speranza con cui andiamo avanti. Uno sguardo che sa cogliere il bisogno di ciascuno: agli occhi di Dio non esiste la folla anonima, ma ogni persona con la sua fame.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci compiuta da Gesù, osserva nella sua omelia il Papa, avviene grazie al dono di un ragazzo disposto a condividere con gli altri quello che ha. E prosegue: “Oggi c’è bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, di condividere il tesoro comune della vita, di sognare insieme, di superare i conflitti tra generazioni per preparare il futuro di tutti. Senza questa alleanza di vita, di sogni e di futuro, rischiamo di morire di fame, perché aumentano i legami spezzati, le solitudini, gli egoismi, le forze disgregatrici. Spesso, nelle nostre società abbiamo consegnato la vita all’idea che “ognuno pensa per sé”. Ma questo uccide! Il Vangelo ci esorta a condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo: solo così possiamo essere saziati.”
Anche San Francesco, come Gesù, in Borgo S. Donnino, dovette operare un nuovo miracolo a favore dei suoi frati. Il santo giungeva alla dimora dei frati di Borgo dopo un lungo viaggio, accompagnato da vari confratelli e atteso da molti altri frati e amici.
Forse era tardi quella sera. La dimora dei frati era fuori delle mura del Borgo e le porte delle mura erano già chiuse. Certamente i convenuti erano molti e ai frati del luogo era rimasto quasi niente per ristorare tutti. Fu allora che l’uomo di Dio disse al frate cuciniere di andare a vedere dentro il cesto dove si era soliti mettere il pane. Il frate, che l’aveva già visto vuoto, ci andò ugualmente per obbedienza: e con sua grande sorpresa lo trovò pieno zeppo di buon pane fresco.
I frati riconobbero il prodigio operato per merito della virtù del loro Padre e si misero a mangiare con riconoscenza e allegrezza quel pane “mandato dal cielo”. E non cessavano di ringraziare Dio, che aveva dato anche agli uomini il potere di fare miracoli”.
Il miracolo del sacco di pane
Si narra che nell’inverno del 1224 i frati fossero rimasti bloccati dalla neve nella chiesa nel bosco di Folloni infestato dai lupi. Stavano per morire di fame quando sentirono bussare alla porta, e, aperto, trovarono un sacco pieno di pane con il contrassegno dei gigli di Francia. In quel momento Francesco d’Assisi era alla corte di Luigi VIII, e leggenda vuole cheil santo avesse affidato agli angeli il pane per i suoi frati, chiesto per carità al re.
Da quel giorno, i frati hanno gelosamente custodito il sacco. Ora, dopo 800 anni, quella stessa reliquia è stata analizzata al radiocarbonio per determinarne l’età. L’analisi al carbonio 14 ha mostrato che il tessuto effettivamente risale al periodo compreso tra il 1220 e il 1295, mentre le indagini chimiche hanno dimostrato che il sacco aveva davvero contenuto del pane. Gesù rivolge anche a noi un invito, un invito simile a quello che probabilmente ricevette il ragazzo del Vangelo, che non ha nome e nel quale possiamo vederci tutti noi: “Coraggio, dona il poco che hai, i tuoi talenti e i tuoi beni, mettili a disposizione di Gesù e dei fratelli. Non temere, nulla andrà perso, perché, se condividi, Dio moltiplica. Scaccia la falsa modestia di sentirti inadeguato, fidati. Credi nell’amore, credi nel potere del servizio, credi nella forza della gratuità”.