Contro le mode e i conformismi culturali
Aveva 80 anni ed era malato da tempo. Proprio il 27 luglio sono usciti in libreria due suoi libri autobiografici, «Bobi» e «Memé Scianca»
È morto dopo una lunga malattia: Roberto Calasso, scrittore e direttore editoriale della casa editrice Adelphi, aveva 80 anni. Nato a Firenze il 30 maggio 1941, figlio del giurista antifascista Francesco, Calasso si era laureato con Mario Praz in letteratura inglese, ed è stato uno scrittore e saggista tra i più famosi e tradotti, oltre che un editore prestigioso e conosciuto in tutto il mondo.
Appassionato di letture fin da bambino (a tredici anni aveva già letto “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust), amava soprattutto la letteratura mitteleuropea e la mitologia classica, alla cui diffusione ha certamente contribuito grazie alla Casa editrice Adelphi. Aveva a disposizione la grande biblioteca del nonno materno Ernesto Codignola, filosofo e pedagogista fondatore della Nuova Italia.
Dal 27 luglio sono in libreria due suoi libri autobiografici. “Bobi” è il memoir su Roberto Bazlen, che con Luciano Foà ha ideato la casa editrice Adelphi, nata nel 1965 e diretta da Calasso dal 1971. Sotto la sua guida, la casa editrice è diventata uno dei marchi più importanti dell’editoria di qualità. “Memé Scianca” parla, invece, della sua infanzia a Firenze.
Con lui scompare uno scrittore che aveva indagato nella profonda relazione tra letteratura, mito e religione e che per tale motivo era guardato con sospetto da quella editoria che considerava questo suo interesse come un cedimento verso l’irrazionale, come nel caso dell’edizione de “Il racconto del pellegrino” di Ignazio da Lojola.
Era uno scrittore e un uomo controcorrente, che conosceva il valore della parola, ma anche la sua insufficienza a combattere il mostro dell’odio, che si articola in tante forme, tra le quali il razzismo.
Tra i suoi interessi principali c’era l’indagine sul mito, ma non solo, anche la modernità contro il politicamente corretto e la disciplina di partito, come nei suoi studi sugli “eretici” Kafka e Baudelaire, ma anche il successo assoluto dell’edizione di Siddharta di Hesse, che certa sussiegosa critica militante ha visto come superficiale cedimento al misticismo irrazionalista e ai miti giovanili che in realtà sarebbero nati cinquant’anni dopo, grazie anche e soprattutto a quel racconto (operava in quel settore l’astio e il sospetto verso qualsiasi produzione potesse lontanamente sapere di religione); l’appoggio editoriale a scrittori come Kundera e Anna Maria Ortese e l’edizione postuma delle opere di Guido Morselli sono ulteriori prove della coraggiosa indipendenza della coscienza e della cultura di Calasso.
Per non parlare del sostegno a Colli per l’edizione di Nietzsche “depurata” dalla lettura ideologica favorevole al nazismo della sorella Elisabeth. Nella pretesa ideologica di aver capito tutto del mondo Calasso vedeva il nascondimento e l’eredità del colonialismo culturale e imperialista occidentale che quelle stesse ideologie dicevano di combattere.
Fonte: Redazione – Sir