Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

Non ci sono Vangeli alla moda, il Vangelo è una novità radicale

A un mese dall’intervento al Policlinico Gemelli, Papa Francesco riprende le catechesi

Papa Francesco è entrato, accolto da un applauso, nell’Aula Paolo VI per l’Udienza Generale. Il Pontefice non ha effettuato il consueto giro tra i fedeli ma è entrato direttamente dal lato del palco. Guardando i fedeli presenti ha allargato le braccia come per spiegare che non poteva essere in platea. La catechesi di oggi è a un mese esatto dall’intervento chirurgico subito al colon da papa Francesco. Nell’Udienza, continuando il nuovo ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati dell’Apostolo Paolo, Francesco incentra la sua meditazione sul tema: “Il Vangelo è uno solo”.

“Non si può negoziare con la verità del Vangelo”, “non si scende a compromessi: la fede in Gesù non è merce da contrattare. È salvezza, è incontro, è redenzione, non si vende a buon mercato”. Così ha sintetizzato Francesco nell’udienza generale, sottolineando che la “parola chiave” del Vangelo è “libertà”. “La novità del Vangelo è una novità radicale, non è una novità passeggera, non ci sono Vangeli alla moda”.

Poi il Papa ha sottolineato che “vediamo, anche oggi, qualche movimento che predica il Vangelo con la modalità propria ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al movimento. Ma questo non è il Vangelo di Cristo, è il Vangelo del fondatore o della fondatrice. Potrà aiutare all’inizio, ma alla fine non fa frutti con radice profonda. Per questo, la parola chiara e decisa di Paolo fu salutare per i Galati ed è salutare anche per noi.

Il Vangelo è il dono di Cristo a noi, è lui stesso a rivelarlo: è quello che ci dà vita”. Il Vangelo “è il compimento delle promesse ed è la salvezza offerta a tutti gli uomini”: “Chi lo accoglie viene riconciliato con Dio, è accolto come un vero figlio e ottiene in eredità la vita eterna”.

Lo ha spiegato il Papa, oggi, in Aula Paolo VI. “Quando si tratta del Vangelo e della missione di evangelizzare, Paolo si entusiasma, esce fuori di sé”, ha esordito il Papa, accolto da un lungo e caloroso applauso, ripetutosi all’inizio e alla fine della catechesi. “Sembra non vedere altro che questa missione che il Signore gli ha affidato”, ha proseguito Francesco: “Tutto in lui è dedicato a questo annuncio, e non possiede altro interesse se non il Vangelo”. “È l’amore di Paolo, l’interesse di Paolo, il mestiere di Paolo: annunciare”, ha aggiunto a braccio: “Arriva perfino a dire: ‘Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo’”. “Paolo interpreta tutta la sua esistenza come una chiamata a evangelizzare, a far conoscere il messaggio di Cristo, a far conoscere il Vangelo”, ha sottolineato il Papa: “‘Guai a me – dice – se non annuncio il Vangelo’.

Scrivendo ai cristiani di Roma, si presenta semplicemente così: ‘Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio’. Questa è la sua vocazione”. “La sua consapevolezza è di essere stato ‘messo a parte’ per portare il Vangelo a tutti, e non può fare altro che dedicarsi con tutte le sue forze a questa missione”, ha spiegato Francesco: “Si comprende quindi la tristezza, la delusione e perfino l’amara ironia dell’Apostolo nei confronti dei Galati, che ai suoi occhi stanno prendendo una strada sbagliata, che li porterà a un punto di non ritorno. Il perno intorno a cui tutto ruota è il Vangelo.

Paolo non pensa ai ‘quattro vangeli’, come è spontaneo per noi. Infatti, mentre sta inviando questa Lettera, nessuno dei quattro vangeli è ancora stato scritto. Per lui il Vangelo è ciò che lui predica, il kerygma, l’annuncio della morte e risurrezione di Gesù come fonte della salvezza. Un Vangelo che si esprime con quattro verbi: ‘Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparve a Cefa. Con la verità del Vangelo non si può negoziare: o ricevi il Vangelo come è stato annunciato, o ricevi qualsiasi altra cosa, ma non si può negoziare col Vangelo. Non si scende a compromessi”.

Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi di oggi, la prima dopo la pausa estiva, svoltasi in Aula Paolo VI. “La fede in Gesù non è merce da contrattare”, ha proseguito Francesco ancora a braccio: “È salvezza, è incontro, è redenzione, non si vende a buon mercato”. La situazione descritta all’inizio della Lettera ai Galati, ha spiegato il Papa, “appare paradossale, perché tutti i soggetti in questione sembrano animati da buoni sentimenti”: “I Galati che danno ascolto ai nuovi missionari pensano che con la circoncisione potranno essere ancora più dediti alla volontà di Dio e quindi essere ancora più graditi a Paolo.

I nemici di Paolo sembrano essere animati dalla fedeltà alla tradizione ricevuta dai padri e ritengono che la fede genuina consista nell’osservanza della legge. Davanti a questa somma fedeltà giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione”. “La novità del Vangelo è una novità radicale, non è una novità passeggera”, ha detto Francesco ancora a braccio: “Non ci sono vangeli alla moda, il Vangelo è sempre nuovo, è la novità”. Il Papa ha poi rivolto un appello alla comunità internazionale, affinché aiuti il Libano “con gesti concreti, non con parole soltanto”: a rivolgerlo, al termine dell’udienza generale, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, è stato il Papa, che ha ricordato l’esplosione di un anno fa a Beirut. “A un anno dalla terribile esplosione che ha provocato morte e distruzione – le parole di Francesco – il mio pensiero va a quel caro Paese, soprattutto alle vittime, alle loro famiglie, ai tanti feriti e a quanti hanno perso la casa e il lavoro. E tanti hanno perso l’illusione di vivere”.

“Nella giornata di preghiera e riflessione per il Libano, il 1° luglio scorso, insieme a leader religiosi cristiani – ha ricordato il Papa – abbiamo accolto le aspirazioni e le attese del popolo libanese, stanco e deluso, e invocando da Dio luce e speranza per superare la dura crisi oggi faccio appello anche alla comunità internazionale, chiedendo di aiutare il Libano a compiere un cammino di risurrezione, con gesti concreti, non con parole soltanto. Gesti concreti”. In questa prospettiva, il Pontefice auspica che sia “proficua la conferenza in via di svolgimento promossa dalla Francia e dalle Nazioni Unite”. “Cari libanesi – le parole finali – il mio desiderio di venire a visitarvi è grande e non mi stanco di pregare per voi, perché il Libano ritorni ad essere un messaggio di fratellanza, un messaggio di pace per tutto il Medio Oriente”.

Fonte: Vatican News

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

I 1700 anni del Credo di Nicea

“Occasione straordinaria per essere una luce di speranza nell’oscurità di un mondo diviso e ferito” Il 2025 è l’anno in cui ricorrerà il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di