Commento al Vangelo Gv 6,60-69
Siamo alla conclusione del lungo discorso che Gesù fa nella sinagoga di Cafarnao dopo la condivisione dei pani e di pesci. Quel famoso miracolo della condivisione, raccontato sei volte dagli evangelisti, ma con molti particolari soprattutto nel testo del Vangelo di Giovanni, si è rivelato un fiasco.
Gesù ha mandato un messaggio forte soprattutto a noi davanti alla fame delle persone, alla fame di felicità, di senso, alla fame di serenità; Gesù ci svela la chiave della riuscita della vita: mettere in gioco quel poco che si ha. Ma la folla che vuole farlo re cerca di afferrarlo, ma Gesù scappa via.
La folla stizzita per il comportamento di Gesù cerca di corrergli dietro per dargli questo grande onore, ma viene interdetta dal discorso di Gesù perché Egli non vuole essere un Dio che sfama, che fa miracoli e accontenta i bisogni dell’uomo. Nell’arco di trenta versetti, Gesù passa dall’essere acclamato re all’essere disprezzato, lasciato solo per il tipo richiesta che fa.
Gesù aveva cercato di scardinare l’immagine di Dio che abbiamo, scardinare l’immagine del guaritore, del guru; aveva cercato di farci capire che Dio non va cercato per riempirci la pancia ma per cercare di far fiorire quell’infinito che ci portiamo dentro.
Aveva letto la fame che ci portiamo dentro, fame di senso, di felicità e aveva cercato di spiegarci che il vero pane che ci sfama è quello che lui ci da, sé stesso. Ma tutto questo è troppo! Davanti a tutto questo, patatrac! I suoi discepoli dissero: “Ma questo discorso è duro chi può comprenderlo!”. Ed ecco la fine: “Molti dei suoi discepoli si tirarono indietro”. La parola del vangelo è dura perché stravolge la logica umana, ti mette in cammino, ti fa dire che nella tua vita c’è bisogno di conversione, di accoglienza di quella parola.
Devi essere disposto a lasciarti attirare dal Padre, a farti allargare il cuore e la mente. Questo processo di nuova consapevolezza passa attraverso la demolizione di nostre convinzioni, schemi e ragionamenti. Il Vangelo chiama questa visione nuova: conversione. Una persona che si converte è una persona che passa anche attraverso l’ascolto duro delle parole di Cristo.
E certe volte la durezza del Vangelo ci fa pensare: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Ma è proprio qui che i discepoli ricevono una prima scrematura. Finché Gesù̀ fa miracoli, dice parole emozionanti, guarisce i malati e moltiplica pani e pesci, sono tutti contenti. Ma appena finisce l’aspetto più̀ emotivo dell’incontro per entrare nella logica del cuore e non più della pancia allora molti se ne vanno via. E qui succede qualcosa di incredibile: Gesù sfida i suoi dodici amici. Non dice: “Per favore rimanete qui, vi spiego meglio quello che ho detto!”.
Davanti ad un fallimento di Gesù così evidente, la reazione di Gesù non è quella di tenersi stretti i suoi discepoli, almeno quelli della prima ora. E cosi si rivolge ai dodici: “Volete andarvene anche voi!” Gesù sta dicendo: “Se neanche a voi piace questo discorso, andatevene, via, sciò!”.
È talmente libero, è talmente legato al Padre che non è legato ai sui discepoli. Non gli importa di perderli. Sono commosso davanti a questa libertà di Gesù che non accetta compromessi. Noi per paura di perdere qualcuno, scendiamo a milioni di compromessi.
Il testo non termina; arriva il grandissimo Pietro, che già solo pronunciando questa frase, può essere preso come esempio da tutti. Egli dice: “Signore, ma dove vuoi che andiamo?”. Anche a me Gesù dice: “Cristian se questo discorso è troppo duro sei libero di andartene!” ed Io: “Signore ma dove cavolo me ne devo andare! Dove potrò trovare tanta luce, tanta pace, tanta verità, tanta fatica, tante esigenze, tanto assoluto se non seguendo te in questa chiesa? Dove? Dove? Tu solo hai parole dell’Eterno che fanno sgorgare in noi l’eterno, la presenza di Dio!
Noi crediamo che sei il pane di vita, che ti sei fatto presente in noi, in mezzo a noi; noi crediamo che la tua visione del mondo, che il tuo parlare di Dio sia l’unico che può riportarci alla verità e che sei tutta la nostra vita!”.
Bisogna rimanere con Gesù̀ anche quando finiscono le emozioni perché́ egli ha qualcosa di più di una semplice emozione: ha parole che rendono la vita eterna. Con questa certezza vogliamo iniziare questa ultima settimana di estate dicendoti: “Dove vuoi che andiamo Signore, solo tu hai parole di vita eterna”.
Buona domenica!
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Dove andare Signore!
Commento al Vangelo Gv 6,60-69
Siamo alla conclusione del lungo discorso che Gesù fa nella sinagoga di Cafarnao dopo la condivisione dei pani e di pesci. Quel famoso miracolo della condivisione, raccontato sei volte dagli evangelisti, ma con molti particolari soprattutto nel testo del Vangelo di Giovanni, si è rivelato un fiasco.
Gesù ha mandato un messaggio forte soprattutto a noi davanti alla fame delle persone, alla fame di felicità, di senso, alla fame di serenità; Gesù ci svela la chiave della riuscita della vita: mettere in gioco quel poco che si ha. Ma la folla che vuole farlo re cerca di afferrarlo, ma Gesù scappa via.
La folla stizzita per il comportamento di Gesù cerca di corrergli dietro per dargli questo grande onore, ma viene interdetta dal discorso di Gesù perché Egli non vuole essere un Dio che sfama, che fa miracoli e accontenta i bisogni dell’uomo. Nell’arco di trenta versetti, Gesù passa dall’essere acclamato re all’essere disprezzato, lasciato solo per il tipo richiesta che fa.
Gesù aveva cercato di scardinare l’immagine di Dio che abbiamo, scardinare l’immagine del guaritore, del guru; aveva cercato di farci capire che Dio non va cercato per riempirci la pancia ma per cercare di far fiorire quell’infinito che ci portiamo dentro.
Aveva letto la fame che ci portiamo dentro, fame di senso, di felicità e aveva cercato di spiegarci che il vero pane che ci sfama è quello che lui ci da, sé stesso. Ma tutto questo è troppo! Davanti a tutto questo, patatrac! I suoi discepoli dissero: “Ma questo discorso è duro chi può comprenderlo!”. Ed ecco la fine: “Molti dei suoi discepoli si tirarono indietro”. La parola del vangelo è dura perché stravolge la logica umana, ti mette in cammino, ti fa dire che nella tua vita c’è bisogno di conversione, di accoglienza di quella parola.
Devi essere disposto a lasciarti attirare dal Padre, a farti allargare il cuore e la mente. Questo processo di nuova consapevolezza passa attraverso la demolizione di nostre convinzioni, schemi e ragionamenti. Il Vangelo chiama questa visione nuova: conversione. Una persona che si converte è una persona che passa anche attraverso l’ascolto duro delle parole di Cristo.
E certe volte la durezza del Vangelo ci fa pensare: “Ma chi me l’ha fatto fare?”. Ma è proprio qui che i discepoli ricevono una prima scrematura. Finché Gesù̀ fa miracoli, dice parole emozionanti, guarisce i malati e moltiplica pani e pesci, sono tutti contenti. Ma appena finisce l’aspetto più̀ emotivo dell’incontro per entrare nella logica del cuore e non più della pancia allora molti se ne vanno via. E qui succede qualcosa di incredibile: Gesù sfida i suoi dodici amici. Non dice: “Per favore rimanete qui, vi spiego meglio quello che ho detto!”.
Davanti ad un fallimento di Gesù così evidente, la reazione di Gesù non è quella di tenersi stretti i suoi discepoli, almeno quelli della prima ora. E cosi si rivolge ai dodici: “Volete andarvene anche voi!” Gesù sta dicendo: “Se neanche a voi piace questo discorso, andatevene, via, sciò!”.
È talmente libero, è talmente legato al Padre che non è legato ai sui discepoli. Non gli importa di perderli. Sono commosso davanti a questa libertà di Gesù che non accetta compromessi. Noi per paura di perdere qualcuno, scendiamo a milioni di compromessi.
Il testo non termina; arriva il grandissimo Pietro, che già solo pronunciando questa frase, può essere preso come esempio da tutti. Egli dice: “Signore, ma dove vuoi che andiamo?”. Anche a me Gesù dice: “Cristian se questo discorso è troppo duro sei libero di andartene!” ed Io: “Signore ma dove cavolo me ne devo andare! Dove potrò trovare tanta luce, tanta pace, tanta verità, tanta fatica, tante esigenze, tanto assoluto se non seguendo te in questa chiesa? Dove? Dove? Tu solo hai parole dell’Eterno che fanno sgorgare in noi l’eterno, la presenza di Dio!
Noi crediamo che sei il pane di vita, che ti sei fatto presente in noi, in mezzo a noi; noi crediamo che la tua visione del mondo, che il tuo parlare di Dio sia l’unico che può riportarci alla verità e che sei tutta la nostra vita!”.
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Don Cristian Solmonese
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