Nel 4° anniversario del terremoto che ha colpito Casamicciola e Lacco Ameno
Nella mattinata del 21 agosto scorso, quarto anniversario del terremoto, Mons. Pascarella ha voluto visitare le zone colpite dal sisma, per vedere da vicino ‘lo stato dell’arte’, o, sarebbe meglio dire, la ‘stasi dell’arte’.
Nulla infatti è cambiato dal quella terribile notte che ha fatto due vittime e cambiato la vita di intere famiglie e di diversi centri abitati, soffocati dalle macerie e ormai abbandonati.
Nulla è cambiato se non il deterioramento, il deperimento delle strutture di ponteggio e sostegno delle case pericolanti. Il paesaggio è lugubre, vi aleggia ormai un’aria sinistra di abbandono e incuria, dove anche la speranza sembra svanire.
In questo terribile contesto sabato sera, 21 agosto, il Vescovo ha celebrato la Messa vespertina, alla presenza della comunità locale e delle autorità dei comuni colpiti, a ridosso di un grande palazzo fatiscente, puntellato da ormai vecchi e arrugginiti tubolari in ferro, pure loro stanchi e scricchiolanti, all’ombra della statua della Madonna Addolorata, anche lei sgomenta e preoccupata.
Nella sua omelia, dopo il dovuto saluto, le parole di conforto alle famiglie colpite dal sisma e il sollecito alle autorità affinché: «si realizzi in tempi ragionevoli quanto pubblicamente promesso» e il ricordo delle due vittime del terremoto, Lina e Marilena, il Vescovo ha fatto subito una precisazione: «La celebrazione eucaristica non è una conferenza, non è un incontro di verifica degli impegni politici presi, è soprattutto preghiera, incontro con il Signore».
Non che questo significhi dimenticarsi dei problemi. I problemi – ha proseguito il Vescovo – non vanno lasciati fuori, i nostri dolori, le nostre difficoltà vanno anzi portati davanti al Signore nella preghiera, ma bisogna, attraverso la celebrazione eucaristica, lasciarsi illuminare dalla Parole, affinché essa diventi «luce dei nostri passi e lampada per il nostro cammino». Dunque spazio alla Parola, che nella XXI domenica del Tempo Ordinario continua a proporci brani dal cap.6 del Vangelo di Giovanni.
Dopo il famoso brano della moltiplicazione dei pani e dei pesci, la Liturgia ci ha proposto una serie di brani – estratti dalla sezione anche nota come “Gesù pane di vita” – nei quali l’evangelista Giovanni ci presenta il discorso fatto dal Maestro sul popolo che non ascolta, che non è più riconoscente a Dio per i suoi doni e per i suoi interventi, ritiene i doni un diritto e non sente più fame di Dio, ma solo fame di stomaco (Gv 6,63c.68c). Nelle ultime domeniche dunque questo discorso, e con esso le omelie del Vescovo si susseguono come in un racconto a puntate, che raggiunge il culmine e la conclusione nel brano di domenica scorsa.
Dopo che Gesù ha chiarito, creando scandalo e preoccupazione, che il vero pane è la sua carne, molti, dopo averlo ascoltato, andarono via, anche se molti altri confermarono la loro fede. Spesso, ha sottolineato il Vescovo, le parole di Gesù creano scandalo, invitano ad andare controcorrente ad abbandonare la sua sequela, come succede ad alcuni dei suoi discepoli, non illuminati abbastanza da comprendere il senso ultimo delle sue affermazioni.
Gesù conclude il suo discorso sul pane di vita affermando che c’è da fare una scelta, come il popolo nel deserto, i discepoli – e noi – arriviamo ad un bivio e bisogna scegliere chi servire: “se altri dei o il Signore”, come espresso nella Prima Lettura (Gs 24,1-2.15-17.18). Molti discepoli di fronte alla stramba proposta di antropofagia fatta da Gesù, come già detto, scappano via, non si fidano.
E Gesù allora si rivolge ai Dodici, i suoi più intimi, e chiede loro se non vogliono fare lo stesso. «C’è una crisi in atto e di fronte ad essa Gesù mette i discepoli davanti ad una scelta da fare liberamente: accettare o rifiutare, credere o non credere!» Alcuni, come Pietro, accettano la sfida.
E noi? Oggi – ci ha ricordato il Vescovo Gennaro – questa domanda è rivolta a noi, specialmente ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, dove si realizza proprio ciò che Gesù aveva proposto nel discorso sul pane di vita, esattamente quella proposta scandalosa. «Gesù chiede a noi questa sera: “Credi tu questo?”, è un dono gratuito che può essere anche rifiutato. Non basta essere presenti alla celebrazione eucaristica, essa è efficace se si accetta il dono! E Gesù ci dice: “Volete andarvene anche voi?”».
Guarda la Fotogallery
Il Vescovo Gennaro ha concluso affermando che Cristo ha voluto condividere la morte per aprirci orizzonti di vita eterna ed è auspicabile, e bisogna pregare per questo, che siamo in grado di «comprendere la logica del Vangelo, la logica della croce e dell’amore: c’è più gioia nel dare che nel ricevere, è dando che si riceve, è perdendo che si guadagna, è morendo come il chicco di grano che si porta frutto…alla sera della vita saremo giudicati dal Signore sull’amore».
Immagine di Amedeo Piro