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Asciugava lacrime con mitezza

Ad un anno dal brutale omicidio di Don Roberto Malgesini è in uscita un libro dedicato alla sua vita, fatta di umiltà e concretezza. Una morte atroce, che ha lasciato non solo la sua comunità parrocchiale ma l’Italia intera nello sconforto.

“Asciugava lacrime con mitezza – La vita di don Roberto Malgesini” questo il titolo del libro scritto da Eugenio Arcidiacono ed edito dalla San Paolo Edizioni. Centoquarantaquattro pagine tutte dedicate alla vita di un vero e proprio martire dei nostri tempi, che ha saputo donarsi al prossimo, sempre con il sorriso con cui accoglieva i dimenticati e gli scartati dalla società.

Pagine che ripercorrono dunque il suo cammino, raccontato dalle testimonianze di familiari, amici, fedeli e volontari che lo hanno supportato ogni giorno, in quello che egli stesso riteneva un compito affidatogli da Dio, e che stanno continuando con amore e determinazione ad accogliere e aiutare persone in difficoltà, di qualunque religione e appartenenza geografica.

Un’uccisione premeditata che mette luce sulle tante problematiche che spesso gli operatori e volontari che assistono i senzatetto si trovano a dover affrontare. Colpito da decine di coltellate, con un’arma che poi risulterà premeditatamente acquistata dall’assassino, don Roberto era stato da tempo nominato responsabile pastorale dei senzatetto e prestava servizio a Como, presso la chiesa di san Rocco.

Un uomo, per tanti che lo hanno conosciuto e stimato, schivo e riservato, ma con un grande cuore. Da sempre vicino ai poveri, ogni mattina si occupava di portare una calda colazione a tutti coloro che dormivano per strada. E per questo suo modo di essere così vicino agli ultimi era amato da tanti.

E come spesso capita cosciente del pericolo che correva non si era mai tirato indietro da quella che egli stesso riteneva una missione, amando Gesù nella maniera più bella, attraverso gli ultimi.

Al senzatetto che ha commesso questo gesto tremendo, un migrante di origini tunisine, non sono stati riscontrati problemi psichiatrici, ma probabilmente don Roberto era consapevole dell’animo tormentato di quest’uomo al quale da tempo dava assistenza e sostentamento, e del pericolo che ogni mattina all’alba, in una strada ancora deserta correva.

Ma la voglia di aiutare il prossimo era più forte e anche la mattina del 15 settembre dell’anno scorso, è uscito per la distribuzione dei pasti caldi ai poveri del quartiere.

Proprio Papa Francesco, il giorno dopo la sua morte ha ricordato don Roberto durante l’udienza generale “Testimone della carità verso i più poveri” e ancora nell’omelia del 15 novembre 2020, Giornata mondiale dei poveri, “esempio tra i servi fedeli di Dio, che non fanno parlare di sé ma vivono così, servendo”.

Un luminoso esempio di carità cristiana al servizio della chiesa e della società quello di don Roberto, che ha sacrificato la sua stessa vita per l’aiuto al prossimo, quotidiano e silenzioso, ricco di umiltà. Una vita per gli altri che prendeva la sua forza dall’Eucarestia, come egli stesso spesso confidava ai tanti volontari e amici che aveva vicino.

di Annalisa Leo

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