Celebrazione per la festa della Natività della Beata Vergine Maria (Rm 8,28-30; Mt 1,1-16.18-23)
Parrocchia di S. Maria Assunta
Tradizionale celebrazione eucaristica di fine estate sulla Spiaggia dei pescatori nella chiesetta di S. Giovan Giuseppe della Croce, per la festa della “Bambenella abbascio ‘a Mandra”, mercoledì 8 settembre scorso, presieduta dal Vescovo Gennaro, il quale continua a far sentire la sua presenza affettuosa nelle varie parrocchie dell’isola, per conoscere e farsi conoscere, per portare e spezzare la Parola.
La festa della natività di Maria è stata occasione per il Vescovo, come già per l’appuntamento presso il Santuario dello Schiappone di martedì 7, per ricordare la figura di Maria e la sua importanza nel progetto di salvezza che Dio ha disposto per noi uomini, progetto che la Liturgia del giorno mette in evidenza attraverso un famoso brano del vangelo di Matteo, brano che apre il vangelo e descrive la genealogia di Gesù, a partire da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria, ‘dalla quale nacque Gesù’.
L’avvento del Regno, secondo il progetto, si realizza nella persona fisica di Gesù, ma non nasce dal caso, rimanda ad Abramo, e al patto di alleanza che Dio ha stretto con lui, e ai sui discendenti. Un progetto che ha bisogno, per realizzarsi pienamente, di un passaggio finale fondamentale, che vede Maria protagonista: «La grandezza di Maria è dovuta al progetto di Dio su di lei, Dio l’ha amata, l’ha prescelta per essere madre di suo figlio tra tutte le donne che ci sono mai state, ci sono e mai ci saranno sulla terra, lei tra tutte è stata chiamata per essere madre dell’Altissimo”.
C’è in Maria – ha proseguito il Vescovo – una straordinaria consapevolezza della sua condizione, che lei esprime nel Magnficat, nel quale la sua anima canta la grandezza del Signore, ma questa consapevolezza è unita all’umiltà, qualità che consente di riconoscere che Dio è Dio ed esclude che l’uomo possa mettersi al suo posto. Nello stesso tempo Maria, capolavoro di Dio, donna pienamente realizzata, diventa esempio di quella perfezione che ogni uomo può realizzare e al quale ogni uomo deve aspirare: «Maria è il nostro poter essere e dover essere, quello che è già Maria ora, nella gloria del cielo, sarà possibile anche per noi, per grazia di Dio».
Tuttavia questa posizione privilegiata di Maria, alla quale lei è giunta grazie alla sua umiltà, grazie alla fede e alla fiducia incondizionata in Dio, non le ha risparmiato le fatiche e i dolori della vita quotidiana. Non le è stata risparmiata la fatica di comprendere parole e azioni dell’amato figlio.
Come anche i discepoli – e dunque non solo la gente – Maria non aveva sempre chiaro il senso delle parole del figlio, ma, a differenza dei discepoli non ha mai abbandonato Gesù, ha “conservato tutto nel suo cuore”, facendo forza sulla sua fede incrollabile, sulla sua fiducia senza fine, fino a quando, come si fa con le tessere di un mosaico, tutti i pezzi non sono andati al loro posto per rivelare il quadro completo e chiaro. Un comportamento coerente e lineare, fin dal principio, quado si trova incinta e non sa come.
Ma lei, e con lei il suo sposo Giuseppe, si comporta come i ‘giusti’ – così ci racconta il Vangelo – coloro cioè che accettano la volontà di Dio e a lui solo si affidano. La fede ha sostenuto Maria anche sotto la croce. Maria non scappa, come invece fanno i discepoli, rimane sotto la croce e, mentre la spada del dolore le trafiggeva il cuore, lei si è ricordata delle parole del figlio, che aveva detto – da quasi tutti non compreso – che sarebbe morto e poi risorto il terzo giorno.
Il Vescovo ha concluso ricordando che Maria è anche immagine della Chiesa, che come lei ha lo scopo di dire a tutti che Gesù è vivo e presente in mezzo a noi. «Maria, madre di Dio e madre nostra, ottienici una fede salda, la cui fiamma sia sempre accesa, anche quando venti contrari tentano di spegnerla, aiutaci a stare sotto la croce, certi della resurrezione. Amen».