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La stranezza dell’Avvento

Commento al Vangelo Lc 21,25-28,34-36

C’è qualcosa di assolutamente strano nell’Avvento. Purtroppo siamo troppo assuefatti ad un Avvento insegnatoci da piccoli; hanno ridotto l’Avvento soltanto ad una preparazione natalizia, a candele, corone, luci, addobbi, ad un semplice cambio di volto sia nelle chiese che nelle case. Invece l’Avvento è storia, è la nostra storia; l’Avvento coinvolge il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro; coinvolge questa nostra storia amata, incontrata, desiderata. La stranezza dell’Avvento sta nel fatto che Dio scende verso un posto non messo troppo bene: la nostra umanità. Dio ha scelto di attraversare il mare della storia entrando nella condizione umana.

A volte noi odiamo questa condizione umana: c’è tanto di noi che non accettiamo, che se non ci fosse saremmo più felici. E spesso la prima cosa che facciamo è rifugiarci in altre cose. Quando la vita comincia a farsi difficile, la cosa che ci viene più semplice è rifugiarci in qualche guscio. Gesù parla del sonno del cuore. Il sonno rappresenta molto spesso una via di fuga dalle cose difficili. Per questo chi è angosciato a volte tende a dormire molto. Ma c’è una declinazione del sonno alternativa: è quella che viene fatta attraverso vie di fuga ancora più distruttive come l’alcol, la droga, il sesso, i piaceri. L’appesantimento del cuore ci porta a tutto questo e delle volte cadiamo in questi meccanismi non per semplice superficialità ma per disperazione. Il livello di sofferenza in noi diventa così alto che non riusciamo a reggere la fatica della vita e cerchiamo questo tipo di antidolorifici. Fare questo è altamente pericoloso perché ci condanna a una vita che alla fine non ci appartiene più, e proprio per questo tutto ci si rivolta contro come tragedia e dramma: “come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra”. 

Ma l’Avvento è il tempo che ci dice in modo speciale che ciò che per me è oggettivamente un problema, per Dio così non è. È venuto a mettere una corona sulla mia miseria, dicendomi che egli verrà, ma non devo aspettarlo solo domani, perché Egli è già qui. E come sempre propone delle alternative a questo “sonno del cuore”. La prima alternativa è “Vegliare”.

Un cristiano senza attesa è un cristiano che vive una vita superficiale. Quando non ti aspetti più nulla da niente, da nessuno e neanche da te stesso, il cuore è già ubriaco di altro. Vegliare significa risvegliare dentro di te quel motivo, quel “per amore”; l’Avvento è avere sempre davanti a noi chiaro qual è l’obiettivo, chiara qual è la meta; l’Avvento ti aiuta a rifare nostre tre domande: Per che cosa stiamo vivendo? Per che cosa ci svegliamo la mattina? Che senso ha davvero la nostra esistenza? Senza questo motivo, senza questa meta che ci fa vivere da uomini con un senso, tutto diventa appesantito, tutto diventa vuoto, tutto diventa senza senso, tutto ci fa addormentare e ci fa perdere le occasioni importanti della vita.

Possiamo dedicare del tempo in questa prima settimana a ritrovare quel “per amore” che dà senso a tutto. La seconda alternativa di Gesù è pregare. La preghiera è ciò che può aiutarci a vincere questa tentazione di fuga che ci insegue sempre nella vita. Essa ti ricolloca al posto giusto, in quella relazione di Figlio. La preghiera ti ricorda che non sei solo. Ma la maggior parte della gente o non crede nella preghiera o è convinta di non essere in grado di pregare. Chi non crede nella preghiera è perché pensa di doversi rivolgere a Dio per avere le forze, per riuscire a fare qualcosa, ma non è così! Quando preghi così in realtà ti rivolgi solo a sé stesso, alle tue forze, alla tua volontà, e per questo ti accorgerai che non hai tutte le forze necessarie ma hai bisogno di essere aiutato, sorretto. Chi invece pensa di non saper pregare, non si accorge che l’unica maniera di imparare a farlo è cominciare a pregare. Solo chi prova a pregare alla fine impara a pregare. Siamo tutti bravi a dare spiegazioni sulla preghiera, ma mentre spieghiamo bene in realtà non abbiamo mai provato a mettere in pratica quelle spiegazioni. La preghiera non è teoria, ma pratica. Sarebbe bello in questa settimana cominciare a farlo.

Adesso capiamo questo invito da parte del Signore: “risollevatevi e alzate il capo”, rimettetevi in piedi perché la vostra liberazione è vicina. Ogni volta che ci accade qualcosa Gesù ci dice di risollevare il capo non di guardarci i piedi. Guardiamo avanti perché tutto quello che ci accade aspetta un di più, non è tutto qui, tutto quello che ci accade è una grande opportunità. È questo nuovo sguardo che dobbiamo chiedere a Dio nel tempo dell’Avvento. E allora nella nostra storia Dio incontra il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. Impariamo ad aspettare Dio anche nella circostanza più buia e contraddittoria; Egli mi sta venendo incontro, proprio qui, proprio ora. In questo caos costruiamo spazi per il Regno, occasioni di luce nelle tenebre, ordine in me e dove vivo.

Buona domenica!

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