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La vocazione dell’uomo è la vita nello Spirito

Ritiro delle consacrate

“…tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.” (Fil 4, 8)

Sono felicemente ripresi i ritiri in presenza!

Domenica mattina 21 novembre, ci siamo riunite religiose e laiche consacrate al Convento francescano di s. Antonio a Ischia Ponte, per pregare e adorare Gesù Eucaristia, per meditare e condividere, accompagnate da Maria, sede e madre della Sapienza, per far festa nella S. Messa delle 11:00 cantando con entusiasmo “Tu sei Santo, tu sei Re!”

L’argomento di cui padre Maurizio e fra Mario, alternandosi, ci hanno parlato è stato “Fede e superbia”, con stretto riferimento a quanto riportato nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che subito, al cap. 1, tratta della dignità della persona umana e afferma a chiare parole che la vocazione dell’uomo è la vita nello Spirito.

La dignità si basa sulle virtù, le quali sono disposizioni abituali e ferme a fare il bene. Un bene “a prescindere” perché, quando siamo abituati a fare il bene, diamo il meglio di noi in ogni occasione!

“Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio” e l’uomo virtuoso è colui che pratica liberamente il bene e ricerca l’equilibrio (fermezza, stabilità in modo abituale), il quale si basa sulla verità della persona.

Le quattro virtù cardinali – prudenza, temperanza, fortezza, giustizia – si acquisiscono umanamente:  se ne hai una, le hai tutte, perché sono collegate. Sono come i cardini di una porta o di una finestra:la base è prettamente umana e dipende dall’educazione ricevuta, le virtù, mediante la perseveranza, vengono elevate dalla grazia.

L’uomo virtuoso è felice di praticare le virtù. Quelle cardinali, le virtù umane, si radicano nelle virtù teologali – fede, speranza e carità – che sono dono di Dio e rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione alla natura divina e a vivere la relazione con la SS. Trinità.

Dio è misericordioso e perdona, ma il peccato è veramente un’azione sciocca perché manca contro la ragione, la verità e la retta coscienza. E’ una falsa concezione di bene, va contro le cose buone, allontana i nostri cuori da Dio. Il peccato è amore di sè fino al disprezzo di Dio. E la ripetizione dei medesimi atti errati genera il vizio. Ma il peccato, e questa è veramente una buona notizia, non può distruggere fino in fondo “l’albero”, perché la radice resta intatta.

Dopo un simpatico e allegro intermezzo musicale, la formazione è ripresa con la trattazione di cosa sia la superbia, ossia ascolto stolto di sé. La superbia ci fa credere di essere chissà chi. E una vignetta ce lo ha mostrato: un signore che si riflette allo specchio si vede altro, un gatto che si riflette in uno specchio si vede una tigre. Ma da dove viene questo vizio? Genesi 11, 4: la Torre di Babele! Proviene dal volersi fare un nome, dal farsi conoscere “perché io valgo”.  Il superbo non si accorge di essere superbo perché si crede giusto. E’ talmente immerso che non la riconosce.

Quando qualcuno però ci dice una cosa e noi non ci riconosciamo in quello che ha detto, e non ci  arrabbiamo per quello che ci ha detto, allora vuol dire che non è vero.

L’umiltà va di pari passo con la dignità e ci fa accettare di essere creature e di essere uomini. L’umile non innalza se stesso ma tutto ciò che fa è per la gloria di Dio.

La superbia è come l’anoressia: oggi non mangio questo, domani non mangio quest’altro e piano piano, senza che ce ne accorgiamo, ci priviamo di ciò che è importante e essenziale.

Fuori dell’amore siamo ombre di noi stessi. Umiltà invece è sapersi totalmente di Qualcuno senza la superbia di pensare che si possa essere qualcuno senza Dio.

Dio ha teso la mano all’uomo attraverso Gesù Cristo che è ponte tra l’uomo e Dio, il quale vuole essere amato da noi, ricambiato!

E come Dio si è incarnato nella mia vita?

Come mi è stato accanto?

In quali situazioni mi ha salvato?

Credere vuol dire aderire al piano di salvezza di Dio. Vuol dire aderire a Lui che ama intrattenersi con noi e ci invita alla comunione con Lui e con la sua famiglia. La fede è quando rispondiamo a Dio: “Si, io ci sto!”

Ci sono state presentate poi delle figure bibliche: Abramo, che già credeva nella resurrezione; Sara; Isacco; Maria la Madre di Gesù, che si è lasciata accogliere da Dio accogliendolo a sua volta e non ha mai mollato, anche quando ha visto il Figlio inchiodato alla croce, fino a vederlo risorto!

E’ grazie a questa storia che siamo uomini e donne! Uomini e donne per grazia!

Il gruppo delle consacrate
della Diocesi di Ischia

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