“I nostri sportelli ascolto antiviolenza sono luoghi dove le donne possono trovare accoglienza e nei casi più a rischio ospitalità (attraverso l’aiuto anche di altre associazioni), e attraverso i colloqui psicosociali possono rielaborare quanto vissuto al fine di costruire una vita libera e autodeterminata lontana dalla violenza. Gli sportelli lavorano in rete con i servizi territoriali e utilizzano una tecnica di ascolto empatico e relazionale, si costruisce con le donne una relazione di fiducia che permette loro di aprirsi e raccontare le violenze subite. La metodologia di lavoro adottata dall’equipe degli sportelli implica il superamento di approcci tecnici standardizzati e aprioristici a favore di un metodo che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione. La metodologia dell’accoglienza, sviluppata nel corso degli anni e validata da tutte le principali organizzazioni internazionali che si sono occupate di intervento e di standard di qualità nell’aiuto offerto alle donne che subiscono violenza, si basa sul rafforzamento (empowerment) dell’identità della donna e sulla relazione tra donne.
Sarebbe però riduttivo considerare i nostri sportelli soltanto come luoghi di accoglienza e ospitalità: sono luoghi dove si costruiscono saperi, progettualità, speranze e competenze, dove di produce cultura, dove si stipulano dei patti non solo con la donna accolta, ma con tutti i servizi territoriali, le istituzioni e con tutti i soggetti che si occupano di violenza di genere per prevenire e contrastare la violenza alle donne e fornire una corretta lettura della violenza non in ottica emergenziale, ma quale fenomeno antico e frutto di una società patriarcale.
In genere il primo contatto avviene telefonicamente: il telefono è un mezzo molto efficace per superare il senso di vergogna connesso alla violenza e permette di rimanere anonime. È utile per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni.
Gli sportelli sono finalizzati all’analisi della situazione e dei bisogni, alla strutturazione del percorso di uscita dalla violenza. L’intervento è di carattere relazionale o psico-sociale, non terapeutico e consiste in un percorso di colloqui, a cadenza periodica e di durata variabile, in base alle esigenze della donna. I colloqui di accoglienza vengono stabiliti e fissati con la donna secondo tempi e modalità condivise; hanno l’obiettivo di aprire uno spazio alla donna per parlare di sé, per elaborare il suo vissuto di violenza e superare il danno da trauma. La metodologia prevede che ogni azione, dall’ attivazione di servizi, alle possibili denunce, separazione, o qualsiasi altra azione, venga intrapresa solo con il consenso della donna e che si lavori sempre per il suo vantaggio secondo i presupposti della protezione, della riservatezza e anonimato e del non giudizio. Alla donna non vengono offerte soluzioni precostituite, ma un sostegno specifico e informazioni adeguate, affinché possa trovare la soluzione adatta a sé e alla propria situazione.
Informazioni e consulenza legale di primo livello con le avvocate che collaborano con il Punto D : Difesa dei Diritti delle DONNE”
a cura della dott.ssa Cristina Rontino
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano