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La Parrocchia errante

Pontificale del 30 novembre presso la Parrocchia di S. Francesco Saverio al Cuotto in occasione delle Cresime

Parrocchia S. Francesco Saverio – Cuotto

Quando si dice “Parrocchia di san Francesco Saverio” al Cuotto, spesso si sente chiedere: “Ma dov’è?” e bisogna spiegare bene, perché è una parrocchia nascosta, la chiesa si trova di lato salendo da Forio verso Panza e non è visibile dalla strada, bisogna conoscerla per individuarne la posizione.

Ma da quando c’è la pandemia, ormai da due anni, è quasi impossibile trovarla: dopo essere stata domiciliata l’inverno scorso presso il ristorante “Belvedere”, quest’anno si è spostata presso la sala ristorante di “Villa Angela”, un albergo poco distante, dove la generosità dei proprietari ancora una volta ha permesso che si continuasse a celebrare nel rispetto delle norme anticovid, poiché la Parrocchia del Cuotto, oltre ad essere poco visibile è anche molto piccola. In ogni caso la sede, ristorante o albergo, richiama l’atto del mangiare, emblematico e non casuale, poiché la celebrazione è anche ‘mensa del Signore’.

Forse il Vescovo, venuto martedì 30 novembre scorso per la celebrazione delle Cresime e per conoscere la comunità, avrà avuto difficoltà a trovare la parrocchia, ma la parrocchia era lì, presente, pronta perfettamente a svolgere la propria funzione.

La Parrocchia di San Francesco Saverio è una parrocchia errante, sì, ma funzionante. L’ovile per il gregge è importante, ma non importa dove esso sia, ed è importante la presenza del Pastore, il quale neanche manca. E dunque in questa cornice la comunità ha accolto per la prima volta il nuovo Vescovo Gennaro.

Lo aspettavano, oltre alla comunità, quattro cresimande, alle quali Mons. Pascarella ha rivolto il suo sorriso e il suo saluto paterno. Nell’omelia il Vescovo Gennaro ha voluto sottolineare l’importanza dell’azione dello Spirito Santo, che discende sui cresimandi come sugli Apostoli il giorno di Pentecoste, nella vita di noi cristiani. Esso si presenta come un motore fondamentale delle nostre vite, un dono prezioso che Dio elargisce generosamente a tutti coloro che ne fanno richiesta.

È un dono che rimane però nascosto, come l’amore, anzi, è lo spirito dell’amore, quello che Dio nutre incessantemente per noi, è il protagonista della nostra vita cristiana, colui che ha dato la spinta alla evangelizzazione in tutto il mondo e ci consente di relazionarci con Dio chiamandolo ‘Abbà’, padre, come ci ha insegnato Gesù nella preghiera che ci ha lasciato. Lo Spirito Santo ci aiuta inoltre ad abbattere le false immagini di Dio, ci consente di riconoscere nell’uomo di Nazareth Gesù, il Figlio di Dio. Inoltre ci consente di penetrare la Parola del Signore.

Senza lo Spirito Santo la Parola non avrebbe per noi lo stesso significato e noi ci fermeremmo solo alla sua parte superficiale. È il dono che Gesù aveva promesso di mandare agli Apostoli, grazie al quale non sarebbero stati più soli.

Ma il luogo dove lo Spirito Santo, che è Dio stesso, vuole dimorare, il suo sacrario, tabernacolo è il nostro cuore. “Lo Spirito Santo è la nostra coscienza, Dio in tal modo è sempre con noi”. È necessario che ci chiediamo – ha proseguito il Vescovo – se lui è veramente con noi, nei nostri cuori. La prova è nelle nostre relazioni interpersonali, se queste sono buone allora ne abbiamo la certezza.

I frutti della presenza dello Spirito Santo dentro di noi sono la gioia, la pace, l’amore, la bontà, la benevolenza. L’augurio dunque, alle cresimande e a tutti noi è stato, in conclusione, di potere gustare sempre i frutti dello Spirito Santo.

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