Rubrica a cura di Oriana Danieli
Ciao bambini!
Eccoci ormai arrivati ad un passo dal Natale e, come tutte le cose che sono “ad un passo” da qualcosa di bello, nel cuore c’è esplosione di gioia; la gioia di un’attesa: la venuta di Gesù. La Chiesa ci ricorda questo, chiamando la III domenica di Avvento, quest’anno il 12 dicembre, la domenica della “Gioia”. Cerchiamo quindi di comprendere il perché di tutta questa Gioia, attraverso le parole dei testi.
Già dalle letture c’è una continua ripetizione di questa parola e di questo stato di “letizia”: “Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme. Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”; ci dice il profeta Sofonia, mentre l’apostolo Paolo ci ricorda che essere nel Signore è essere lieti perché è Lui la gioia vera.
Ma come si può vivere e mettere in pratica tutto questo? La stessa domanda se la sono fatta le persone che attendevano il Messia. Persone che seguivano e ascoltavano le parole di Giovanni il Battista, che dava le indicazioni per poter aprire il cuore alla venuta di qualcuno che lo avrebbe riempito di gioia, rendendolo libero e leggero. Nel Vangelo è scritto che le folle vanno a chiedere a Giovanni cosa fare, e tra di loro ci sono anche i pubblicani e i soldati, persone che stavano dalla parte del potere e che non erano certamente ben visti dal resto del popolo, specialmente dai poveri e dai deboli.
Già questo ci dice che Dio si dà da fare proprio per tutti, perché Giovanni, che era lì per parlare a chi desiderava capire come accogliere il Messia, non “selezionava” le persone che si avvicinavano a lui per domandare, rispondendo solo a chi lo “meritava”, anzi, ha donato a tutti e ad ognuno le indicazioni adatte alla propria personalità: al pubblicano diceva di non chiedere oltre il dovuto, ai soldati di non approfittare del loro potere. Questo è già il primo messaggio di gioia: una parola per TUTTI, che parla ad ognuno in modo diverso, adatta al proprio essere, che non lo cambia se non in bene, senza levargli ciò che per lui è importante.
Ecco il secondo bel messaggio di gioia: il dono che non toglie nulla. Sentiamo dire spesso che è importante donare, dare a chi ha meno, fare “sacrifici” per mettere in pratica quanto compreso dal Vangelo. Giovanni il Battista dice di donare e di cedere quella parte di noi che è fatta di egoismo.
Chiede di lasciare nel senso di condividere, di rinunciare ad approfittarsi; significa essere onesti, accontentarsi di ciò che si ha, senza quell’avidità insaziabile che rende schiavi. Quindi il Vangelo chiede di dare con Gioia: perché condividere è più bello che tenere per sé! Proviamo a pensare a quanto più bello sia stare a fare un gioco con i nostri amici invece che da soli, forse l’avremmo tutto per noi, ma ci mancherebbe l’allegria che ci dona lo stare assieme! Insomma, capiamo quello che realmente significa “sacrificare”, ovvero “fare sacro”.
Ogni volta che condivido e rinuncio a tenere qualcosa solo per me, in un qualche modo lo “rendo sacro” e mi avvicino al Signore. Certo non è sempre facile fare questo, perché c’è sempre quella parte di me che resiste e vorrebbe tenere tutto per sé, e così si finisce per chiudere le porte all’altro.
Allora bambini, domenica potremmo fermarci a chiedere al Signore di renderci davvero liberi e di rendere il nostro cuore una porta aperta all’amore e al dono. Perché alla fine è proprio vero che c’è più gioia nel dare che nel ricevere!
Buona domenica di Gioia!