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L’Immacolata nel cuore di Francesco

Mercoledì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, durante l’Angelus, Papa Francesco mette in risalto la piccolezza, l’umiltà profonda della giovane Maria di Nazaret, visitata dall’Arcangelo Gabriele che le annuncia il dono della divina maternità per opera dello Spirito Santo: «L’angelo la chiama “piena di grazia”. Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, Immacolata. Ora, a questo saluto, Maria – dice il testo – rimane “molto turbata” (Lc 1,29).

Non è solo sorpresa, ma turbata. Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità (cfr Lc 20,46). Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio. Tra le mura della casa di Nazaret vediamo così un tratto meraviglioso. Com’è il cuore di Maria?

Ricevuto il più alto dei complimenti, si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a sé stessa. Maria, infatti, non si attribuisce prerogative, non rivendica qualcosa, non ascrive nulla a suo merito. Non si autocompiace, non si esalta. Perché, nella sua umiltà, sa di ricevere tutto da Dio. È dunque libera da sé stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera: non avere occhi per sé, ma per Dio e per gli altri».

Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Papa Pio IX nel 1854 con la bolla Ineffabilis Deus. Già nel XIII sec. i primi francescani sostenevano che la Madre di Dio fosse nata senza macchia di peccato originale e quindi immacolata, nonostante non ci fosse ancora nessun dogma a confermarlo. Spesso questa “tesi” era punto di contrasto teologico con i domenicani che non erano d’accordo.

San Francesco d’Assisi “circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere”(FF 786).

Maria è la Madre di ogni bontà, infatti “Francesco si trasferì nella località chiamata Porziuncola, dove c’era un’antica chiesetta in onore della beata Vergine Madre di Dio, ormai abbandonata e negletta. Vedendola in quel misero stato, anche perché aveva grande devozione per la Madre di ogni bontà, il santo vi stabilì la sua dimora e terminò di ripararla nel terzo anno della sua conversione (FF355). … In Lei, dopo Cristo, riponeva la sua fiducia (FF1165). … supplicava insistentemente Colei che concepì il Verbo pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata. E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della povertà evangelica” (FF1051).

Il più grande sostenitore francescano degli ultimi tempi verso la figura dell’Immacolata è stato san Massimiliano Kolbe, che prese esempio dallo stesso san Francesco, il cui scopo era quello di morire di amore per l’Amore di Colui che s’è degnato di morire per amore nostro.

Il Santo Padre conclude: «Chiediamo alla Madonna una grazia: che ci liberi dall’idea fuorviante che una cosa è il Vangelo e un’altra la vita; che ci accenda di entusiasmo per l’ideale della santità, che non è questione di santini e immaginette, ma di vivere ogni giorno quello che ci capita umili e gioiosi, come la Madonna, liberi da noi stessi, con gli occhi rivolti a Dio e al prossimo che incontriamo.

Per favore, non perdiamoci di coraggio: a tutti il Signore ha dato una stoffa buona per tessere la santità nella vita quotidiana! E quando ci assale il dubbio di non farcela, o la tristezza di essere inadeguati, lasciamoci guardare dagli “occhi misericordiosi” della Madonna, perché nessuno che abbia chiesto il suo soccorso è stato mai abbandonato!».

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