L’identità cristiana ha un nome che è un fondamento: il Battesimo. «Vengono oggi a ricevere l’identità cristiana. I vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi dovete custodire questa identità». In occasione della festa del Battesimo del Signore, domenica scorsa 9 gennaio, papa Francesco battezzando alcuni bambini nella Sistina è tornato a mettere nuovamente l’accento su una realtà centrale: l’identità cristiana.
E lo ha fatto evidenziando però, come già altre volte, anche un verbo che la definisce: il verbo ‘ricevere’. Perché, come spiegava bene in un’omelia del 26 settembre 2014, quando si parla di ‘vera’ identità cristiana «non si deve cadere nella tentazione di credere che essere cristiani è un merito, è un cammino spirituale di perfezione: no, non è un merito, è pura grazia. Semplicemente questo».
Per il Papa, dunque, secondo la dinamica dell’incarnazione insegnata dal Catechismo, ripartire dall’identità cristiana vuol dire fare memoria di questa grazia e riconoscere ciò che la realtà di un simile dono significa. Custodire questa realtà vuol dire, così, anche crescere nella strada indicata da Cristo nel Vangelo, quella che lo stesso papa Francesco ha indicato più volte per condurre una vita cristiana, anzi, proprio come vera «carta d’identità del cristiano»: è la via delle Beatitudini, che vanno «controcorrente» rispetto alla mentalità del mondo, e di quel «protocollo del giudizio finale che si trova al capitolo 25 del Vangelo di Matteo». Questa è la grazia del Battesimo e la vita di grazia che da essa scaturisce.
Per questa sua propria natura, pertanto, l’identità cristiana non dispone di un unico modello culturale. Come aveva riconosciuto san Giovanni Paolo II, «restando pienamente sé stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, il cristianesimo porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato».
Così la Chiesa, assumendo i valori delle differenti culture, diventa « sponsa ornata monilibus sui », quella sposa che si adorna con i suoi propri gioielli ci cui parla il profeta Isaia. Ma se è vero che alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, nel tempo che stiamo vivendo diventa ancora più urgente tener presente che il messaggio cristiano non si identifica con nessuna cultura e che bisogna liberarsi da certe vanitose sacralizzazioni della propria. L’identità cristiana è imparagonabile a tutte le altre identità, politiche o culturali.
E quando queste identità cercano di appropriarsi del tratto unico di gratuità dell’identità cristiana possono nascere le peggiori caricature del cristianesimo. La storia delle strumentalizzazioni del resto parla da sé. Gli identitarismi stravolgono questa natura. L’identitarismo stravolge il Vangelo. Al pari del proselitismo, è una visione incompatibile con la fede.
Al contrario, proprio riconoscere e fare memoria delle sorgenti della vera identità cristiana fa sfuggire dalle morse ideologiche degli identitarismi e degli antiidentitarisimi oggi in voga, che hanno preso il nome di cancel culture (cultura della rimozione). Identitarismi e cancel culture non sono che il dritto e il rovescio della stessa medaglia.
Nel suo consueto incontro d’inizio d’anno con il Corpo diplomatico, ieri, papa Francesco ne ha nuovamente parlato: «Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella ‘ cancel culture’ che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche».
L’ideologia più subdola, che in nome della protezione delle diversità finisce per cancellare il senso di ogni identità. Per il Papa si va così elaborando un pensiero unico costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica «va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca».
L’aveva ricordato anche nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal recente viaggio a Cipro e in Grecia, dove aveva anche ripreso il rischio della «laicità annacquata». Proprio in questi tempi di recrudescenze ideologiche si fa così stringente la vera identità cristiana. La grazia del Battesimo è l’unica via.
Fonte: Stefania Falasca – Avvenire