Materiali per la riflessione
Proponiamo i materiali che l’Equipe Sinodale ha presentato alla riflessione dei partecipanti durante l’incontro del 18 gennaio.
Si tratta di alcuni spunti, tratti dal Vademecum per il Sinodo, che hanno avuto come preambolo la lettura e meditazione del brano del Vangelo di Matteo (Mt 2,1-12) che racconta la “Venuta dei Magi”. Come i Magi – ha precisato don Pasquale Trani all’inizio dell’incontro – noi siamo in cammino verso la meta, la realizzazione del sogno di Dio per l’uomo, e come i Magi abbiamo riferimenti culturali, spirituali e personali, le nostre attitudini – le nostre stelle, che ci guidano –, ma siamo anche tentati da interferenze esterne, le nostre debolezze – i nostri “Erode” – che possono farci deragliare.
Diventa quindi necessaria una riflessione formativa che ci fortifichi nelle attitudini positive e ci metta in grado di ripararci dalle tentazioni. Il Sinodo è infatti prima di tutto discernimento, è un processo spirituale, che lungi dall’essere una raccolta di dati o una serie di riunioni deve diventare esercizio quotidiano e stile di vita.
Attitudini per partecipare al processo sinodale
Ascolto e dialogo: come partecipare concretamente
Ascolto – è il metodo del processo sinodale (ascoltare è più che sentire)
Discernimento – è lo scopo del processo sinodale
Partecipazione – è il percorso
Tutti siamo chiamati a partecipare in virtù’ del Battesimo ricevuto
Quali le attitudini?
- Umiltà e pazienza nell’ascoltare e coraggio di parlare
- Apertura alla possibilità di cambiamento e alla novità
- Ascolto senza pregiudizi, Dio è all’opera e comunica attraverso lo Spirito Santo, bisogna mettersi realmente e con pazienza ad ascoltare, poiché ascoltare è imparare dall’altro
- Rispondere e reagire senza pregiudizi o dando risposte preconfezionate per difendere le vecchie posizioni
- Sconfiggere la piaga del clericalismo: la Chiesa è corpo di Cristo, ognuno ha un ruolo e un carisma
- Combattere il virus dell’autosufficienza siamo tutti sulla stessa barca, non bisogna costruire muri, ma ponti
- Abolire le ideologie e la prevalenza dell’idea sulla realtà,
… ma allo stesso tempo
- Sognare con mente aperta ed inclusiva, per accogliere tutti
Le tentazioni: come evitare le insidie
Come in ogni viaggio, dobbiamo essere consapevoli delle possibili insidie che potrebbero ostacolare il nostro procedere durante questo tempo di sinodalità. Quelle che seguono sono alcune insidie che devono essere evitate per promuovere la vitalità e la fecondità del processo sinodale.
- La tentazione di voler guidare le cose di testa nostra invece di lasciarci guidare da Dio. La sinodalità non è un esercizio strategico corporativo. È piuttosto un processo spirituale guidato dallo Spirito Santo, ma possiamo essere tentati di dimenticare che siamo pellegrini e servitori sul cammino tracciato da Dio per noi.
- La tentazione di concentrarci su noi stessi e sulle nostre preoccupazioni immediate. Il processo sinodale rappresenta un’opportunità per aprirci, per guardarci intorno, per vedere le cose da altri punti di vista, per andare in missione verso le periferie.
- La tentazione di vedere solo “problemi”. Rischiamo di perdere di vista la luce se ci concentriamo solo sull’oscurità. Invece di concentrarci solo su ciò che non va bene, apprezziamo le situazioni in cui lo Spirito Santo sta generando la vita e vediamo come possiamo lasciare che Dio operi più pienamente.
- La tentazione di concentrarsi solo sulle strutture. Il processo sinodale richiederà naturalmente un rinnovamento delle strutture a vari livelli della Chiesa, per favorire una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una missione più fruttuosa, ma l’esperienza della sinodalità non dovrebbe concentrarsi in particolare sulle strutture, ma sull’esperienza del camminare insieme per discernere il cammino da seguire, ispirati dallo Spirito Santo.
- La tentazione di non guardare oltre i confini visibili della Chiesa. Un processo sinodale è un momento per dialogare con persone del mondo dell’economia e della scienza, della politica e della cultura, delle arti dello sport, dei media e delle iniziative sociali. È anche un’opportunità per approfondire il cammino ecumenico con le altre denominazioni cristiane e per approfondire la nostra intesa con altre tradizioni di fede.
- La tentazione di perdere di vista gli obiettivi del processo sinodale. Mentre procediamo lungo il cammino del Sinodo, dobbiamo stare attenti che, il processo sinodale mantenga l’obiettivo di discernere come Dio ci chiama a camminare insieme. Nessun processo sinodale risolverà tutte le nostre preoccupazioni e i nostri problemi, ma ci insegnerà ad andare avanti in modo corresponsabile.
- La tentazione del conflitto e della divisione. “Che tutti siano uno” (Giovanni 17,21). Questa è l’ardente preghiera di Gesù al Padre che chiede l’unità tra i suoi discepoli. Lo Spirito Santo ci conduce più profondamente nella comunione con Dio e tra di noi. I semi della divisione non portano frutto.
- La tentazione di trattare il Sinodo come una specie di parlamento. Non dobbiamo confondere la sinodalità con una “battaglia politica” in cui per governare una parte deve sconfiggere l’altra. È contrario allo spirito della sinodalità inimicarsi gli altri o incoraggiare conflitti divisivi che minacciano l’unità e la comunione della Chiesa.
- La tentazione di ascoltare solo coloro che sono già coinvolti nelle attività della Chiesa. Questo approccio può risultare più facile da gestire, ma finisce per ignorare una parte significativa del Popolo di Dio.
- La tentazione del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro. Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia.
- La tentazione dell’intellettualismo. Far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”.
- La tentazione dell’ immobilismo: siccome «si è sempre fatto così». Questa parola è un veleno nella vita della Chiesa. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore (cfr Mt 9,16).
Sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito! Perché dello Spirito abbiamo bisogno, del respiro sempre nuovo di Dio, che libera da ogni chiusura, rianima ciò che è morto, scioglie le catene, diffonde la gioia. «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa». E questa è la sfida.