Peter for President
Quando penso a Peter, io resto senza fiato.
Peter è una delle storie di successo più belle di tutta Still I Rise. Anzi, forse è proprio una delle storie di successo più sfavillanti che abbia mai visto nella vita. Le vittorie che si è aggiudicato nell’ultimo anno sono roba da film, speranza allo stato puro, ed è tutta farina del suo sacco.
Per me, Peter è una rockstar assoluta.
Ma chi l’avrebbe detto, solo un anno fa?
Ricordo il giorno in cui è arrivato da noi come se fosse ieri. Schivo, diffidente, le barriere alzate e gli artigli sguainati, sempre pronto a difendersi con le unghie e con i denti, anche quando nessuno lo stava attaccando. Perché è questo che ti fa il trauma, non è vero? Ti deruba della possibilità di fidarti. Ed è così che Peter ha iniziato, ferito e solo, dal gradino più basso della vita. Sia in termini accademici che comportamentali, Peter era uno dei nostri bambini più difficili. In quanti lo avrebbero tacciato come una causa persa, lavandosene le mani?
E invece, oggi, Peter vuole diventare Presidente.
Lo dice sorridendo, a testa alta, negli occhi la luce della libertà, e dell’ottimismo, e di una grinta propria solo di chi ha visto il peggio e ha avuto il coraggio di reagire. E, per quel che vale, io penso che Peter sarebbe un ottimo Presidente. Ma soprattutto, so che ha le carte in regola per diventarlo. Ed è questa la parte più bella della sua storia. Peter non è solo migliorato nell’ultimo anno: è diventato il migliore.
Proprio così, oggi Peter sta seguendo lo stesso percorso di studi che seguì nientemeno che l’attuale presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, e lo sta facendo come la star che è. Nel giro di un anno, è passato da uno dei livelli più elementari della nostra Scuola ad aggiudicarsi il titolo sia di Campione di Matematica che di Campione di Inglese, i tornei più importanti dell’anno, per poi coronare il tutto con l’elezione a rappresentante d’istituto. E, non pago, agli esami finali del primo anno Peter si è qualificato tra i primi della Scuola, i primi in assoluto, guadagnandosi l’accesso alla classe più avanzata del programma.
Nessuno, in tutta Still I Rise, ha raggiunto un risultato simile in così poco tempo. E se la sua non è una mente più unica che rara, cos’altro è?
Ed è proprio questo il punto, no? Peter è dir poco incredibile, e la sua grinta, la sua arguzia, la sua forza sono un dono all’umanità – un dono che, se fosse stato per questo mondo criminale, sarebbe rimasto rinchiuso per sempre in una baraccopoli. E non trovi sia disgustoso tutto ciò? O meglio, non lo trovi terrificante? Perché se Peter diventerà Presidente – ma anche se non lo diventerà – tutto il mondo vince. Pensa: un Presidente gentile, un Presidente generoso, un Presidente che sa cosa significhi non avere nulla. Ma se invece il mondo lo inghiotte, a perdere non è solo lui, no, ma tutti quanti noi. Ed è proprio per questo che facciamo quello che facciamo – offrire l’istruzione dell’élite ai bambini più vulnerabili. Per costruire un mondo in cui i Presidenti di domani siano finalmente migliori dei Presidenti di oggi.
Così che nessun Peter sia mai una “causa persa”.
Peter è solo un cicciolo d’uomo ancora, ma per me è già un’ispirazione molto più grande di tanti attori presuntuosi e privilegiati, dei motivatori da palcoscenico, dei VIP e dei politici e dei cosiddetti “influencer” da milioni di dollari. Forse esagero perché è un mio studente e gli voglio un bene dell’anima e quindi sono di parte, ma sono persone come Peter a fare di questo mondo un luogo in cui valga ancora la pena di vivere.
Quello che facciamo a Still I Rise non è carità, è giustizia sociale. È restituire un debito dovuto da generazioni di oppressione e sfruttamento. È investire nella realtà di un futuro più giusto, e di un mondo possibile.
di Nicolò Govoni