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Si Gesù, fate luce!

In questo nostro tempo folle, avviluppato da tenebre fitte: le tenebre dell’orgoglio, della superbia, della diffamazione, dell’odio puro. Gli eventi che hanno contraddistinto la nostra storia recente, dalla pandemia alla crisi economica, dal dibattito politico e sanitario caratterizzato dalla divisione, ai sovranismi striscianti che tentano di strangolarci, ci hanno segnati profondamente. Ed è venuto fuori, per lo più, il peggio dell’essere umano.

L’informazione pare sempre di parte, anche quella veicolata dalle grandi testate giornalistiche. Non parliamo poi di quello che circola sui social! Ne ho lette di insulsaggini e ce n’è per tutti: dai politici al premier in combutta con i “grandi della terra” con le multinazionali e via dicendo. Allo stesso Papa, il vicario di Cristo, accusato addirittura di essere antipapa, e anche lui d’accordo con i grandi, i forti, gli affamatori dell’umanità.

E’ assurdo pretendere di pontificare in merito, senza mai aver letto il Vangelo, senza conoscere i dettami basilari della fede. Intanto molti si dichiarano apertamente atei o agnostici, se non addirittura cattolici doc, ma tutti si sentono in dovere di criticare l’operato del Pontefice, di accusarlo di ogni sorta di peccato, etichettandolo con epiteti inappropriati e dileggianti.

Io come cattolica mi sento profondamente offesa e non posso voltarmi da un’altra parte e fare finta di niente. Rispondere per le rime sui social non vale la pena; si arriva al livello dei bruti, ci si invischia nello stesso sistema di rispondere all’odio con l’odio, all’offesa con l’ offesa e noi cristiani, mi sembra di ricordare, siamo quelli del perdono, del porgere l’altra guancia.

D’altronde al tramonto della vita, come sosteneva San Giovanni della croce, saremo giudicati sull’ amore cioè sulla misericordia che si manifesta in gesti concreti e traduce il Vangelo in vita. Il Vangelo non è uno slogan pubblicitario al buonismo ma è un continuo appello a cambiare vita, a seguire le orme del Maestro, a fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi nella consapevolezza che “con la misura con cui misuriamo sarà misurato a noi in cambio”.

Proviamo allora a sciogliere la nebbia fitta che ancora ci separa da questo amore sostando per un po’ di tempo a contemplare il Crocifisso e domandando la luce e la grazia di saper amare come lui ha amato noi. E non parlo di un amore-sentimento di superficie che si manifesta solo a parole, ma concretamente nei fatti. Come ha spiegato il Papa durante l’intervista rilasciata su Rai tre a Fabio Fazio.

E’ stata una lezione affascinante nella sua semplicità e schiettezza, segno che quest’uomo è indubbiamente una guida, segno che abbiamo bisogno di una voce che ci infonda coraggio e speranza. Seguendo il suo operato mi convinco sempre più che abbiamo un pastore eccezionale alla guida della santa Chiesa. Già la scelta del nome “Francesco” è molto indicativa.

Alle origini della sua vocazione sembra che vi siano le parole: “Và e ripara la mia casa”, rivolte dal crocifisso di San Damiano al santo di Assisi. Un nome il suo che fa pensare all’umiltà, alla semplicità, all’amore per il creato, per gli ultimi, alla condanna di ogni forma di discriminazione e di guerra. Ed è stato chiarissimo Francesco quando ha parlato della priorità della guerra per gli uomini di oggi: la guerra e la vendita delle armi che nell’immaginario universale è quello che conta veramente. “Vediamo come si mobilitano le economie e cosa è più importante oggi, la guerra: la guerra ideologica, di poteri, la guerra commerciale e tante fabbriche di armi”.

E non tace neppure del trattamento “criminale” riservato a migliaia di migranti, alcuni prigionieri dei “lager” in Libia. Sulla stessa linea il Papa ha chiesto di riflettere sulla tremenda divisione nel mondo: una parte sviluppata dove si ha “la possibilità della scuola, dell’università, del lavoro”; un’altra, con “i bambini che muoiono, migranti annegati” ingiustizie che vediamo anche nei nostri Paesi. L’orribile tentazione è quella “di guardare da un’altra parte, non guardare”. Sembra che ci siamo abituati al peggio, alle tragedie che i media ci mostrano ogni giorno, “ma prendiamo distanza…ci lamentiamo un po’, ‘è una tragedia!’ ma poi è come se nulla fosse accaduto”. “Non basta vedere, è necessario sentire, è necessario toccare”, insiste Francesco. “toccare le miserie, e toccare ci porta all’eroicità. Penso ai medici, agli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati”.

E l’ultima riflessione del Pontefice non poteva vertere se non sul “chiacchiericcio”, quello che avvelena ogni giorno i rapporti umani, quello che ci divide e ci imbalsama nei nostri pregiudizi, nelle nostre “fissazioni”, nelle nostre infelicità. Il suo messaggio, se ben ascoltato, è rivoluzionario, scuote le coscienze, può far male, mettere in discussione le nostre certezze o il nostro sonnolento confort quotidiano. Ma quanta speranza ci infonde con le parole “La capacità di essere perdonato è un diritto umano. Tutti noi abbiamo il diritto di essere perdonati se chiediamo perdono”!

Ma anche il messaggio di Gesù era lo stesso. Anche allora si scandalizzavano in tanti: i sacerdoti del tempio, i Farisei, i suoi stessi conterranei, gli abitanti di Nazaret. E ci sono pagine del Vangelo indimenticabili sul diritto al perdono di ogni uomo, fosse anche il peccatore più incallito, dal figliuol prodigo, alle frequentazioni del Nazareno, gente poco raccomandabile: pubblicani, prostitute, samaritani, fino al buon ladrone, perdonato in extremis sulla croce.

Era uno scandalo continuo il Figlio di Dio. Basta capire questo per comprendere il modo di agire del Papa. Gesù fate luce, ne abbiamo veramente bisogno. Ma la luce va cercata, nel silenzio, nella meditazione, nella preghiera. Chi osteggia il Papa, il prossimo, gli ultimi della terra, chi si volta dall’altra parte dinanzi alla miseria del fratello ha un disperato bisogno di Luce per avere la grazia di comprendere le gravi contraddizioni in cui si contorce.

Ma la grazia della luce può riversarsi solo in cuori umili e veramente desiderosi della verità; per questo preghiamo per i nostri fratelli “disperati e infelici” nel corpo e nell’anima e diamoci da fare ogni giorno, cercando di essere costruttori di pace, Vangelo vissuto.

Solo così la grazia di Dio potrà operare e assicurarci serenità e libertà autentica, perché solo la Verità ci farà liberi.

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