«In queste settimane abbiamo potuto approfondire la figura di San Giuseppe lasciandoci guidare dalle poche ma importanti notizie che danno i Vangeli, e anche dagli aspetti della sua personalità che la Chiesa lungo i secoli ha potuto evidenziare attraverso la preghiera e la devozione. A partire proprio da questo “sentire comune” che nella storia della Chiesa ha accompagnato la figura di San Giuseppe, oggi vorrei soffermarmi su un importante articolo di fede che può arricchire la nostra vita cristiana e può anche impostare nel migliore dei modi la nostra relazione con i santi e con i nostri cari defunti: parlo della comunione dei santi. Tante volte noi diciamo, nel Credo, “credo la comunione dei santi”. Ma se si domanda cosa è la comunione dei santi, io ricordo che da bambino rispondevo subito: “Ah, i santi fanno la comunione”. È una cosa che … non capiamo cosa diciamo. Cosa è la comunione dei santi? Non è che i Santi facciano la comunione, non è questo: è un’altra cosa. … Cristo è il legame che ci unisce a Lui e tra di noi, che ha un nome specifico: questo legame che ci unisce tutti, fra noi e noi con Cristo, è la “comunione dei santi”. Non sono i santi a operare i miracoli, no! “Questo santo è tanto miracoloso …”: no, fermati: i santi non operano miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro. … Che cos’è, dunque, la “comunione dei santi”? Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «La comunione dei santi è precisamente la Chiesa» (n. 946). Ma guarda che bella definizione! “La comunione dei santi è precisamente la Chiesa”. Che cosa significa questo? Che la Chiesa è riservata ai perfetti? No. Significa che è la comunità dei peccatori salvati».
È noto l’amore che san Francesco d’Assisi provava per la Vergine Maria, la Regina di tutti i Santi, a Lei dedicava laudi e preghiere, affidava tutta la sua vita, i suoi frati e i suoi progetti secondo la Volontà di Dio. Nell’ufficio della Passione di Cristo aggiunse come antifona: «Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, fra le donne, figlia e ancella dell’altissimo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le virtù dei cieli, e con tutti i santi, presso il tuo santissimo Figlio diletto, nostro Signore e Maestro» (FF 281). Il Serafico Padre ammirava molto gli uomini e le donne di virtù, tanto da prenderli da esempio per non essere di scandalo a chi a lui si affidava. “I santi e il loro ricordo erano per lui come carboni ardenti, che ravvivano in lui l’incendio deificante. Venerava con devozione ferventissima tutti gli apostoli e specialmente Pietro e Paolo, per la loro fervente carità verso Cristo. In loro onore e per loro amore offriva al Signore il digiuno di una quaresima speciale” (FF 1167).
Papa Francesco continua la sua catechesi: «Anche Gesù aveva i suoi amici, e ad essi si è rivolto nei momenti più decisivi della sua esperienza umana. Nella storia della Chiesa ci sono delle costanti che accompagnano la comunità credente: anzitutto il grande affetto e il legame fortissimo che la Chiesa ha sempre sentito nei confronti di Maria, Madre di Dio e Madre nostra. … Ma anche lo speciale onore e affetto che ha tributato a San Giuseppe. … Proprio per questo mi piace concludere questa catechesi con una preghiera a San Giuseppe alla quale sono particolarmente legato e che recito ogni giorno da più di 40 anni. È una preghiera che ho trovato in un libro di preghiere delle Suore di Gesù e Maria, del 1700: Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere».