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Intelligenza artificiale e guida umana

Il grande progresso delle tecnologie comporta anche dei rischi. La UE pubblica i sette requisiti del codice etico

La linea della Chiesa con la Pontificia Accademia per la Vita: privilegiare comunione e inclusione

Missioni spaziali, telecomunicazioni, shipping, ma anche videogiochi e cura della casa: l’intelligenza artificiale fa parte della nostra vita quotidiana, anche se non ce ne accorgiamo, e si sta evolvendo sempre più velocemente. Sono tecnologie che rendono la vita quotidiana e i processi produttivi più semplici, oltre a essere dei potenziali alleati per la transizione energetica.

 È un settore che, però, al momento non ha padroni, e che porta con sé una certa dose di rischi: pensiamo a cosa potrebbe succedere – e a cosa sta succedendo – se un’AI (acronimo di Artificial Intelligence) che riconosce i volti finisse nelle mani di regimi non democratici. Ma esistono anche rischi legati alla discriminazione, alla privacy e all’esclusione delle fasce più povere da queste tecnologie.

Per assicurare un’intelligenza artificiale più affidabile (trustworthy) e antropocentrica (human centric), l’Unione Europea ha pubblicato il codice etico europeo per l’intelligenza artificiale. «La strategia europea – si legge nelle linee guida – pone l’essere umano al centro dello sviluppo dell’Intelligenza artificiale» con lo scopo di «creare fiducia nell’intelligenza artificiale antropocentrica».

Gli esperti hanno allora indicato sette requisiti fondamentali da rispettare: Intervento e sorveglianza umana; Robustezza tecnica e sicurezza; Riservatezza e governance dei dati; Trasparenza; Diversità, non discriminazione ed equità; Benessere sociale e ambientale; Responsabilità intesa anche come accountability. E, alla base, l’intelligenza artificiale dovrebbe: 1) rispettare la legge, 2) osservare i principi etici e 3) dimostrare robustezza. L’Unione Europea vuole estendere il suo codice etico anche oltre i suoi confini per un approccio etico all’intelligenza artificiale sempre più globale.

La crescente diffusione dell’intelligenza artificiale impone di considerare la questione centrale della responsabilità uomo-macchina. Un tema caro a Papa Francesco che, in occasione del convegno della Pontificia Accademia per la Vita ha detto: «Il rapporto tra l’apporto umano e il calcolo automatico va studiato bene perché non sempre è facile prevederne gli effetti e definirne le responsabilità».

Proprio la Pontificia Accademia per la Vita in un gruppo di lavoro multidisciplinare sulla robot-etica attraverso l’esplorazione di temi come la personificazione, la mediazione e l’intelligenza ha evidenziato come l’antropologia cristiana promuova un’etica aperta al futuro con un atteggiamento verso la scienza e la tecnologia fondamentalmente fiducioso e disponibile.

Ha anche sottolineato l’importanza del dialogo già iniziato tra gli esperti di tecnologia e i ricercatori in scienze sociali che, viene auspicato, dovrebbe estendersi fino a includere riflessioni in campo filosofico e teologico con beneficio per tutti.

È importante notare come nella Bibbia, a differenza di altre tradizioni religiose, non vi sia alcun accenno a intelligenze artificiali, manufatti pensanti o a robot. A differenza della mitologia greca (Prometeo, Pandora, Talos, gli androidi dell’Iliade e dell’Odissea), di quella ebraica (Golem) o di quella cinese taoista (Libro del Vuoto Perfetto) non c’è traccia di una tecnologia che sostituisce l’essere umano, di una tecnologia post umana. Ma vi è invece tanta tecnologia, tantissima, e in momenti e ruoli strategici. Il punto centrale della vicenda divino-umana di Gesù è, come sappiamo, la sua morte di croce a cui fa seguito la risurrezione.

Quale etica dell’intelligenza artificiale ne consegue? Un’etica che comporti una intelligenza artificiale che generi inclusione e comunione. Una potenza computazionale che è servizio, che non diventi un idolo a cui asservire ogni attività umana. Un’AI per l’uomo che non esclude l’umano, un’AI che resta mezzo e non diventa fine, uno sviluppo ed una ricerca che siano antropici – cioè custodi dell’umano anche nella sua integrità.

La cristologia richiama anche la comunione con Dio. Rispetto all’etica dell’AI questo significa l’onestà e la chiarezza nel definire non solo quello che l’AI è, ma anche quello che non è e che non sarà. In un clima mistico urge, allora, dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.

Intelligenza artificiale, infine, è progresso solo se trasparente, equa e inclusiva: questi sono i principi dell’appello “Rome Call for Ai Ethics”, su un uso etico dell’AI, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. E Il Papa, accogliendo l’appello, ha ribadito che il progresso tecnologico deve essere accompagnato da una maggiore giustizia sociale.

Fonte: Franco Maresca – in collaborazione con “Segni dei Tempi”

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