Intervento di Dario Vitali presso la Diocesi di Verona
Nell’incontro tenuto con il clero della Diocesi di Verona del 21 ottobre scorso Dario Vitali, prof. di Ecclesiologia e direttore del Dipartimento di Teologia dogmatica della Pontificia Università Gregoriana, nonché consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, ha proposto alcuni elementi e riflessioni significativi sul Sinodo. In particolare egli ha voluto sottolineare la continuità esistente tra Sinodo attualmente in corso e il Concilio Vaticano II.
L’evento più importante dopo il Concilio Vaticano II
Per la prima volta – ha detto Vitali – tutta la Chiesa è coinvolta, in tutte le sue componenti, per dare il primato alla collegialità, per ripristinare il senso della circolarità delle relazioni, che viene dal Vangelo e che è elemento costitutivo e fondante della Chiesa, ma che negli ultimi tempi era andato perduto e non solo a causa della pandemia e del distanziamento sociale ad essa connesso. È una opportunità che non deve andare sprecata, come è invece successo altre volte. Vitali si riferisce alla recente introduzione degli organi interni alle Diocesi, i Consigli Pastorali Parrocchiali, ma anche Diocesani, nati allo scopo di rinverdire la partecipazione e comunione dei laici alla vita della Chiesa e poi ridotti a organo consultivo e pertanto accessorio, se non addirittura inutile o, come è accaduto in alcune parrocchie, ancora in attesa di essere costituiti. Il fallimento di questi organismi interni è – secondo Vitali – da attribuirsi alla incapacità di alcuni sacerdoti, non per forza anziani, di cedere o redistribuire la propria autorità e il proprio potere. Ma ci sono anche altre opportunità che sono state sprecate, molti sinodi celebrati nei decenni scorsi, sono finiti nel dimenticatoio dopo aver prodotto solo documenti finali senza alcuna conseguenza pratica sulla azione pastorale della Chiesa nelle sue piccole e grandi comunità. Anche il Sinodo attuale corre naturalmente il rischio di terminare con una bella pubblicazione destinata a prendere polvere negli scaffali delle librerie. Papa Francesco è cosciente di questo pericolo e ha voluto per questo un Sinodo rivoluzionario e atipico, che trae le sue premesse non dalla volontà dei Vescovi, ma dalle riflessioni del popolo, quel popolo santo di Dio che possiede il fiuto per comprendere ciò che lo Spirito suggerisce, che è in grado di cogliere il contenuto profondo della parola di Dio, grazie al sensus fidei che ha acquisito attraverso il Battesimo, la cui unzione gli ha concesso l’infallibilità in credendo. Non bisogna dimenticare che una consultazione del popolo di Dio ha consentito di stabilire i dogmi fondamentali della Immacolata Concezione e della Assunzione di Maria. La consultazione del popolo è, dunque, per Papa Francesco, una fase fondamentale del processo sinodale, da intendersi non come parlamento, ma come cammino performativo verso il Regno di Dio, giacché la sinodalità è cifra caratteristica del cammino della Chiesa dal Nuovo Testamento in avanti, fino al compimento che Gesù ci ha indicato. Non si tratta dunque di un processo democratico, ma di un vento che soffia, all’interno del quale lo Spirito Santo parla alla Chiesa del terzo millennio. E bisogna anche perdere l’abitudine, molto diffusa in tempi recenti, della comoda compilazione di questionari dai quali trarre relazioni e poi teorie. E’ necessario mettersi in ascolto, un ascolto paziente e attivo, sul modello che lo stesso Gesù ci ha tante volte indicato.
La sfida
La sfida per il Sinodo in corso è dunque questa: la Chiesa è davvero sinodale, oppure è solo una moda che emerge e che con il prossimo papa verrà gettata via? Nel discorso tenuto il 30 aprile 2021 in udienza con il Consiglio Nazionale di Azione Cattolica, il Papa ha sottolineato come il Sinodo non sia un piano da realizzare, ma uno stile da incarnare, esso è l’irruzione dello Spirito: non c’è sinodalità senza Spirito e non c’è Spirito senza preghiera. Allo stesso modo Papa Francesco ha sottolineato come il Sinodo sia il proseguimento di un percorso di realizzazione del Concilio Vaticano II, in particolare lo ha ricordato nel discorso rivolto ai catechisti il 30 gennaio del 2021 presso la Sala Clementina per i 60 anni della nascita dell’Ufficio Catechistico Nazionale, nel quale ha detto: «Il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa. Il Concilio non va negoziato. (…) Dobbiamo tornare al Convegno di Firenze del 2015 e deve cominciare un processo di sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi. In quel Convegno c’è l’intuizione della strada da fare nel sinodo».
I tappi alla sinodalità
Dario Vitali ha poi proseguito indicando gli ostacoli che possono frapporsi alla realizzazione del Sinodo e della sinodalità. Ne ha elencati ben sette.
- Il Papa: se il Papa non vuole, nulla ha inizio. Nella Lumen Gentium si legge: “Il Papa convoca il Concilio e il Sinodo”
- I vescovi: se i vescovi non vogliono, nulla prosegue. Per questo Sinodo, per esempio, il Vescovo Haas ha deciso di non avviare il processo sinodale nel Liechtenstein. La Chiesa è una “Chiesa di Chiese” e dal Concilio Vaticano II i vescovi sono principio di unità della Chiesa.
- I preti: non sempre si mettono in ascolto della comunità, recepiscono alcune cose solo come un ennesimo sovraccarico di lavoro, amano sentirsi piuttosto padroni delle proprie comunità.
- I cristiani di sacrestia: sono i cristiani più clericali dei preti, quelli che occupano funzioni e mansioni che non vogliono mollare.
- Il popolo di Dio: quello che non parla mai e lo fa solo per polemizzare. Il Sinodo deve costruire la capacità di parlare.
- I mezzi di informazione: quelli che raccontano la sinodalità in modalità differente dalla natura stessa della sinodalità.
- I menagramo: coloro che dicono che il sinodo non serve a nulla, perché nulla mai cambierà.
Dario Vitali ha concluso dicendo che “noi invece ci proviamo e sicuramente per questo cambieremo. Molte saranno le opinioni, ma mettendo insieme le nostre energie si potranno crear sinergie, per camminare insieme verso il Regno di Dio”.