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San Francesco, patrono d’Italia

In conclusione del ciclo di catechesi su San Giuseppe, Papa Francesco vuole esaltare questa figura col titolo di patrono della Chiesa universale: «Il cristiano è – possiamo dire – come San Giuseppe: deve custodire. Essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa.

Il Figlio dell’Altissimo è venuto nel mondo in una condizione di grande debolezza: Gesù è nato così, debole, debole. Ha voluto aver bisogno di essere difeso, protetto, accudito. Dio si è fidato di Giuseppe, come ha fatto Maria, che in lui ha trovato lo sposo che l’ha amata e rispettata e si è sempre preso cura di lei e del Bambino.

In questo senso, “San Giuseppe non può non essere il Custode della Chiesa, perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, e nello stesso tempo nella maternità della Chiesa è adombrata la maternità di Maria. Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre (Patris Corde)” … Pertanto ogni persona che ha fame e sete, ogni straniero, ogni migrante, ogni persona senza vestiti, ogni malato, ogni carcerato è il “Bambino” che Giuseppe custodisce. E noi siamo invitati a custodire questa gente, questi nostri fratelli e sorelle, come l’ha fatto Giuseppe».

L’unità d’Italia fu proclamata nel 1861, san Francesco d’Assisi visse sette secoli prima in terra umbra, anche se girò in lungo e in largo per annunciare il Vangelo di Cristo, unendo gli italiani di allora, divisi politicamente e in diversi ceti sociali.

È per questo motivo che Papa Pio XII nel proclamarlo “Patrono d’Italia” il 18 giugno 1939, insieme a Santa Caterina da Siena, lo definì “Il più italiano dei santi, il più santo degli italiani”.

Eletto al soglio pontificio il 2 marzo 1939, Papa Pacelli volle donare alla Nazione due Santi protettori, araldi del Vangelo e strumenti d’unità: «Chi di noi invero potrebbe mai dubitare di non essere aiutato giorno per giorno dal patrocinio dei Santi presso Dio, specialmente quando, trovandosi in angustie si appoggia alla intercessione dei Santi, invoca il Signore e sente subito che il Signore lo esaudisce? E questo tanto più giustamente può dirsi di quel patrocinio, col quale i santi proteggono le genti e le nazioni, specie quelle alle quali si sforzarono in tanti modi e in tante particolari circostanze, di portare aiuto, mentre essi ancora erano in terra, spinti dall’amore di Patria».

Durante la proclamazione dei due Santi come Patroni d’Italia il Papa precisò di aver voluto dare ascolto alle tante richieste giunte dal popolo di Dio e da alti prelati: «Ora poi il signor Cardinale Carlo Salotti, prefetto della Congregazione dei Riti, ci ha detto che gli arcivescovi d’Italia, assecondando il comune desiderio dei fedeli, fanno voti e ci rivolgono anzi supplici preci, affinché San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, vengano da noi dichiarati e costituiti Patroni Primari d’Italia con l’intento di riaccendere l’avita pietà e farla maggiormente crescere.

A questi voti – continua il Papa – si aggiunge anche l’amplissima commendatizia dello stesso porporato e perciò considerate attentamente tutte le ragioni e le circostanze ben volentieri abbiamo deciso di annuirvi». Il Poverello d’Assisi col suo carisma è stato capace di unire gli italiani, nel corso dei secoli, non solo da un punto di vista spirituale ma anche sociale.

Unisce ancora oggi le differenze con la forza della fede, dell’umiltà, dell’accoglienza, usando le armi dell’amore per essere strumenti di pace. Come San Giuseppe anche San Francesco si è trovato a dover custodire l’amore per Cristo, per la Chiesa, per il popolo a loro affidato.

Invochiamoli spesso per ottenere il loro patrocinio, soprattutto in questo tempo molto incerto, dove aumentano le disuguaglianze, le discriminazioni, le oppressioni.

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