Incontro con Padre Roman
Padre Roman Bryndzei è il responsabile sulla nostra isola della comunità ucraina. È a Ischia oramai da due anni e si occupa, insieme a don Pasquale Trani, delle parrocchie di Fiaiano e Barano. Uomo schivo e riservato, ma sempre disponibile per i suoi fedeli, si dedica, due volte a settimana – giovedì e domenica pomeriggio – alla celebrazione, nella chiesa di Portosalvo a Ischia, per i tanti fedeli di origine ucraina presenti sul territorio.
Il suo Rosario tra le mani, che non lascia mai, fa intravedere il suo affidarsi incondizionato alla volontà di Dio e questo è dimostrato anche dall’affetto con cui in questi giorni sta accudendo e incoraggiando la sua comunità disperata per gli ultimi avvenimenti di guerra. Ha una parola saggia e di pace per tutti coloro che a lui si rivolgono, per avere informazioni o semplicemente per capirne di più su ciò che sta accadendo.
Nato a Ivano Frankivs’K, nella parte più occidentale dell’Ucraina, dove la guerra, a suo dire, ancora non ha causato danni gravi, ha vissuto otto anni nella diocesi di Capua, per poi trasferirsi sulla nostra isola. E dalle informazioni che egli stesso ci dà possiamo affermare che la comunità presente ad oggi sul nostro territorio proviene per lo più dall’ovest dell’Ucraina.
“Oggi L’Ucraina sta attraversando un periodo di Esodo, proprio come quello di Israele, per uscire dalla schiavitù, lottando contro il regime totalitario impostoci, una sottomissione è già da noi conosciuta perché subita dall’Unione Sovietica. Oggi lottiamo per non diventare schiavi della Russia, e siamo in cammino come comunità, per ottenere libertà e democrazia. Purtroppo oggi riduttivamente si pensa alla guerra solo in relazione alla NATO e agli ultimi accadimenti, ma se riusciamo a vedere la scena totale e a non soffermarci solamente sui particolari, riusciremo a capire l’importanza di questo evento mondiale che ci vede tutti coinvolti, direttamente e indirettamente.” Afferma con la grande semplicità e serenità che lo contraddistinguono.
Padre Roman, con un filo di commozione ci raccolta della sua famiglia, ancora lì, che vive come tanti il terrore delle bombe e dorme vestita, al riparo in un sottoscala della propria abitazione, e degli amici che hanno scelto di combattere per difendere il loro paese dall’oppressore. E di tanti uomini che dopo aver messo al sicuro, ai confini, moglie e figli, tornano indietro e si arruolano.
Alla domanda sul come possiamo dare una mano noi ischitani al popolo ucraino padre Roman ci parla di una raccolta, organizzata direttamente dall’Esarcato dell’Ucraina, corrispondente alla nostra diocesi, che ha unito in una unica raccolta quella dei fondi, dei medicinali e un conto corrente a cui inviare le offerte.
Bellissima e ricca di significato per noi credenti la riflessione ultima con la quale padre Roman ci ha lasciati prima di andare a celebrare messa. “Questi giorni sono per noi come l’esodo della schiavitù dall’Egitto. E questi giorni sono per noi come quelli del Triduo Pasquale. Mi sento di dire, a tutti coloro che stanno soffrendo, che siamo ormai al Sabato Santo e sappiamo bene che tra poco la Luce arriverà. Non c’è Resurrezione senza passione, questo ce lo ha insegnato Gesù, ma ci ha anche detto che dopo ogni prova e dolore, dopo la via crucis che molte persone stanno vivendo in questi tristi giorni, ci sarà una meravigliosa alba che illuminerà il nostro cammino.. E in lontananza già vediamo al nostra terra promessa, dono di Dio per chi crede il Lui e in Lui spera”.
di Annalisa Leo