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Intervista allo psicoterapeuta Pani: Esprimere i sentimenti non è debolezza

A minacciare le relazioni umane è l’errata convinzione che esprimere i sentimenti sia indice di debolezza. “Nulla di più sbagliato”, spiega il professor Roberto Pani

Sentimenti come argine al conflitto. “In questi giorni di guerra in Ucraina ci rendiamo conto della solidarietà umana – afferma il professor Roberto Pani – e di come ci si commuova non soltanto per chi soffre, ma anche osservando chi si prende cura degli altri. Spesso, rischiando la propria vita pur di salvare qualcuno in pericolo.

Educando ai sentimenti potrebbero esserci un giorno meno psicopatie”. C’è infatti una falsa credenza che ci rende più fragili. Ed è l’errata convinzione secondo cui esprimere i sentimenti è indice di debolezza. “Nulla di più sbagliato”, spiega lo specialista di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Docente alla Alma Mater Studiorum Università di Bologna, psicoterapeuta e psicoanalista. “L’espressione delle emozioni e dei sentimenti è spesso interpretata come una debolezza. O un motivo di vergogna in molte culture – puntualizza il professor Pani -. Ciò non accadeva solo nel passato.

Ma anche oggi una certa inibizione si può osservare in alcune persone. Quelle che appaiono imbarazzate quando è ora di esprimere dolore o gioia. Nelle situazioni che inducono tali emozioni. Il pianto spontaneo, per esempio, è in alcuni di questi casi completamente negato come un atto deprecabile. E se proprio questa manifestazione irrompe incontrollata e non è possibile fermarla? ci si nasconde e ci si scusa con impaccio e ritrosia davanti a chi osserva”.

Sentimenti negati

In realtà sono molti le fonti emotive che coinvolgono le persone verso stati emotivi. “Ogni espressione artistica è in primo piano. Dalla letteratura a ogni forma di arte. Includendo il teatro – osserva il professor Pani -. Negli ultimi cento anni il cinema e la televisione sono diventati protagonisti assoluti nel mercato e vendita delle emozioni per una buona fetta di gente.  Spesso i partecipanti ai programmi tv si esibiscono persino sfacciatamente, consapevoli di attrarre pubblico, audience, mentre nelle abitazioni la gente può identificarsi, lasciandosi prendere in segreto dalle proprie emozioni senza rischio di esporsi e quindi di prendere contatto concreto con il proprio sentire di fronte ad alcuno”.

Alla luce del sole

Prosegue il professor Pani: “Le persone che sono abituate a nascondere le proprie emozioni hanno spesso una paura e cioè temono che manifestarle alla luce del sole possa significare mostrare debolezza e possa esporre al giudizio degli altri. Ma temono anche di perdere il controllo di una parte interiore sconosciuta e pericolosa, come avveniva nella parodia del dottor Jekyll a Mister Hyde ideata da Stevenson nel 1886. In realtà, in tal caso bisogna considerare un errore, ossia che viene confusa l’espressione della emotività in se stessa con la paura automatica di mancanza di controllo del soggetto”. Al contrario, sottolinea lo psicoterapeuta, “proprio l’abituarsi a manifestare le proprie emozioni può scongiurare il pericolo di perderne il controllo”. Ma “per saper manifestare i propri stati emotivi bisogna incominciare presto, occorre  ‘allenarsi’ quando si è ancora bambini“.

Cosa sono le emozioni

Perciò è importante “comprendere cosa sono le emozioni”, avverte il professor Pani. Si distinguono in emozioni primarie, che lo scienziato e psicologo Marco Walter Battacchi, considera innate e universali e quindi riscontrabili in qualsiasi popolazione, ed emozioni secondarie, che sono quelle che a partire dalle emozioni primarie si combinano e si sviluppano con l’evoluzione dell’individuo e con la sua interazione con gli altri. Le emozioni quindi vanno in seguito a costituire i sentimenti e la struttura della personalità. “Sin dall’inizio della vita il bambino dovrebbe essere educato ad esprimere sia le proprie emozioni, sia i propri sentimenti per diversi motivi – precisa il professor Pani -. Occorre diventare padroni delle proprie emozioni, saperle riconoscere in se stessi e poterle gestire. Ciò significa acquisire sicurezza di sé e anche il piacere di riconoscersi nella propria identità, significa non vergognarsi di ciò che è sentito in modo autentico e percepito nel proprio mondo interiore. In tale modo, i sentimenti espressi permettono di entrare in contatto con se stessi e di non viversi spiati dal di dentro e cioè da ciò che non si conosce in se stessi in quanto è stato sempre represso”.

Rinforzo dell’immagine di sé

“Nelle persone fondamentalmente sane, la spontaneità emotiva non porterà verso esagerate o inaspettate manifestazioni di perdita di controllo e nemmeno verso rischiose azioni, ma, al contrario, verso un rinforzo positivo dell’immagine di sé”, sostiene il professor Pani. Gérard Charpentier, psicoanalista e psicosociologo canadese, che ha approfondito la mancanza di contatto con le proprie emozioni e la loro scarsa gestione che può condurre verso patologie del corpo e della mente. E accade perché l’individuo finisce per subire i moti psichici interni, che si riversano sulle varie funzioni degli organi del corpo. “Invece di agire attivamente nel teatro del mondo”, puntualizza il professor Pani,  corpo e mente vertono a mantenere sempre un equilibrio armonico.  Il neurofisiologo Paul Mac Lean osserva che il cervello umano è tripartito in rettile, viscerale e neocorteccia. Il sistema limbico appartiene a quello viscerale e controlla tutte le emozioni.

Fonte: Giacomo Galeazzi – Interris.it

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