Parrocchia S. Maria delle Grazie in San Pietro
È questo di sicuro un periodo storicamente complicato: non bastava la pandemia, anche i venti di guerra soffiano sulla nostra Europa. In queste circostanze così negative si innesta però la dimensione spirituale del tempo forte che come Chiesa siamo chiamati a vivere: la Quaresima. E in questo tempo, come ogni anno, nella nostra comunità parrocchiale si vivono i giorni più importanti dell’anno pastorale e liturgico, la festa delle feste: le Solenni Quarantore.
Nel guardare a questi eventi così importanti si può correre, però, un grave rischio: rendere ciclici gli appuntamenti così da vivere tutto “in ripetizione” senza cogliere il senso di ciò che si sperimenta. Nello specifico, le giornate speciali di adorazione dell’Eucarestia possono passare inosservate, al pari di un qualsiasi evento che ha “data fissa” nell’anno. Ma la pandemia in questo è maestra di vita: la quarantena ci ha insegnato che anche gli appuntamenti certi possono venir meno.
Con quale spirito allora prepararsi ad un momento così importante?
Ruolo fondamentale in questo lo ha avuto la grande provocazione a cui il Papa ci sta invitando: il percorso sinodale!
Iniziato nella nostra parrocchia a febbraio con la prima assemblea comunitaria, il sinodo è diventato non un ulteriore celebrazione o parentesi da dover “superare”, ma l’occasione attuale e quanto mai necessaria per rivedere la parrocchia e il suo andamento, consapevoli di una stanchezza di fondo e di un rinnovamento necessario per progredire nel cammino comunitario. Rinnovamento che non può avvenire, però, così, da un giorno all’altro per la buona volontà dei soli “parrocchiani assidui” ma che necessita un processo di apertura costante e faticosamente coerente verso tutti, specie i più lontani!
Mossi da questo desiderio, allora, i membri dell’equipe sinodale insieme a Don Agostino hanno scritto un breve messaggio che, unito al programma delle giornate eucaristiche, ha raggiunto letteralmente tutte le famiglie della parrocchia. Ai giovanissimi, infatti, il compito di “farsi messaggeri”: ogni famiglia, grazie ai nostri ragazzi, ha ricevuto l’invito a questo momento di grazia così particolare!
Da mercoledì 9 a sabato 12 marzo si sono svolte così le Solenni Quarantore: la Celebrazione Eucaristica al mattino a cui è seguita l’Esposizione di Gesù Eucarestia, l’adorazione continuata, la coroncina della Divina Misericordia al pomeriggio seguita dall’adorazione con i bimbi del catechismo. A sera, concludendo, la preghiera del rosario, il canto del vespro e la solenne benedizione eucaristica; il tutto accompagnato dalla presenza non solo del parroco, ma anche del predicatore p. Pietro Boniello che durante i quattro giorni è stato a disposizione per colloqui e confessioni, ha animato l’adorazione con i bambini e ha spezzato la Parola per noi!
I nostri bimbi nei pomeriggi passati insieme al padre predicatore davanti a Gesù Eucarestia hanno sperimentato nel loro piccolo l’urgenza del “camminare insieme” per la Pace.
Il primo giorno, infatti, hanno pregato per la Pace consegnando le bandierine da loro realizzate ai piedi dell’altare. Nei giorni successivi, riflettendo sull’esperienza del popolo di Israele durante l’esodo, hanno potuto realizzare disegni sulla loro “percezione” del deserto per poi poterli condividere durante l’incontro, spiegando ai propri compagni perché avessero scelto di disegnare così il “loro” deserto. Davanti al Pane della Vita, seppur nella “confusione” dei canti gioiosi che hanno accompagnato i loro incontri, i bimbi hanno potuto fare esperienza vera dell’Ascolto: del Signore e fra di loro. Hanno condiviso spesso dubbi, domande sulla guerra, sul male. Ai sacerdoti e alle catechiste il compito di rispondere ai loro interrogativi e di accompagnarli alla Risposta delle risposte: Gesù!
A questi momenti che hanno caratterizzato le quattro giornate, si aggiungono gli appuntamenti speciali di venerdì 11 e sabato 12.
A sera del venerdì, l’adorazione è stata prolungata dopo il vespro per poter vivere un momento di preghiera e di riflessione comunitario. Con l’aiuto dei testi preparati dai giovani e la riflessione di p. Pietro, sulla scia di Samuele, la comunità ha potuto sperimentare la dimensione dell’Ascolto nella preghiera: «Parla Signore, il tuo servo ti ascolta!».
Toccante la “consegna dei pesi” al Signore avvenuta simbolicamente nel gesto dell’offerta di una candela ai piedi del SS.mo con la possibilità di ascoltarLo concretamente; ciascuno infatti ha potuto prendere un foglietto per sé contenente un passo dalla Scrittura. Oltre questo gesto, così semplice eppure profondo, non poteva mancare il pensiero e la preghiera non solo per i propri pesi, ma soprattutto per i pesi di chi soffre. Ci siamo fatti voce per chi non ha più voce, grido della disperazione dei nostri fratelli afflitti dalla guerra, pregando e riflettendo insieme sul desiderio e la necessità di Pace per questo mondo.
L’ultima sera, infine, a chiusura di questi giorni forti, c’è stato un altro significativo appuntamento nel solco del percorso sinodale: l’assemblea comunitaria. Condotti per mano nei giorni precedenti alla riflessione sull’Ascolto, lo stesso è stato il tema principale dell’incontro.
A partire dall’omelia di Papa Francesco e dalla provocazione di P. Pietro su “Ascolto, non come virtù ma come faticosa arte da imparare” (riprendendo le parole e i pensieri del Cardinal Martini) i presenti hanno potuto condividere le proprie esperienze sia come “ascoltatori” che come “ascoltati”.
Ha chiuso l’incontro don Agostino che nel suo intervento ha sottolineato le due dimensioni principali dell’ascoltare: azione reciproca e allo stesso tempo, conditio sine qua non per camminare sulle tracce del Risorto. Correremmo altrimenti il rischio di concepire questa grande opportunità quale è il Sinodo come un tempo di “questionari”.
La comunità, invece, deve riscoprirsi ascoltandosi, certamente, ma partendo sempre da Colui che ci chiama a stare insieme. Soltanto così la “prassi del sinodo” può diventare vero e proprio “metodo pastorale”.
Con Lui al timone la comunità può riscoprirsi e lavorare su di sé, non solo per imparare ad “uscire”, ma soprattutto per ritornare ad essere credibile. Vissuta un’Esperienza così forte, non possiamo lasciare che il tutto resti nei ricordi sentimentalistici.
Ci permettiamo allora di proporre una domanda aperta che come comunità abbiamo il dovere di porci per poter continuare nel cammino e che allarghiamo alla diocesi intera sulla scia di quanto il Papa ci chiede: siamo in grado di Ascoltare? Siamo consapevoli che senza AscoltarLo non c’è piano pastorale, dinamica o progetto che tenga? Lo riconosciamo presente nelle nostre realtà o fatichiamo ancora ad essere realmente credenti-credibili?
di Miriam Montagna e Francesco Ferrandino