La carità non si esaurisce nel gesto solidale
Pubblichiamo il testo scritto dalla coordinatrice della Caritas Diocesana letto in apertura dell’incontro con il Vescovo del 21 marzo
Eccellenza ci ritroviamo qui stasera, raccolti intorno a lei, per chiedere a Dio il dono della pace, per rinnovare il nostro sì a Dio, ma soprattutto per essere testimoni del mistero dell’amore, strumento con il quale vogliamo affrontare le situazioni difficili, spesso inaspettate, che la vita ci mette davanti, strumento che ci consente di avere orecchi attenti prima di tutto al grido di chi soffre.
La guerra, che sta portando morte e distruzione e miete vite innocenti, così poco distante da noi, interroga e scuote le nostre coscienze, già provate dalla recente e non ancora superata pandemia. Fatichiamo a metterci alle spalle e a provare a superare tutte le difficoltà di un periodo che ci ha visti per due anni impegnati a fronteggiare il disastro economico che ne è conseguito. Avevamo appena iniziato ad intravedere l’alba di una possibile ripresa, quando questa assurda guerra ci ha fatto ripiombare, in breve tempo, nella paura e nell’incertezza per il futuro.
Siamo di nuovo in mezzo ad un fiume pericoloso e lo dobbiamo attraversare, ma, come sempre accade, troviamo il punto dove conviene passare e, mentre siamo nel guado, riusciamo sempre a tirare fuori il meglio di noi. Scopriamo così la nostra resilienza e il nostro coraggio, ma scopriamo soprattutto di avere forze sufficienti per avere anche attenzione per l’altro, sappiamo essere forti nell’esercizio della prossimità e siamo capaci di grande impegno.
Ecco perché già da molti giorni anche sulla nostra isola si è messo in moto il meraviglioso meccanismo della solidarietà, che sta offrendo accoglienza a chi scappa dalla distruzione, soprattutto donne e bambini.
Il nostro agire avviene però sempre secondo linee-guida precise e pertanto vogliamo in questa nuova emergenza accogliere e mettere in atto l’invito che il Santo Padre ci ha rivolto in occasione del 50esimo anniversario della fondazione di Caritas Italiana: percorrere nel nostro mandato di operatori e volontari Caritas le tre vie:
La prima è la via degli ultimi. È proprio da loro che deve ripartire il nostro impegno. Si parte da loro!!!
Una seconda via irrinunciabile è la via del Vangelo. Lo stile da adottare è uno solo, quello appunto del Vangelo. È lo stile dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. È lo stile dell’amore gratuito, che non cerca ricompense. È lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo.
E la terza via è quella della creatività. Spesso di fronte alle emergenze e alle difficoltà, messi di fronte a tante persone e a tante necessità siamo tentati dallo scoraggiamento. Lo scoraggiamento non è altro che una velata forma di pessimismo che, se non controllata, può bruciare energie. Il rischio è il rallentamento del nostro passo… Sentiamo, Eccellenza, che contro questo rischio bisogna immunizzarsi e per farlo è necessario condividere invece la gioia che nasce dalla consapevolezza che non siamo soli, ma parte di una grande famiglia, ed è necessario coltivare sogni di fraternità. In tale atmosfera fraterna lo Spirito Santo, che è creatore e creativo, dunque anche poeta, suggerirà soluzioni inaspettate, proprio come sta accadendo in questi giorni. Tanti stanno mettendo a frutto i loro talenti e il loro impegno, dimostrando che insieme si arriva quasi sempre alla soluzione dei problemi.
Con queste premesse e con la certezza che questa è la giusta via da percorrere, vogliamo stasera partecipare a questa preziosa celebrazione eucaristica, per fortificare e rinnovare nei nostri cuori l’impegno necessario a costruire insieme a lei percorsi di pace e di vera integrazione.
Talvolta è facile confondere la carità con l’elemosina, pensare che la proposta evangelica possa essere assolta con delle donazioni (soldi, vestiti, cibo, …). L’impegno della Caritas è provare ad arricchire questo immaginario, ricordando che la carità non si esaurisce nel gesto solidale. La carità in cui crediamo è intesa come la forma relazionale che assume la fede quando si incontra con la realtà degli altri. Il luogo privilegiato in cui si manifesta, cresce, si esprime la carità è l’incontro. La vita è fatta di continui incontri: a casa, a scuola, a lavoro, nel tempo libero, … La carità ha il passaporto per qualunque luogo di vita, non può essere isolata e ghettizzata solo in quegli eventi straordinari che, per quanto ricchi e fecondi, rappresentano una piccola percentuale dell’attività relazionale (attività di volontariato, viaggi di solidarietà, …). Educare alla carità è una sfida meravigliosa: è cercare di proporre atteggiamenti e sguardi che con semplicità sappiano trovare concretezza negli incontri di tutti i giorni, all’insegna dell’amore che si fa relazione. Tenendo conto di queste premesse pensiamo sia interessante curare per il tempo di Quaresima un’occasione particolare di educazione alla carità. Per viverla pienamente però, suggeriamo uno stile di organizzazione che raccoglie in pieno l’invito alla sosta degli Orientamenti Pastorali 2016/2017: suggeriamo di non concentrare tutte le energie sul fare ma di riservare un tempo adeguato sia al PRIMA che al DOPO. Una sosta che precede l’azione e una sosta che segue l’azione. Regaliamo alcuni spunti che riteniamo utili per organizzare questi due momenti, perché è necessario curare quello che potremmo definire “l’apparato digerente” delle esperienze straordinarie, cioè l’insieme di riflessioni, occasioni, tempi, spazi e luoghi in cui ciò che si è vissuto può sedimentare, essere ripreso e possibilmente arricchire gli atteggiamenti di vita ordinari.
Pubblichiamo anche il testo letto per l’offertorio, durante il quale sono sati portati all’altare doni particolarmente simbolici.
Lettore – Le offerte che portiamo all’altare, o Dio, celebrando con gioia questo giorno di festa perché salgano a te come dono gradito, perché possiamo aver parte all’eterna vita del tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore, che con la sua morte ci ha resi immortali.
Ostie – Le ostie, Signore, che portiamo all’altare vogliono essere segno della nostra vita e con gioia le offriamo a Te, che sei nostro padre e creatore. Oggi vogliamo rinnovare il nostro sì a Te, per trovare nell’Eucarestia la forza di essere strumento d’amore per chi ci passa accanto.
Ampolline – Le ampolline contengono l’acqua e il vino: il vino è per gli uomini simbolo di festa, per Gesù è il segno della vita nuova che egli ci dona.
Candela – Questa candela accesa è il segno della tua continua presenza in mezzo a noi:Tu che sei luce del mondo, fa’ che anche noi possiamo essere luce per le persone che incontriamo nel nostro operare. E’ bello pensare Signore che, dovunque ci troviamo, qualsiasi cosa facciamo, questa candela che arde ci fa rimanere vicino a Te.
Crocifisso – Gesù ci ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, preda la sua croce e mi segua. Per tutti noi sia il crocifisso il libro da cui attingere l’amore la forza del nostro agire come operatori Caritas.
Ramo di ulivo – Pianta benedetta del Signore, salda nel terreno, forte di fronte alle intemperie, portatrice di frutto e di pace. Gesù, aiutaci a diventare come lei, Gesù!
di Luisa Pilato