Riprendendo il tema sulla vecchiaia, Papa Francesco esalta la saggezza che alcuni anziani hanno acquisito durante la propria vita, divenendo così di supporto alle nuove generazioni col riconoscere per esperienza il male che porta alla corruzione e suggerendo di evitarlo per poter vivere serenamente: «La vecchiaia è nella posizione adatta per cogliere l’inganno di questa normalizzazione di una vita ossessionata dal godimento e vuota di interiorità: vita senza pensiero, senza sacrificio, senza interiorità, senza bellezza, senza verità, senza giustizia, senza amore: questo è tutto corruzione.
La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana, per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni. Saremo noi a dare l’allarme, l’allerta: “State attenti, che questa è la corruzione, non ti porta niente”.
La saggezza dei vecchi ci vuole tanto, oggi, per andare contro la corruzione. Le nuove generazioni aspettano da noi vecchi, da noi anziani, una parola che sia profezia, che apra delle porte a nuove prospettive fuori da questo mondo spensierato della corruzione, dell’abitudine alle cose corrotte. La benedizione di Dio sceglie la vecchiaia, per questo carisma così umano e umanizzante.
Quale senso ha la mia vecchiaia? ognuno di noi vecchi possiamo domandarci. Il senso è questo: essere profeta della corruzione e dire agli altri: “Fermatevi, io ho fatto quella strada e non ti porta a niente! Adesso io ti dico la mia esperienza”».
Nonostante il Poverello d’Assisi abbia lasciato questo mondo all’età di 45 anni, aveva acquisito una maturità interiore da sembrare un “vecchio saggio”. Aveva compreso che le bellezze e le ricchezze di questo mondo non erano minimamente paragonabili a Madonna Povertà, che lui amava come sua sposa fedele, stringendo un’alleanza.
La povertà evangelica, “fondamento e custode di ogni virtù”, non induce a corruzione se accolta come dono dell’Altissimo, come ha fatto l’umile Santa Famiglia di Nazarath. La Povertà era la migliore consigliera del giovane Francesco e dei suoi frati, niente doveva macchiare questo amore puro. Nelle Fonti Francescane ci sono dei brani dove la Povertà è presentata come persona reale che parla ai suoi religiosi amanti e dà loro dei suggerimenti saggi: «Io rispondevo: ” Non nego, fratelli, che quello che voi dite sia cosa buona, ma vi scongiuro, considerate la vostra vocazione. Non voltatevi a guardare indietro.
Non scendete dalla terrazza a prendere qualcosa in casa. Non tornate indietro dal campo a prendere un vestito. Non lasciatevi coinvolgere nelle faccende del secolo. Non vi implicate di nuovo nella corruzione contagiosa del mondo, da cui siete fuggiti quando conosceste il Salvatore.
È inevitabile che quanti si lasciano prendere nuovamente da queste cose, vadano incontro alla sconfitta, e l’ultima condizione di costoro diventi peggiore della prima, voltando essi le spalle sotto l’apparenza della pietà al santo mandato che avevano ricevuto ” (FF 1998). …
Desidero certamente che ciascuno di voi si faccia imitatore dei santi, che nella fede e nella pazienza mi hanno avuta in eredità; ma nel timore che non capiti anche a voi come agli altri, vi do un consiglio utile, di non pretendere cioè fin dal principio di toccare le cose più alte e più sante, ma progredendo a poco a poco, sotto la guida di Cristo, arrivare finalmente alla sommità.
Badate bene, dopo che lo sterco delle cose vili è stato posto attorno alle vostre radici, di non essere trovati senza frutti, perché nient’altro vi raggiungerebbe se non la scure. Non vogliate fidarvi ciecamente dell’entusiasmo che ora vi anima, perché i sensi dell’uomo sono inclinati più a fare il male che il bene, e l’animo torna con facilità alle cose consuete, anche quando se n’è molto allontanato.
So bene che, per eccessivo fervore, ogni cosa vi sembra molto facile; ma ricordatevi quanto sta scritto, cioè che perfino i suoi servi non sono incrollabili e anche nei suoi angeli egli trova difetti » (FF 2013).