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Lunedì 21 marzo presso la Sala Verde in Curia, si è svolto un incontro tra il Consiglio Pastorale Diocesano e l’Equipe Sinodale Diocesana, per aggiornamenti sullo sviluppo del percorso sinodale diocesano.

L’incontro è stato soprattutto una occasione per avere informazioni sui contenuti salienti del Convegno Nazionale sul Sinodo per i referenti diocesani che si è tenuto a Roma nei giorni 18 e 19 marzo, al quale hanno partecipato Pina Trani, referente diocesana per il Sinodo, e Angelo Di Scala, componente dell’Equipe Sinodale Diocesana.

Il racconto di Pina Trani

Pina Trani, con la passione che la contraddistingue, ha riferito che si è trattato di un evento di alto profilo, ottimamente organizzato presso l’Hotel Ergife in Roma, lo stesso utilizzato per i convegni tra Vescovi, anche quando partecipa il Papa.

È stata occasione – ha detto – per uno scambio proficuo, dal quale è emerso subito una evidenza: la formula adottata dalla Diocesi di Ischia nella fase preparatoria del Sinodo, ma anche in quella laboratoriale, si è rivelata corretta, poiché è stata la stessa adottata per i lavori del convegno. Si tratta di quella formula, o stile, che ci aveva indicato Roberto Mauri, del Centro Missione Emmaus, intervenuto per una serie di incontri formativi che si sono svolti nel mese di novembre 2021 nei nostri Decanati.

Una tecnica laboratoriale che prevedeva le tre fasi dell’ascolto, del lasciar risuonare e del restituire. Il Convegno ha ripetuto, su scala nazionale ciò che noi avevamo fatto a livello diocesano e ciò che stiamo ora facendo nelle parrocchie. I lavori si sono svolti in un gradevole clima collaborativo e di grande serenità – ha continuato Pina Trani -, attraverso gruppi di laboratorio assolutamente eterogenei, che hanno offerto la possibilità di mettere in pratica lo stile sinodale, dando una sferzata di operatività e concretezza dopo il lungo periodo di torpore dovuto alla emergenza dovuta al Covid.

Importante, durante i laboratori, il valore del silenzio (il “lasciar risuonare dentro se stessi” le esperienze della fase dell’ascolto). Si percepiva seriamente la presenza di una volontà comune di operare un vero cambiamento nella Chiesa, ognuno tuttavia portatore della responsabilità di rappresentare la propria porzione di Chiesa locale, ma allo stesso tempo si porgeva agli altri spogliato del proprio ruolo.

Questo accadeva non solo per i laici, ma anche per presbiteri e persino vescovi, a volte nemmeno riconoscibili nella loro funzione, poiché umilmente mescolati ai laici. Sono emersi alcuni punti fondamentali:

  • Presenza dello Spirito Santo: Lo Spirito Santo soffia forte, dove c’è Sinodo arriva e sconvolge tutto con il vento del cambiamento
  • Tempo: spesso lo perdiamo in cose futili, il tempo va utilizzato bene, è necessario rallentare e soffermarsi
  • Sentire la presenza dell’altro: è importante entrare in relazione, fermarsi, ascoltare, affinché si realizzi il cambiamento
  • Ascolto: se sprechiamo tempo, l’ascolto non funziona. Quando perdiamo di vista questo, si arriva al fallimento, è quello che succede in tante realtà parrocchiali

Pina Trani ha concluso con alcune riflessioni personali nate dalla esperienza del Convegno che sono certamente spunti interessanti per proseguire il percorso sinodale della nostra Diocesi.

  • È necessario innanzitutto operare responsabilmente e subito, il cambiamento va fatto ora e non bisogna attendere passivamente che siano sempre e solo i sacerdoti a prendere l’iniziativa.
  • Bisogna sviluppare sinergie e cooperazioni, non le solite collaborazioni, dove il singolo (il sacerdote) decide e gli altri eseguono.
  • Nello stesso tempo bisogna affinare la capacità di ascoltare efficacemente le persone e sviluppare buone relazioni, a partire dalle organizzazioni interne.  Ma è anche necessario portarsi verso l’esterno, generando canali di ascolto ovunque sia possibile: sui luoghi di lavoro, nelle scuole, fare sinodo ovunque, andando incontro e ascoltando le persone nei luoghi dove abitano e lavorano.

Il racconto di Angelo Di Scala

Nel suo intervento Angelo Di Scala ha ripercorso alcune tematiche già affrontate da Pina Trani, ma ci ha anche fornito una sintesi più concentrata sui singoli discorsi dei relatori, offrendoci la possibilità di seguire anche la scansione degli interventi durante il Convegno, con le parti salienti e dunque più utili per il cammino diocesano. Anche Angelo ha voluto sottolineare l’atmosfera positiva del Convegno, “l’aria familiare” che vi si respirava, la possibilità di relazionarsi con soggezione con tutti, anche con gli stessi relatori, i quali non hanno esitato a ricordare, con Papa Francesco, che “siamo tutti sulla stessa barca”.

Angelo ci ha portati dunque ancor di più nel Convegno, che si è aperto con l’intervento di Mons. Valentino Bulgarelli, sottosegretario della CEI e membro del Coordinamento nazionale del Cammino Sinodale.

Successivamente ha parlato Mons. Stefano Russo, segretario della CEI, che ha sottolineato l’importanza dell’agire, o soffiare, dello Spirito Santo, che si coniuga con l’ascolto per aprire i cuori e farvi spazio, poiché è in questo spazio che lo Spirito si svolge il cammino sinodale: “È necessario imparare ad ascoltare, sapere ascoltare anche mentre la nostra vita continua, è necessario imparare ad ascoltare tutti i linguaggi e vedere cammini nuovi anche dove sembra che ci siano solo sterpaglie”. Attraverso l’intervento della Prof.ssa De Simone si è avuta una sintesi degli incontri on line (sedici) che si sono svolti lungo l’arco di diverse settimane nei mesi scorsi tra i diversi referenti sinodali diocesani delle varie regioni, dalla quale è emerso che:

1) È stato importante dare delle linee di lavoro da seguire, generali, che sono poi state adottate e adattate a livello locale. Ciò ha permesso un coinvolgimento più ampio e l’emergere, in alcune diocesi, di forme di sinodalità caratterizzate da aspetti diversi.

2) Dai racconti di molti referenti è emerso un clima positivo: molte persone erano stupite di essere state coinvolte, meravigliate che si fosse chiesto proprio a loro un parere su un determinato argomento.

3) Non sono mancati i timori che nulla possa accadere o cambiare; le fatiche maggiori si sono avvertite soprattutto tra i presbiteri, all’inizio disillusi e stanchi.

4) Positivo l’effetto dei laici sui sacerdoti: il loro contributo caratterizzato da freschezza e disincanto ha favorito la prospettiva positiva di un cammino sinodale.

5) Il Sinodo non è un peso in più, ma occasione di riscoprire ciò che già si fa.

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