Quest’anno gli otto giorni della festa ebraica di Pesach (dal 16 al 23 aprile) coincidono con la Pasqua cristiana: cattolica (17 aprile) e quella ortodossa (24 aprile). Una tradizione cristiana molto antica ha unito la resurrezione pasquale al dono delle uova. L’uovo è però presente anche nella festa di Pesach: ha un senso diverso, è vero, ma ricco di significato.
Le uova di Pasqua sono una tradizione che precede di secoli l’arrivo in Europa del cacao dal Sudamerica. Il primo uovo di cioccolato storicamente documentato risalirebbe al 1702 ad opera del chocolatier di Luigi XIV, il Re Sole. Ma l’usanza di regalare uova (quelle naturali, di gallina o di altri pennuti) è documentato già in occasione di antiche feste pre-cristiane (Egitto, Persia), e l’associazione del grande simbolismo legato all’uovo (rinascita della vita) in ambito cristiano (la resurrezione di Gesù) sembra comparire in Germania nel Medioevo, quando si affermò l’usanza di regalare uova bollite avvolte in foglie e fiori, in modo che si colorassero naturalmente.
Da lì nasce un percorso di grande diffusione che travalica tempi, popoli e culture, evolvendosi fino ad oggi: dalle semplici uova a quelle colorate, passando per quelle di cioccolato (inizialmente piene, poi cave e con sorpresa), per arrivare nel XIX-XX secolo ai famosi gioielli a forma di uovo dell’orafo Peter Carl Fabergé (1846-1920), che venne incaricato dallo zar Alessandro III di preparare per la zarina delle meravigliose uova decorate: il primo fu realizzato in platino smaltato, al cui interno c’era un uovo d’oro, che a sua volta conteneva una sorpresa: una corona imperiale in miniatura e un minuscolo pulcino dorato.
Ma l’uovo pasquale non è una prerogativa solo dei cristiani, perché, con significati differenti ma molto profondi, l’uovo è presente anche nella tradizione della Pasqua ebraica, la festa di Pesach (che quest’anno cade nello stesso periodo, dal 16 al 23 aprile, della pasqua cristiana). Il termine “Pasqua” deriva dalla Pesach ebraica, attraverso una deformazione aramaica (pascha) che è precedente la nascita di Cristo.
L’antico termine ebraico pesach significa “passare oltre” e si riferisce alla storia dell’uscita degli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto per raggiungere la Terra Promessa, guidati da Mosè. Nelle vicende, narrate nel libro dell’Esodo, che precedono la partenza improvvisa degli ebrei dall’Egitto, ci sono le dieci piaghe, l’ultima delle quali è il passaggio dell’angelo della morte che colpisce i primogeniti degli egiziani, ma di fronte alle case degli ebrei segnate con il sangue dell’agnello sacrificale, l’angelo “passa oltre”.
A questo fa riferimento il termine pesach, secondo una tradizione che mi ha sempre affascinato e che è connessa all’uovo. Ma andiamo con ordine. Ancora oggi, la prima sera di pesach (la sera che segue il 14 del mese lunare di Nisan), le famiglie ebree si riuniscono intorno al tavolo per celebrare il seder, una cerimonia densa di memoria, significati e insegnamenti, che rievoca il primo esodo. Il seder si conclude con una cena seguita da canti.
I cibi per la cena vengono posti in un cesto: ci sono tre pani azzimi (matzah) in ricordo del pane non lievitato; una zampa d’agnello che ricorda quello dell’antico sacrificio pasquale (zevach pesach); delle erbe amare (maror), come segno dell’amarezza sofferta in schiavitù; un dolce particolare (charoset) che ricorda la malta con cui gli ebrei schiavi facevano i mattoni; e un uovo sodo.
Qual è il significato di questo uovo di Pesach? Per gli antichi ebrei l’uovo era il primo cibo che si offriva a coloro che erano in lutto per la perdita di una persona cara, perché l’uovo è simbolo della vita che sta per nascere, in opposizione alla morte, e ricorda che la vita è un ciclo che, come l’uovo (per la sua forma), non ha inizio né fine.
L’uovo è quindi un segno di lutto presente nel cesto: quell’uovo viene consumato in particolare dai primogeniti maschi ebrei in ricordo degli antichi primogeniti egiziani che furono colpiti al passaggio dell’angelo della morte (della decima piaga). Il primogenito ebreo, quindi, con l’uovo di Pesach, mostra il suo dolore per la morte degli innocenti primogeniti egiziani.
Fonte: Bruno Cantamessa – Città Nuova