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Ciao bambini! Come state? Sapete a cosa stavamo pensando? Ci chiedevamo chi di voi è prossimo alla Prima Comunione! Sì, perché, come ricordavamo la scorsa settimana, in questo Mese Mariano, di solito, si celebra questo meraviglioso Sacramento che ci viene donato dal Signore e che ci rende sempre più “Suoi”.

Ma che vuol dire veramente essere suoi? Come sempre ci viene in aiuto la Parola del Signore che non ci accompagna mai a caso e, nel Vangelo di Giovanni di domenica 8 maggio, scopriremo qualcosa di più proprio riguardo questo: “In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola»”.

Cari bambini, se stiamo bene attenti ci accorgiamo che a Gesù piace proprio entrare nei nostri panni e vivere nella nostra vita quotidiana. Infatti, nelle parabole che racconta ai discepoli, lo vediamo spesso paragonarsi ad un contadino, un servo o ad un padrone della vigna, ma il ruolo che gli piace più di tutti è in assoluto il “pastore”. Sì: Gesù si fa pastore per noi! Perché? Inizialmente era un modo chiaro per farsi capire da tutti, anche dalle persone più semplici, ma anche oggi ci rendiamo conto che non c’era modo migliore per spiegare come Dio si prende cura di noi che siamo le sue pecorelle. 

Leggendo altri passi del Vangelo, forse, ricordate che vi abbiamo spiegato come il pastore sia la figura ideale per rappresentare quello che Dio fa per noi: quello del pastore è un rapporto di fiducia e di affetto tra lui, che ciba, cura e protegge le sue pecorelle dai pericoli e queste ultime che si affidano totalmente a lui perché hanno imparato a conoscerlo e a riconoscere l’amore che lui ha per loro.

Questo è tutto molto bello, non è vero? Però attenzione, cari bambini, perché Gesù in questo Vangelo è molto chiaro, e quando ci dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” ci vuol far capire che nessuno può dire che si è di Gesù, se non si presta ascolto alla sua voce. Cosa vuol dire ascoltare? Bella domanda! Ci sono tanti modi di ascoltare, sapete? Sicuramente sentiamo con le orecchie, e questo è importantissimo, ma l’ascolto, quello profondo che ci cambia la vita e ci fa riflettere, è quello fatto con il cuore.

Questo è quello che Gesù vuole da noi perché solo questo tipo di ascolto può rendere possibile una vera conoscenza reciproca tra Lui e noi! Così, senza sentirci costretti, nasce spontanea in noi quella voglia di seguirlo perché sappiamo che non c’è posto più bello per noi, e per il nostro cuore, di quello dove sta Gesù. E dove è Gesù? Ovunque, sempre con noi e con il Dio Padre perché, come dice Lui: “…siamo una cosa sola”.

Capite ora, bambini, cosa vuol dire essere Suoi? Vuol dire ascoltarlo e quindi conoscerlo e seguirlo così da ricevere un amore tanto grande che nessuno può annullare e nessuno può minacciare! Questo è quello che Gesù promette chiaramente proclamandolo con la sua bocca! E chi è la prima che ha capito ed ha accolto tutto questo prima che fosse detto? Maria Santissima.

Sì, bambini, se volete un esempio perfetto di come essere del Signore, allora, guardate a Lei e magari, domenica 8 maggio, festeggiando le vostre mamme, ricordatevi che c’è un’altra “Mamma Meravigliosa” che è in cielo ed è mamma di tutti, e che sarà felice se qualcuno volesse portare un fiorellino anche a lei!

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