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Vado a scuola perché riciclo plastica

RecyclesPay Educational trasforma bottiglie di plastica in rette scolastiche e intanto protegge l’ambiente.

Don ha due bambini. Pagare le tasse scolastiche nel sobborgo di Lagos, dove è nato e cresciuto, era praticamente impossibile. Guardava ai suoi figli sapendo che anche loro sarebbero finiti tra le statistiche di abbandono scolastico, che in Nigeria, nel 2020, secondo i dati dell’Unicef, hanno toccato la cifra di 10,5 milioni.

Numeri considerevoli che vanno di pari passo a quelli associati all’uso delle plastiche. La Nigeria è considerata la settima nazione al mondo per consumo di plastica. Ogni anno circa 5,96 milioni di tonnellate di plastica finiscono nelle discariche, nelle fogne e sulle strade, soprattutto della capitale, Lagos che produce ogni giorno 2.250 tonnellate di plastica, riciclando appena il 12%. Nel dicembre 2018 l’organizzazione non governativa African Cleanup Initiative (Iniziativa per ripulire l’Africa) ha ideato e contribuito a sponsorizzare il progetto RecyclesPay Educational.

L’idea è quella di raccogliere e riciclare le bottiglie di plastica prodotte dai 16 milioni di abitanti di Lagos e trasformarle in rette scolastiche e universitarie per 10.000 studenti entro il 2030. In realtà l’idea di raccogliere plastiche in cambio di lezioni si è allargata ad altri materiali come lattine, vetro, carta, buste; ma soprattutto si sono ampliati i confini del riciclo, spostandosi dalla capitale a comunità svantaggiate.  Il progetto ha permesso ai bambini di restare a scuola e all’ambiente di diventare più vivibile.

Lo smaltimento responsabile dei rifiuti ha aperto dibattiti non solo sulla qualità e la necessità di un’istruzione aperta a tutti, ma anche sulla sostenibilità e la protezione dell’ambiente, coinvolgendo non solo le istituzioni locali, ma anche i genitori, gli insegnanti, gli studenti, le società private che ricevono il materiale raccolto.

I primi due anni del progetto hanno registrato il recupero di oltre un milione e centomila bottiglie e lattine che hanno consentito il pagamento delle tasse per 2.172 studenti di 50 scuole che hanno incoraggiato la politica del riciclo creando anche spazi interni di raccolta e gestione dei rifiuti: poli di riciclaggio che hanno attirato ulteriori finanziamenti e consentito di garantire la connessione ad Internet e l’acquisto di strumenti tecnologici per migliorare il livello di insegnamento.

Non tutto è andato liscio per problemi legati alla logistica, alle scarse reti viarie, alla delinquenza, al prezzo instabile delle plastiche da riciclo e infine alla pandemia che per mesi ha costretto le scuole a chiudere. Proprio il Covid ha implementato il progetto di riciclo, ampliandolo alle comunità in cui le scuole erano localizzate e Don ha potuto garantire ai figli di continuare gli studi in un ambiente più pulito.
Fonte: Maddalena MalteseDalla rubrica Oikos curata dalla Fondazione Mario Diana Onlus per “il poliedro” – periodico di informazione della Diocesi di Caserta anno 7 n. 4

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