Sulla strada della formazione come strumento di prevenzione, si è mossa con decisione la Chiesa che è in Italia che ha dato vita a una rete fitta e capillare di Servizi per la tutela dei minori su tutto il territorio nazionale. In seguito all’istituzione, presso la Conferenza Episcopale Italiana, del Servizio nazionale per la tutela dei minori sono stati costituiti infatti i servizi regionali affidati a un vescovo delegato, un coordinatore e un’équipe di esperti.
In ogni diocesi è stato nominato almeno un referente locale. Così, in meno di due anni, nonostante i tempi non facili della pandemia, è nato un Servizio per ciascuna delle 16 regioni ecclesiastiche; sono stati nominati 226 referenti diocesani, uno per ogni diocesi. Si tratta di una vera e propria rete nella quale sono coinvolte centinaia di persone, soprattutto laici, uomini e donne, che con competenza, professionalità e passione ecclesiale, coordinano un coraggioso sforzo formativo.
Spesso in collaborazione con altri enti, associazioni e realtà del territorio come scuole, università, servizi sociali e sanitari, pubblici e privati, supportano la formazione di migliaia di operatori pastorali negli ambiti dell’identificazione dei fattori di rischio, della progettazione e del monitoraggio delle strategie di prevenzione, delle modalità relazionali. Il tutto ponendo al centro la dignità e l’integrità della persona umana, soprattutto dei più piccoli e vulnerabili.
I Centri di ascolto
Nella consapevolezza che solo ascoltando le vittime si può prendere coscienza degli effetti devastanti dell’abuso sul diretto interessato e sull’intera comunità, la Chiesa che è in Italia ha deciso di costituire, all’interno dei Servizi tutela minori, una rete di Centri di ascolto. L’obiettivo è quello di offrire un servizio pastorale di primo ascolto e di accoglienza a chi dichiara di aver subito, in ambito ecclesiale, abusi sessuali e/o di potere e di coscienza e a chi intende segnalare tali abusi da parte di chierici, religiosi e religiose, operatori e operatrici pastorali.
Ai 98 Centri di ascolto, nati in 157 diocesi (70% del totale) che operano a livello diocesano o interdiocesano, ci si può rivolgere per informazioni sul tema della tutela in ambito ecclesiale, sulle procedure e le prassi per la segnalazione di abusi, oltre che per avere sostegno nell’individuazione del percorso (medico, spirituale, legale, …).
Il Centro di ascolto non è il luogo di un accompagnamento psicoterapeutico o di assistenza legale né uno sportello per la raccolta di denunce che si sostituisce all’autorità giudiziaria: in nessun modo l’autorità ecclesiastica intende subentrare a quella dello Stato alla quale, al contrario, incoraggia che ricorrano le vittime di questi delitti gravissimi. Grazie alla presenza di persone adeguatamente formate, il Centro offre un ascolto accogliente, centrato sulla vittima, capace di abbracciare la sua sofferenza e la sua ricerca di giustizia, senza compromessi, scorciatoie, zone d’ombra.