Commento al Vangelo Gv 13,31-35
È proprio vero che la fede cristiana è una grande sfida. Non siamo il popolo delle devozioni, delle processioni, ma il popolo dell’amore concreto. E, si sa, l’amore o è nei corpi o non è amore. La fede cristiana ha un grande discriminante: l’amore con cui siamo stati amati da Cristo.
Ed è di questo amore che parla il Vangelo in questa V domenica di Pasqua. Questo breve testo fotografa tre versetti registrati durante l’ultima cena. Nel peggior momento della vita terrena di Gesù, nel momento della sconfitta totale, inappellabile, in cui uno dei dodici sta andando a contrattare per indicare dove poterlo trovare e gli altri non hanno capito nulla di quello che succede, Gesù dice che è glorificato.
Gesù nel momento di maggiore sconfitta riesce a capire qualcosa di importante che a me non verrebbe mai in mente. Giuda lo sta tradendo, lo sta rinnegando, ma proprio perché sta per essere ucciso, Gesù potrà dimostrare a tutti gli uomini qual è la misura del suo amore.
Nel tradimento di Giuda vediamo in controluce la misura dell’amore di Gesù; Giuda si è perso, è vero, certo è così, ma Gesù non è venuto esattamente per coloro che sono perduti? Gesù non è venuto esattamente per salvare chi era perduto? Cosa è che salva? Il dolore? La sofferenza? No! Ho visto gente soffrire più di Gesù ma non salvare nessuno. È l’amore che salva! È l’amore che Gesù ha provato per noi che salva!
In un contesto come quello dell’ultima cena, dove Giuda sta per tradirlo e Pietro vuole glorificare se stesso, Gesù pronuncia questo comandamento che mette i brividi. Gesù vuole dimostrare a Giuda che lo ama, e vuole dimostrare a tutti quanto sono amati da lui! Gesù sostituisce, compendia, supera, riassume tutti i comandamenti, i dieci comandamenti e le 613 mizvot, i precetti dei farisei, anche il primo e il più grande dei comandamenti con uno soltanto. Giovanni lo riassume lì, durante l’ultima cena, nel momento più importante, dicendo: “Amatevi come io vi ho amato”. Potremmo dire più correttamente: “Amatevi con l’amore, dell’amore con cui siete stati amati, con cui siete amati!”.
Questo mi sconvolge perché ci sono persone che a me proprio non vanno giù, che mi risultano antipatiche, che epidermicamente non mi stanno; non ho voglia di amare e Gesù mi dice che prima di amare c’è un’altra esperienza da fare, c’è un comandamento 0 che dobbiamo vivere tutti noi: “Devi lasciarti amare!”. E lasciarsi amare non è facile perché significa rinunciare ad amare come vuoi tu! Se io mi lascio amare, mi lascio riempire, poi questo amore deborda e allora riesco ad amare anche le persone antipatiche o che mi stanno facendo del male.
Amare gli altri è solo la ricaduta dell’amore che sento nella mia vita da parte di Dio. L’amore cristiano non è un amore sforzato, legato a simpatia ed empatia; l’amore cristiano è un amore che supera le simpatie e antipatie, gli accordi e i disaccordi, per trovarci tutti uniti nell’amore di Dio. A volte noi viviamo un amore, anche nella chiesa, teorico, superficiale.
Diciamo che ci amiamo tutti, ma poi alla fine non ci importa molto, perché in fondo pensiamo, come Pietro, che l’amore è fondato sulle nostre capacità. Dobbiamo invece disarmarci: lasciamoci amare. Impariamo ad amare lasciandoci riempire il cuore e quando abbiamo il cuore colmo, non ci si porrà nemmeno più il problema di cosa significa amare gli altri perché ci ameremo con l’amore, dell’amore, con cui siamo stati amati. Diventeremo un tramite, diventeremo un canale, un tubo che porta l’acqua, non la sorgente. A volte non ci riusciamo perché non abbiamo mai fatto esperienza di essere stati amati. Lo vedo tutti i giorni nelle persone che da piccole non hanno fatto nessuna esperienza di amore, di tenerezza. Infine Gesù giungerà a dire oggi che saremo riconosciuti se ci ameremo.
Allora per carità, curiamo l’organizzazione e la riorganizzazione delle nostre comunità; affrontiamo tutti i problemi possibili diventando credibili. Vanno bene tutte le iniziative, ma chiediamoci sempre: qualunque cosa facciamo, che sia un incontro di catechesi, che sia la formazione per il battesimo, che sia la messa di un funerale, che sia il consiglio pastorale, che siano percorsi diocesani, che siano rapporti e organismi tra i sacerdoti ecc., chiediamoci sempre se si vede che stiamo amando, perché credetemi, questa è l’unica cosa da fare. Se non è cosi, dobbiamo avere il coraggio di distruggere tutto, distruggere tutte le agende pastorali e ricominciare.
Credo che questa sia una pagina straordinaria per l’oggi della chiesa, questa è una pagina che ci permette di vivere e di capire il messaggio fondamentale del Signore. Amatevi teneramente di questo amore che Dio ci ha donato! Buona domenica!
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L’amore visibile
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È proprio vero che la fede cristiana è una grande sfida. Non siamo il popolo delle devozioni, delle processioni, ma il popolo dell’amore concreto. E, si sa, l’amore o è nei corpi o non è amore. La fede cristiana ha un grande discriminante: l’amore con cui siamo stati amati da Cristo.
Ed è di questo amore che parla il Vangelo in questa V domenica di Pasqua. Questo breve testo fotografa tre versetti registrati durante l’ultima cena. Nel peggior momento della vita terrena di Gesù, nel momento della sconfitta totale, inappellabile, in cui uno dei dodici sta andando a contrattare per indicare dove poterlo trovare e gli altri non hanno capito nulla di quello che succede, Gesù dice che è glorificato.
Gesù nel momento di maggiore sconfitta riesce a capire qualcosa di importante che a me non verrebbe mai in mente. Giuda lo sta tradendo, lo sta rinnegando, ma proprio perché sta per essere ucciso, Gesù potrà dimostrare a tutti gli uomini qual è la misura del suo amore.
Nel tradimento di Giuda vediamo in controluce la misura dell’amore di Gesù; Giuda si è perso, è vero, certo è così, ma Gesù non è venuto esattamente per coloro che sono perduti? Gesù non è venuto esattamente per salvare chi era perduto? Cosa è che salva? Il dolore? La sofferenza? No! Ho visto gente soffrire più di Gesù ma non salvare nessuno. È l’amore che salva! È l’amore che Gesù ha provato per noi che salva!
In un contesto come quello dell’ultima cena, dove Giuda sta per tradirlo e Pietro vuole glorificare se stesso, Gesù pronuncia questo comandamento che mette i brividi. Gesù vuole dimostrare a Giuda che lo ama, e vuole dimostrare a tutti quanto sono amati da lui! Gesù sostituisce, compendia, supera, riassume tutti i comandamenti, i dieci comandamenti e le 613 mizvot, i precetti dei farisei, anche il primo e il più grande dei comandamenti con uno soltanto. Giovanni lo riassume lì, durante l’ultima cena, nel momento più importante, dicendo: “Amatevi come io vi ho amato”. Potremmo dire più correttamente: “Amatevi con l’amore, dell’amore con cui siete stati amati, con cui siete amati!”.
Questo mi sconvolge perché ci sono persone che a me proprio non vanno giù, che mi risultano antipatiche, che epidermicamente non mi stanno; non ho voglia di amare e Gesù mi dice che prima di amare c’è un’altra esperienza da fare, c’è un comandamento 0 che dobbiamo vivere tutti noi: “Devi lasciarti amare!”. E lasciarsi amare non è facile perché significa rinunciare ad amare come vuoi tu! Se io mi lascio amare, mi lascio riempire, poi questo amore deborda e allora riesco ad amare anche le persone antipatiche o che mi stanno facendo del male.
Amare gli altri è solo la ricaduta dell’amore che sento nella mia vita da parte di Dio. L’amore cristiano non è un amore sforzato, legato a simpatia ed empatia; l’amore cristiano è un amore che supera le simpatie e antipatie, gli accordi e i disaccordi, per trovarci tutti uniti nell’amore di Dio. A volte noi viviamo un amore, anche nella chiesa, teorico, superficiale.
Diciamo che ci amiamo tutti, ma poi alla fine non ci importa molto, perché in fondo pensiamo, come Pietro, che l’amore è fondato sulle nostre capacità. Dobbiamo invece disarmarci: lasciamoci amare. Impariamo ad amare lasciandoci riempire il cuore e quando abbiamo il cuore colmo, non ci si porrà nemmeno più il problema di cosa significa amare gli altri perché ci ameremo con l’amore, dell’amore, con cui siamo stati amati. Diventeremo un tramite, diventeremo un canale, un tubo che porta l’acqua, non la sorgente. A volte non ci riusciamo perché non abbiamo mai fatto esperienza di essere stati amati. Lo vedo tutti i giorni nelle persone che da piccole non hanno fatto nessuna esperienza di amore, di tenerezza. Infine Gesù giungerà a dire oggi che saremo riconosciuti se ci ameremo.
Allora per carità, curiamo l’organizzazione e la riorganizzazione delle nostre comunità; affrontiamo tutti i problemi possibili diventando credibili. Vanno bene tutte le iniziative, ma chiediamoci sempre: qualunque cosa facciamo, che sia un incontro di catechesi, che sia la formazione per il battesimo, che sia la messa di un funerale, che sia il consiglio pastorale, che siano percorsi diocesani, che siano rapporti e organismi tra i sacerdoti ecc., chiediamoci sempre se si vede che stiamo amando, perché credetemi, questa è l’unica cosa da fare. Se non è cosi, dobbiamo avere il coraggio di distruggere tutto, distruggere tutte le agende pastorali e ricominciare.
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