Il tema sulla vecchiaia è ancora al centro delle catechesi del mercoledì. Papa Francesco cita il Salmo 71, una preghiera di un anziano rivolta a Dio: «La bella preghiera dell’anziano, che troviamo nel Salmo 71 che abbiamo ascoltato, ci incoraggia a meditare sulla forte tensione che abita la condizione della vecchiaia, quando la memoria delle fatiche superate e delle benedizioni ricevute è messa alla prova della fede e della speranza. La prova si presenta già di per sé con la debolezza che accompagna il passaggio attraverso la fragilità e la vulnerabilità dell’età avanzata.
E il salmista – un anziano che si rivolge al Signore – menziona esplicitamente il fatto che questo processo diventa un’occasione di abbandono, di inganno e prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano. Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società. È vero! In questa società dello scarto, questa cultura dello scarto, gli anziani sono messi da parte e soffrono queste cose. … La vecchiaia non solo perde la sua dignità, ma si dubita persino che meriti di continuare.
Così, siamo tutti tentati di nascondere la nostra vulnerabilità, di nascondere la nostra malattia, la nostra età e la nostra vecchiaia, perché temiamo che siano l’anticamera della nostra perdita di dignità. Domandiamoci: è umano indurre questo sentimento? Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia, nasconde la malattia, nasconde la vecchiaia? E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?
L’anziano del salmo che abbiamo sentito, questo anziano che vede la sua vecchiaia come una sconfitta, riscopre la fiducia nel Signore. Sente il bisogno di essere aiutato. E si rivolge a Dio».
San Francesco d’Assisi per le sue penitenze aveva ridotto il proprio corpo come quello di una persona molto anziana e ammalata. Si era servitù di “fratello asino”, come lui amava definire il suo corpo, per rendere lode a Dio, ma anche in questo comprese che bisognava porre dei limiti, anche il corpo aveva bisogno del suo rispetto.
“Un giorno dovendo lenire, sia pure contro volontà, le sofferenze del corpo con vari medicinali, perché i dolori erano superiori alle sue forze, si rivolse con fiducia ad un frate, perché sapeva che gli avrebbe dato un consiglio saggio. «Cosa ne pensi, figlio carissimo, del fatto che la mia coscienza mi rimprovera spesso della cura che ho per il corpo? Forse teme che io gli sia troppo indulgente perché è ammalato, e cerchi di soccorrerlo con medicamenti rari. Non già che il corpo provi diletto in qualche cosa, perché rovinato com’è da lunga malattia ha perduto ogni gusto».
Il figlio rispose al Padre con grande accortezza, conoscendo che il Signore gli suggeriva le parole: «Dimmi, Padre, se credi: non è stato pronto il tuo corpo ad obbedire ai tuoi ordini?». «Gli rendo testimonianza, figlio, che fu obbediente in tutto, in nulla si è risparmiato, ma si precipitava quasi di corsa ad ogni comando. Non ha sfuggito nessuna fatica, non ha rifiutato nessun sacrificio, purché gli fosse possibile obbedire. In questo, io e lui, siamo stati perfettamente d’accordo, di servire senza riserva alcuna Cristo Signore».
E il frate: «Dov’è dunque, Padre, la tua generosità, dov’è la pietà e la tua somma discrezione? È questa la riconoscenza che si dimostra agli amici fedeli, ricevere da loro un beneficio e non ricambiarlo nel tempo della necessità? Quale servizio a Cristo tuo Signore hai potuto fare sino ad ora senza l’aiuto del corpo? Come tu stesso dici, non ha affrontato per questo ogni pericolo?». «Sì, lo ammetto, figlio – rispose il Padre -. È verissimo!». «E allora – proseguì il frate – è ragionevole che tu venga meno in così grande necessità ad un amico tanto fedele, che per te ha esposto se stesso e tutti i suoi beni sino alla morte? Lungi da te, Padre, aiuto e sostegno degli afflitti, lungi da te questo peccato contro il Signore!». «Benedetto anche tu, figlio mio – concluse il Santo – perché sei venuto incontro ai miei dubbi con rimedi così saggi e salutari!».
E rivolgendosi al corpo, cominciò a dirgli tutto lieto: «Rallegrati, frate corpo, e perdonami: ecco, ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a dare ascolto ai tuoi lamenti!»” (FF 800).
Salmo 71
Preghiera di un vecchio
1 In te mi rifugio, Signore,
ch’io non resti confuso in eterno.
2 Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.
3 Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
4 Mio Dio, salvami dalle mani dell’empio,
dalle mani dell’iniquo e dell’oppressore.
5 Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
7 Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.
8 Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
9 Non mi respingere nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10 Contro di me parlano i miei nemici,
coloro che mi spiano congiurano insieme:
11 «Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo, prendetelo,
perché non ha chi lo liberi».
12 O Dio, non stare lontano:
Dio mio, vieni presto ad aiutarmi.
13 Siano confusi e annientati quanti mi accusano,
siano coperti d’infamia e di vergogna
quanti cercano la mia sventura.
14 Io, invece, non cesso di sperare,
moltiplicherò le tue lodi.
15 La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
16 Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
17 Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
18 E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.
19 La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
20 Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra,
21 accrescerai la mia grandezza
e tornerai a consolarmi.
22 Allora ti renderò grazie sull’arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d’Israele.
23 Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
24 Anche la mia lingua tutto il giorno
proclamerà la tua giustizia,
quando saranno confusi e umiliati
quelli che cercano la mia rovina.