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La Comunità al servizio degli infermi

Parlando della suocera di Pietro, ammalata e guarita da Gesù in presenza dei discepoli, Papa Francesco dice: «La scena evangelica che abbiamo ascoltato ci aiuta a sperare e ci offre già un primo insegnamento: Gesù non visita da solo quell’anziana donna malata, ci va insieme ai discepoli. E questo ci fa pensare un po’. È proprio la comunità cristiana che deve prendersi cura degli anziani: parenti e amici, ma la comunità.

La visita agli anziani va fatta da tanti, assieme e spesso. Mai dovremmo dimenticare queste tre righe del Vangelo. Oggi soprattutto che il numero degli anziani è notevolmente cresciuto, anche in proporzione ai giovani, perché siamo in questo inverno demografico, si fanno meno figli e ci sono tanti anziani e pochi giovani. Dobbiamo sentire la responsabilità di visitare gli anziani che spesso sono soli e presentarli al Signore con la nostra preghiera. Gesù stesso ci insegnerà come amarli. “Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e anche quando si sta spegnendo”».

Il Poverello d’Assisi, come Gesù, spesso esortava i frati ad essere attenti alle esigenze degli ammalati, degli “scartati”, come racconta un episodio dei Fioretti: “Al principio e fondamento dell’Ordine, quando erano pochi frati e non erano ancora presi i luoghi, santo Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia, e menò seco alquanti frati, fra li quali fu l’uno frate Bernardo. E andando così insieme per lo cammino, trovò in una terra un poverello infermo, al quale avendo compassione, disse a frate Bernardo: «Figliuolo, io voglio che tu rimanghi qui a servire a questo infermo». E frate Bernardo, umilemente inginocchiandosi e inchinando il capo, ricevette la obbidienza del padre santo e rimase in quel luogo; e santo Francesco con gli altri compagni andarono a santo Jacopo. Essendo giunti là, e stando la notte in orazione nella chiesa di santo Jacopo, fu da Dio rivelato a santo Francesco ch’ egli dovea prendere di molti luoghi per lo mondo, imperò che l’Ordine suo si dovea ampliare e crescere in grande moltitudine di frati. E in cotesta rivelazione cominciò santo Francesco a prendere luoghi in quelle contrade. E ritornando santo Francesco per la via di prima, ritrovò frate Bernardo, e lo infermo, con cui l’avea lasciato, perfettamente guarito” (FF 1830)”.

Diversamente anche il Serafico Padre dovette a sua volta imparare ad accettare le raccomandazioni del suo Cardinale per curare il proprio corpo, troppo ammalato e sottoposto a penitenze estreme: “Francesco aveva un così grande fervore di amore e compassione verso i dolori e la passione di Cristo, e tanto ogni giorno se ne affliggeva intimamente ed esteriormente, che non faceva caso alle proprie malattie. Per lunghi anni e fino alla morte ebbe a patire mali di stomaco, di fegato e di milza; inoltre, da quando era tornato d’oltremare, soffriva continuamente forti dolori agli occhi; mai volle però darsi premura di farsi curare. Il cardinale di Ostia, vedendo che Francesco era ed era stato sempre così duro verso il suo corpo e che ormai cominciava a perdere la vista e non voleva sottoporsi a cure lo esortò con viva pietà e compassione, dicendo: «Fratello non fai bene a non curarti, poiché la tua vita e la tua salute sono molto utili ai frati, alla gente e a tutta la Chiesa.

Se tu hai compassione dei tuoi fratelli ammalati, e sempre sei stato con loro affettuoso e compassionevole, non devi in questa tua grave infermità essere spietato con te stesso. E quindi ti comando di farti curare e soccorrere». Infatti il padre santo ciò che era amaro al suo corpo, sempre l’accoglieva come fosse dolce, traendo dall’umiltà e dagli esempi del Figlio di Dio immensa incessante soavità (FF 1789).

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