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Omelia di Mons. Pascarella

In occasione della celebrazione per il conferimento dell’accolitato a Paolo Buono.

Parrocchia di S. Maria delle Grazie in S. Pietro, Ischia

Il Signore dispensa generosamente i suoi doni, non lascia solo il suo popolo e manda buoni operai nelle sue vigne. E possiamo quindi ringraziarlo con gioia per il dono del seminarista Paolo Buono, ammesso nel 2020 dall’allora Vescovo Mons. Lagnese fra i candidati all’Ordine sacro del diaconato e del presbiterato, giunto il 30 giugno scorso al primo gradino di questo importante cammino, mediante il conferimento del ministero dell’accolitato, durante la celebrazione presso la Parrocchia di S. Maria delle Grazie in S. Pietro, presieduta dal Vescovo Gennaro.

Considerato in epoca antecedente alla Riforma del 1972 di Papa Paolo VI – in attuazione del Concilio Vaticano II – come quarto e ultimo degli ordini sacri minori (cioè i ministeri ecclesiastici che non comportavano una vera e propria consacrazione, ma erano diretti a tutti coloro che in vario modo collaboravano al servizio della Chiesa), l’accolitato era strettamente legato all’Eucarestia: l’accolito era infatti colui al quale spettava portare ai parroci la parcella di pane consacrato dal Pontefice durante le solenni Messe stazionali. Oggi è un ministero aperto anche ai laici al quale si è ammessi dal proprio vescovo diocesano, ma è soprattutto una tappa obbligatoria nel cammino che porta al diaconato e successivamente al sacramento dell’Ordine. Dal 10 gennaio 2020 con la Lettera Apostolica in forma di motu proprio “Spiritus Domini” Papa Francesco ha consentito l’accesso a tale ministero, insieme a quello del lettorato, a tutti i laici, indistintamente, uomini e donne.

Nella sua omelia il Vescovo ha ricordato proprio questo recente evento, ponendo tuttavia l’attenzione sul significato profondo che questo importante ministero deve avere per il seminarista: “Nel cammino vocazionale verso il ministero presbiterale i seminaristi hanno davanti a loro due ministeri cui possono accedere anche i laici e ora anche le donne: il lettorato e l’accolitato. Chi si prepara al sacerdozio deve essere sempre più consapevole che prima di tutto è chiamato a essere discepolo. Il discepolo è innanzitutto uno che ascolta la parola di Dio, la medita la vive e la proclama. Per il discepolo al centro della sua vita c’è l’Eucarestia. È lì che attinge continuamente la vita divina. Parola di Dio e Eucarestia sono due pilastri fondamentali della vita cristiana! Essi “fondano” la comunità, per cui portano con sé la comunione.”. Il Vescovo ha poi sottolineato come essere discepoli di Gesù non possa prescindere in nessun caso dalla comunione, non è infatti possibile evangelizzare come soggetti solitari, è necessario invece – e il Papa lo ha sottolineato più volte nel Sinodo attualmente in corso – camminare insieme, ma senza aspettarsi applausi e riconoscimenti sociali, anzi – ha precisato – c’è da attendersi anche incomprensione e diffidenza, così come ci ha ricordato la Prima Lettura, tratta dal libro del profeta Amos (Am 7,10-17), nel quale il profeta vede andare a vuoto i suoi richiami e viene invitato a lasciare il suo paese perché diventato troppo scomodo per i potenti.

Così ha precisato il Vescovo: “Il profeta è innanzitutto una persona che parla a nome di Dio, per cui annuncerà con franchezza quello che Dio ha rivelato, gli ha comandato di dire, chi non corrisponde alle aspettative dei potenti è messo fuori gioco. Gesù ha subito la stessa sorte dei profeti: è accolto, esaltato dagli umili, rifiutato dai potenti e da coloro che detenevano il “potere” religioso. La sua persona e il suo messaggio sconvolgono i loro piani”. Dunque un’impresa non facile, soprattutto nel proprio paese di origine, come è successo a Gesù, verso il quale – il figlio del falegname! –  i suoi compaesani avevano diffidenza. “Anche noi fatichiamo oggi a saper cogliere e accogliere le grandi cose che Dio continua a operare anche attraverso persone umili, semplici, rare! Gesù è presente nella Chiesa e nella storia e continua a operare! Lo Spirito Santo ci doni occhi per vedere le grandi cose che Dio produce anche in noi e farci cantare con Maria il nostro Magnificat”.

Il Vescovo ha concluso rivolgendosi a Paolo, esortandolo a mantenere un cuore semplice nel suo ministero e a non allontanarsi mai da quello che deve essere centro e fonte della sua vita sacerdotale: l’Eucarestia. “Preghiamo dunque per Paolo, perché Dio porti a compimento con lui l’opera che ha iniziato”.

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