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Sud. È tempo di cambiare passo

«Guai se il Mezzogiorno non sentisse anche da solo l’esigenza di cambiare passo. Un salto è necessario». Il cardinale Zuppi scuote politica e Chiesa sulla questione Sud. La “prospettiva” Mediterraneo e l’occasione Recovery Plan.

Il sasso nello stagno l’ha lanciato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e neo presidente della Conferenza Episcopale Italiana, con l’intervista rilasciata lo scorso 26 giugno ad Angelo Scelzo per il quotidiano Il Mattino. Concetti forti quelli espressi dal prelato e che hanno aperto un dibattito che ancora prosegue: «Non si può chiedere unità al Paese se lasceremo che il Sud continui a svuotarsi diventando terra d’emigrazione», «Addio al passato, la Questione meridionale è diventata mediterranea: ecco la sfida»; «Il Recovery plan, questa sorta di “piano Marshall” del terzo millennio viene a coincidere con un cambio di scena: un Mediterraneo che ritorna protagonista, come Mare Nostrum, e concorre sempre più alla nascita di un nuovo ordine internazionale, nel quale il Sud d’Italia diventa l’asse centrale di cambiamenti epocali». Questo richiede un nuovo protagonismo della Chiesa che condanni e superi «le logiche assistenzialiste, non siamo una ong». «Se non è forza morale, se non è maestra di etica e di legalità, e se, infine, il tirare a campare sarà il ritmo stanco delle sue azioni, allora la strada è segnata. Ma non sarà così».

Il sasso del cardinale Zuppi parte da lontano. Tanti i documenti-denuncia della Chiesa, a partire dalla storica Lettera collettiva dei vescovi del Mezzogiorno del 25 gennaio 1948 sino al documento Per amore del mio popolo non tacerò dei vescovi della Campania, passando a Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, diffuso dalla Cei nel 2010, a vent’anni dalla pubblicazione di Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno del 1989. Pagine di discernimento comunitario (che hanno avuto nel convegno di Napoli del febbraio 2009 su Chiesa nel Sud, Chiese del Sud un decisivo punto di svolta), che hanno riproposto nel tempo l’attenzione sul Mezzogiorno, nella diversificazione delle sue aree e dei suoi problemi, ma anche nella sua caratteristica unitaria, inquadrando sempre la questione nell’ottica della vita dell’intero Paese, con lo stile profondo che si addice ad una ricerca senza “ricette pronte”, ma che sa di poter contare su alcune salde certezze che derivano dalla fede, dalla testimonianza operosa della comunità ecclesiale, dalla passione per il bene comune espressa nell’impegno di tanti credenti.

Del resto anche i mali del Paese intero e non solo del Sud vengono da lontano. Dalla piaga della criminalità alle emergenze ancora presenti della povertà e della disoccupazione, dalla persistenza dell’emigrazione dal Sud alla situazione economica segnata da uno sviluppo bloccato. Per cambiare questo scenario desolante, la proposta del cardinale Zuppi è una cifra unitaria di impegno, che continui ad essere la cifra della solidarietà (che è tutt’altro che assistenzialismo), quella solidarietà vera, capace di spezzare i legami mafia-politica e corruzione-povertà, di operare per vincere la disoccupazione e per costruire un federalismo a misura delle nostre molteplici realtà nazionali e delle loro caratteristiche.

Quello che ci dice il presidente dei vescovi italiani è che la solidarietà, quella vera, per crescere, per consolidarsi, ha bisogno oggi di uno scatto, di un soprassalto di impegno, di un protagonismo da parte degli uomini e delle donne del Sud: «Non possiamo vivere lasciandoci consumare dalle sconfitte e dalle amarezze. E guai se il Mezzogiorno non sentisse anche da solo l’esigenza di cambiare passo. Un salto è necessario e dà conforto il fatto che le energie, le intelligenze, la forza che sta dietro a ogni cambiamento non si sono piegate neppure di fronte agli assalti della malavita e delle consorterie del male che hanno avvelenato la vita delle popolazioni del Sud. Ma non basta e non è più tempo di guardarsi solo alle spalle e impegnarsi per obiettivi di corto respiro. Il “qui e ora” del Mezzogiorno ci indica la strada della visione oltre che del coraggio». È questo appello che l’Azione cattolica intende raccogliere e fare suo: aiutare il Sud d’Italia – per quello che è il ruolo di un’associazione di laici cattolici impegnati – a trovare la strada che lo porti ad essere crocevia di futuro per l’Europa e il Mediterraneo tutto, come è stato per molti secoli passati.

di Antonio Martino

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